Caso Wartsila: Trieste a rischio diventare una ‘no se pol city’ o un Luna park per turismo di élite. I lavoratori intanto presidiano gli impianti e Fincantieri si irrita con i finlandesi

Mentre si cerca di capire come bloccare l’azione della proprietà finlandese della Wartsila, i lavoratori sono in presidio permanente. Scopo è principalmente quello di  impedire l’uscita di macchinari che potrebbero preludere all’annunciato smantellamento degli impianti.  La decisione è stata  adottata dall’assemblea dei lavoratori all’indomani della comunicazione del trasferimento della produzione di motori in Finlandia. I licenziamenti come è noto riguarderebbero 450 dipendenti, la metà degli addetti dello stabilimento triestino, senza considerare l’indotto, che i sindacati stimano occupare oltre  300 addetti. Ovviamente i lavoratori sono pronti, in caso di azioni di forza  da parte dell’azienda ad agire con uno sciopero spontaneo immediato, del resto dopo la ciovulsa giornata dii ieri  i lavoratori sanno benissimo  di avere tutte le ragioni tanto che perfino  Confindustria si è detta sconcertata dal comportamento della multinazionale che aveva negato a tutti fosse in procinto di avviare azioni unilaterali non concertate. Intanto viene confermato che la Wartsila ha ricevuto 28 milioni di euro dalla regione n tempi diversi e ne ha chiesti altri 30 per progetti legati al PNRR. Il dubbio è che oggi si voglia legare quel nuovo finanziamento alla vertenza. In realtà si spera che l’azienda abbia fatto male i conti, se non altro perchè uno dei loro principali committenti è Fincantieri la cui dirigenza, pur non commentando direttamente nei particolari  la vicenda, si è detta “fortemente irritata” per il comportamento di Wartsila. Una irritazione di cui sarebbe portatore l’amministratore delegato Pierroberto Folgiero, ieri in visita istituzionale a Trieste e Monfalcone e che avrebbe ricevuto varie chiamate anche a livello di governo. Del resto Wartsila non è l’unico possibile fornitore possibile per Fincantieri, Ovviamente il rischio di perdere Fincantieri come cliente è un ulteriore elemento di pressione su Wartsila anche se è difficile pensare che una multinazionale di quel livello non l’abbia messo in conto, forte di contratti di fornitura forse già firmati.

Cgil Cisl e Uil 

Intanto dal canto loro i sindacati intendono lanciare una mobilitazione dell’intero capoluogo giuliano contro la prospettiva di una ulteriore de-industrializzazione di Trieste. Da questo punto di vista c’è da segnalare che il presidente della giunta regionale Massimiliano Fedriga ha convocato per lunedì 18 luglio, alle ore 12.30 a Trieste nel Palazzo della presidenza della regione le organizzazioni sindacali di settore e le Rsu per discutere dell’annunciato piano di ridimensionamento dello stabilimento di San Dorligo della Vall da parte di Wartsila.

Il Partito Democratico

I Dem per bocca del consigliere regionale Francesco Russo, a seguito della vicenda Wartsila, ha rilanciato l’idea e la necessità di indire “stati generali” per Trieste.  “Dopo la notizia shock della sostanziale chiusura dello stabilimento Wärtsilä, ha detto Russo, ci aspettiamo ora di capire se il sindaco Dipiazza vorrà finalmente chiamare a raccolta tutte le realtà cittadine per una risposta unitaria e capace di difendere i lavoratori e lo sviluppo del territorio. Spero che adesso si capisca meglio il senso dell’invito che gli ho rivolto qualche giorno fa, e che ribadisco oggi con ancora maggiore convinzione, a promuovere gli Stati Generali per Trieste 2040”. “In un periodo di oggettiva crisi, che rischia di veder tornare Trieste una ‘no se pol city’, è infatti necessario che chi governa la città – auspica l’esponente dem – chiami intorno a un tavolo Maggioranza e Opposizione, enti scientifici, economici e culturali, categorie e parti sociali, per rilanciare insieme a Regione e Governo una visione di futuro che non sia solo un moltiplicarsi di propaganda, ma che si renda capace di attrarre investimenti e imprese”. “La fuga della Wärtsilä è gravissima, infatti, non solo per l’evidente presa in giro da parte finlandese di tutta la politica locale e nazionale, ma anche perché – continua Russo – rischia di segnare il definitivo venire meno del tessuto industriale triestino. Trieste era già sotto il 10% di presenza industriale e in poco più di un mese ha visto aprirsi tre crisi (Flex, Principe e Wärtsilä) che coinvolgono almeno mille famiglie il cui futuro diventa a rischio”. “Abbiamo capito che non è più tempo di momenti magici – conclude la nota del Partito democratico – e abbiamo tutti quanti la responsabilità di un impegno condiviso. Quanto successo oggi a Bagnoli ce lo mette davanti senza sconti”. Francesco Russo (Pd).

La direzione regionale di Articolo 1

Anche la direzione regionale di Articolo 1 del Fvg riunitasi per discutere la vicenda Wartsila esprime tutta la solidarietà e il sostegno ai lavoratori di Trieste.  “È inaccettabile che, in nome del profitto, l’azienda voglia lasciare senza lavoro quattrocentocinquanta persone, mettendo loro e le famiglie in gravissima difficoltà. È altrettanto sconcertante che solo a marzo il Presidente Fedriga, nelle solite chiacchierate con il ministro Giorgetti, avesse dichiarato che andava tutto bene e che la multinazionale avrebbe investito sull’azienda triestina. A quanto pare raccontavano frottole. Oggi – continua la nota – non c’è tempo da perdere e tutte le istituzioni devono muoversi insieme perché sia salvaguardato il sito produttivo, il lavoro delle maestranze e Trieste continui ad avere una presenza industriale indispensabile per la sua economia. Mentre qualcuno – conclude la nota – immagina che Trieste possa trasformarsi in un luna Park per il turismo di élite, noi crediamo che la città debba avere un tessuto produttivo ricco e diversificato che consenta alla città di progredire e offrire lavoro. In questi momenti difficili sono i lavoratori, i più deboli, i giovani, le famiglie che devono essere tutelati e difesi e Articolo 1 sta dalla loro parte”.