La campagna Fnsi “No tagli no bavagli” fa tappa oggi a Trieste

Passa anche dal Friuli Venezia Giulia la campagna “No tagli no bavagli”, lanciata dalla Fnsi dopo il 28.o Congresso della stampa italiana. La campagna nazionale, partita da Perugia, fa tappa a Trieste oggi martedì 2 aprile alle 15.30, al Circolo della Stampa di Corso Italia 13, con la partecipazione del segretario Lorusso e dei vertici regionali del sindacato unitario dei giornalisti, in concomitanza con l’assemblea annuale dell’Assostampa Fvg, che della Fnsi è l’articolazione regionale. Bloccare i tagli alle provvidenze per l’editoria in attesa della presentazione della proposta di riforma del settore dell’informazione e calendarizzare la discussione dei disegni di legge per contrastare le querele temerarie: sono le richieste avanzate al governo e ai presidenti di Camera e Senato dalla Fnsi. La campagna segna l’avvio di una mobilitazione che toccherà tutte le principali città italiane, con l’obiettivo di difendere la libertà di stampa e il pluralismo dell’informazione come fondamentali presidi di democrazia. «Al di là degli annunci e degli slogan, registriamo da parte del governo atti che vanno nella direzione opposta a quella dichiarata, ovvero colpire sempre di più l’informazione anche attraverso i tagli alle diverse forme di sostegno all’editoria», dicono il segretario generale Lorusso e il presidente Giulietti.

«Manca inoltre – aggiungono – la volontà di affrontare e di prendere in considerazione seriamente la questione dei bavagli messi all’informazione sia attraverso le querele temerarie che con le minacce ai cronisti. Non c’è un solo atto firmato, ad oggi, che sia andato nella direzione di rafforzare il lavoro di chi fa informazione e di tutelare il ruolo dell’informazione. Il Consiglio d’Europa ha giudicato l’Italia come un Paese a rischio per i troppi giornalisti sotto scorta, per le troppe querele temerarie volte a imbavagliarli e ora si tolgono anche i fondi per l’editoria. Questa della Fnsi vuol essere una grande campagna nazionale per bloccare questi tagli, che porteranno alla perdita di posti di lavoro e alla chiusura voci della diversità e della differenza, perché ogni taglio diventa un bavaglio, non ai giornalisti, ma ai cittadini che non potranno più scegliere».