Comunali di Udine: una poltrona per tante chiappe. Sondaggi utilizzati come viatico o clava

Comunali a Udine, sembra che il rush finale sia iniziato anche se in realtà mancano parecchi mesi e stretti nodi da sciogliere. In ogni caso le contese appaiono quanto mai aperte e non solo fra gli sfidanti a destra e sinistra, ma anche all’interno delle stesse forze politiche di area per le candidature. Peccato che poco si parli di programmi, se da Fontanini si  sa quanto è possibile aspettarsi (a nostro avviso praticamente la continuità del nulla), non è chiaro quale potrebbe essere la visione della città da parte del centrosinistra. Di certo, ad oggi, si parla solo di quali chiappe dovrebbero occupare lo scranno del primo cittadino. Il destra-centro ha sciolto la prognosi, riproponendo appunto l’uscente Pietro Fontanini come candidatura spendibile o meglio sacrificabile, utilizzando un “sondaggio” pilotato con committente Lega. Numeri consolatori per il sindaco che ricordano il “gerovital” di antica memoria (farmaco miracolo ringiovanente in voga negli anni 70 prima che arrivasse il viagra a beneficio dei celoduristi in disuso). Ma se a destra si è pensato al sondaggio come catalizzatore della candidatura unica annunciata, soprattutto per convincere lo stesso riluttante Pieri che questa volta, forse, la sconfitta possibile la sentiva nelle ossa, ecco che a sinistra non si è voluto essere da meno. Così anche se non è ben chiaro chi l’abbia commissionato, spuntano nella disfida, fra l’ex rettore Alberto Felice De Toni e l’esponente Dem Alessandro Venanzi,  numeri targati da una nota sigla di sondaggi sparati in una paginona doppia sul quotidiano di Viale Palmanova, quasi a dare l’impressione che più che registrare la cronaca politica, il giornale la voglia direttamente guidare. Chi ci legga lo sa che noi da sempre diffidiamo dei “sondaggi” come metro di misura di qualsiasi cosa, in questo caso è anche peggio. Tanto varrebbe  fotografare le chiappe dei candidati e farle valutare da una giuria sul piano estetico. Fra l’altro non è certamente un caso che il sondaggio emerga il giorno prima che  una “probabile” assemblea cittadina dei democratici si esprima nel merito e che nel pezzo di commento si attribuisca la candidatura De Toni alla scomoda paternità del renziano di ferro Ettore Rosato. Tutto questo, nonostante anche i sassi, sanno che è molto tempo che a Udine si parla dell’ex rettore come possibile candidato e ben prima che il volpone Rosato mettesse volutamente zizzania con finalità palesi. Così ecco il sondaggio che vedrebbe in vantaggio De Toni e che vorrebbe bollinare, con una sorta di timbro super partes, quello che era in qualche modo palese facendo solo un giro di telefonate fra i tanti portatori di interesse. Purtroppo si certifica ancora una volta che a sinistra e dintorni la situazione di una possibile rottura è uno spettro che aleggia sempre e comunque. Si potrebbe così concretizzare, dando una chance immeritata a Fontanini, la possibilità che alcuni scappati di casa possano proporre improbabili liste “alternative” e candidature sindaco…. senza speranza. Da parte nostra, che ci guardiamo bene da esprimere preferenze sui candidati, siamo solo ansiosi  di raccontare tutto, speriamo non attraverso ulteriore fiorire di sondaggi e ricerche, ma magari di proposte e programmi per la città. Per il resto ci basta frequentare la società civile per capir e sapere quali sono i problemi che affliggono i cittadini, senza scomodare algoritmi, statistiche e numerazioni varie. Del resto il problema non è solo locale. Il mondo dei sondaggi, tranne per alcuni virtuosi e onesti analisti, nella migliore delle ipotesi, certifica l’ovvio, ma spesso cerca di influenzare il risultato a favor di committente. Per quanto riguarda il contenuto, queste indagini, a nostro sindacabilissimo parere, immancabilmente, offrono risultati dallo scarso valore. Insomma un continuo avvicendarsi di previsioni secondo una tendenza che sembra andare di pari passo con chi ha commissionato lo studio. Insomma l’accelerazione esponenziale delle contrapposizioni elettorali, i veleni accumulati all’interno dei partiti nella fase che precede la presentazione delle liste, i venti di guerra e lo shock energetico che sta terremotando imprese ed economia familiare, hanno fatto saltare quasi tutti i punti di riferimento e quindi si tende a costruirne di farlocchi. Così le onnipresenti fake news si travestono da sondaggi. Ovviamente web, social, algoritmi e smartphone ne hanno talmente rivoluzionato la metodologia e la tempistica dal renderli sempre meno affidabili e non più precisi come qualcuno racconta, ma esattamente il contrario. Sono infatti facilmente permeabili dalle manipolazioni e soprattutto vengono sparati sulla base di campionature risibili per quantità e facilmente inquinabili attraverso i passa parola via social. Insomma già in passato i sondaggi più che una scienza erano artigianato,  oggi con la loro proliferazione non sono più radiografie dei comportamenti dei cittadini, ma sono diventati disegni preconfezionati, copie serigrafiche, magari firmate dall’autore, ma pur sempre copie da ciarlatani e per questo  dallo scarso valore. Ovviamente hanno un fiorente mercato per l’uso strumentale che ne viene fatto, ma soprattutto servono a riempire paginate di quotidiani.