Congresso regionale del Pd Fvg: concluso ieri l’ultimo rito a Staranzano (Go). Proclamata segretaria Caterina Conti e presidente il suo ex competitore Franco Lenarduzzi

Un tempo tutti i partiti determinavano linea politica e spartizione interna del potere in defatiganti congressi, oggi l’unico partito che mantiene questo nobile esercizio democratico di selezione del gruppo dirigente, bisogna ammetterlo (annotando questo come nota di merito)  è il Partito Democratico. Unica pecca di tale processo è che tutto diventa faticosamente lungo con procedure farraginose che per mesi bloccano o quantomeno rallentano le capacità operative esterne del partito tutto piegato nella proprio dibattito interno. Così oggi a Staranzano (Gorizia) si è concluso con l’ultimo rito formale il congresso Dem del Friuli Venezia Giulia che ha visto la proclamazione della nuova segretaria, Caterina Conti. Sono molti ad attendere segnali dal nuovo corso. Parliamo di una intera area che forse con l’ottimismo della speranza più che della volontà aspetta al varco (si fa per dire) i frutti di una nuova stagione che mettesse fine agli avvitamenti degli ultimi anni. Sarà così? Vedremo, per ora occorre accontentarsi del clima positivo, che ci dicono si respiri e delle parole pronunciate ieri nel corso dell’assemblea, che come tangibile segnale di distensione interna ha visto, su indicazione della segretaria, l’elezione per acclamazione del presidente dell’assemblea nella persona di Franco Lenarduzzi che nella competizione congressuale era il competitor della Conti. Aggiungiamo che è evidente che il Pd deve senza dubbio chiarire a se stesso qual è la sua funzione e la sua identità, ma in politica non può risolvere certo il problema andando dallo psicanalista, anche se alcune piroette di taluni esponenti farebbero sospettare l’esistenza di una non ammessa crisi dissociativa da quanto espresso precedentemente. Ma del resto non si può pretendere che tutto diventi una seduta collettiva di autocoscienza. Quello che ci si potrebbe aspettare è una chiarezza di idee sulle cose da fare e sulla comunicazione da avviare tornando a consumare le scarpe nella società civile e non solo nelle aule istituzionali. Tornando alla cronaca dell’assemblea è stato il presidente della Commissione regionale congressuale Salvatore Spitaleri ad aprire formalmente i lavori e lo ha fatto commemorando la figura del presidente Giorgio Napolitano cui, ha detto, “dobbiamo essere grati per l’abbattimento del nostro muro o meglio dei nostri muri, quello esterno che divideva un confine, spesso doloroso, che è diventato profumo d’Europa che fortemente vogliamo, e quello interno che, intriso di sangue, divideva ancora larga parte della comunità regionale”.

Caterina Conti

Poi è toccato alla neo eletta segretaria Caterina Conti che nonostante la giovane età può vantare un curriculum politico di rispetto: “Dobbiamo fare un’opposizione forte, dentro e fuori le istituzioni. Un’opposizione senza sconti in Consiglio regionale ma soprattutto un’opposizione senza sconti in tutta la regione, tenendo conto delle prospettive economiche e occupazionali dei cittadini. Le contraddizioni e le inadempienze del centrodestra sono evidenti, e noi dobbiamo farle emergere. Dobbiamo costruire da subito le condizioni per ragionare insieme anche delle sfide amministrative del 2024, per l’elezione di quei 112 nuovi sindaci, prepararci alla battaglia delle Elezioni europee nella consapevolezza che tra Progressisti e Conservatori si gioca la sopravvivenza dell’idea di Europa, e infine metterci nella prospettiva delle elezioni comunali a Pordenone e Trieste”. A Staranzano ad ascoltare la neo segretaria erano in molti a cominciare dai parlamentari Debora Serracchiani e Tatjana Rojc passando per il capogruppo consiliare Diego Moretti con una folta delegazione di consiglieri regionali tra cui Russo, Cosolini, Pozzo, Celotti, i segretari provinciali neoeletti Maria Luisa Paglia, Fausto Tomasello, Sara Vito, Luca Braidotti. Tra gli ospiti “esterni” i consiglieri regionali Furio Honsell (Open Fvg), Rosaria Capozzi (M5S), Serena Pellegrino (AVS), mentre messaggi sono giunti da Massimo Moretuzzo (Patto per l’Autonomia) e da vertici sindacali regionali. Come accennato in apertura su indicazione della segretaria, è seguita l’elezione per acclamazione del presidente dell’assemblea Franco Lenarduzzi, il quale ha rivolto un saluto all’assemblea. “Questa è la mia comunità di valori – ha ricordato – seppur nella diversità di provenienza, è la comunità che ho provato a costruire e che ha guidato molte scelte della mia vita”. Rivendicando, nel suo ruolo di amministratore, “di essere stato uno dei sindaci, tra i pochi, forse il più determinato a prendere posizioni politiche contro la destra”, Lenarduzzi ha precisato che “non ci sono componenti, mozioni, o persone che hanno perso il congresso”, sottolineando che “al Pd compete tracciare una linea nuova che sappia dare un nuovo orizzonte alla politica di questa regione”. Ribadendo la convinzione che “sapremo lavorare insieme”, il neo presidente ha sostenuto “la serenità di un percorso che deve essere a vantaggio del Pd, senza mai calare la soglia degli obiettivi”. Come vuole la prassi di quello che resta comunque un rito Caterina Conti, ha iniziato con i ringraziamenti, in primo luogo allo stesso Lenarduzzi “per il congresso che abbiamo fatto insieme e per il lavoro costruttivo che faremo nel prossimo lungo periodo”, alla Commissione congressuale e ai segretari precedenti. “Sta a noi rappresentare l’alternativa alla destra – ha poi detto la nuova segretaria – ed essere portatori di una proposta elettoralmente credibile perché prospetta un miglioramento che riguarda la vita delle persone e delle comunità.

Franco Lenarduzzi

Così si può declinare nei fatti il valore della lotta per una società equa e giusta”, spiegando che “il lavoro deve essere la nostra preoccupazione costante” e che “vogliamo essere vicini al nostro elettorato classico e anche riallacciare il dialogo con il lavoro autonomo e le tante forme di nuovo precariato e lavori atipici che interessano in particolare i giovani”. Toccati poi i temi della salute “a forte rischio privatizzazione”, della denatalità e dell’immigrazione, Conti ha posto “il grande tema della manifattura, degli insediamenti industriali del Pordenonese, del Friuli e dell’area triestina” denunciando che “manca totalmente una strategia di sviluppo regionale e una seria interlocuzione con Roma sugli insediamenti strategici”, citando l’elettrodomestico, l’automotive, l’indotto di Wartsilä” e soffermandosi sull’“l’industria friulana che resiste ma rallenta”. Dal ricordo della tragedia del Vajont e delle disastrose grandinate recenti, Conti ha tratto spunto per evocare una “nuova cultura diffusa della sostenibilità” approfondendo il tema ambientale, “centrale nella nostra azione politica, ma in modo non ideologico, tenendo ferme le questioni dello sviluppo del territorio e guardando alle prospettive di crescita economica della regione”. Accusa diretta poi alla Giunta Fedriga di aver “messo in competizione i territori favorendo alcuni Comuni a discapito di altri”, Conti ha indicato la necessità di “perseguire una strategia di lungo termine che favorisca lo sviluppo dell’intero territorio regionale”. Esplicito il riferimento all’appuntamento GO!2025 che “rischia di essere una delle tante kermesse che non lascia niente sul territorio”, con l’Isontino “per il resto dimenticato dall’amministrazione regionale”. Di qui la proposta di lavoro al Pd regionale che “ha il compito di proporre un’idea di sviluppo armonico del FVG, che è composto da identità diverse, storicamente e culturalmente ma che solo insieme possono giocare il proprio ruolo nazionale ed internazionale, esercitando l’autonomia regionale”. “Dobbiamo dare una risposta – ha scandito – anche agli interrogativi che vengono posti dal Friuli, confidando in primo luogo nelle forze e nell’orgoglio del Friuli stesso, senza cui non saremo mai ‘sistema regione’. Senza dialogo e sinergia territoriale continueremo nella pratica del policentrismo, che oggi garantisce pochi e indebolisce tutti gli altri”. Nella parte dedicata al partito Conti ha annunciato che “la Segreteria regionale lavorerà in stretto raccordo con le Federazioni provinciali, spesso grandi e oberate di lavoro” e ha chiesto di “rafforzare il ruolo dei circoli”, per costruire “un partito strutturato, inclusivo, che ha nelle sue fonti fondative la bellezza del pluralismo”. “Un partito non di una piccola élite ma di popolo”, – ha concluso fra gli applausi. In sostanza, finite le confessioni e la messa cantata, da domani il Partito Democratico dovrà riprendere a lavorare sperando per davvero che non vi siano impropri trascinamenti post congressuali, rivincite o sfide in luoghi e tempi impropri, perché le chance di riprendere in mano una partita progressista in questa epoca di neo-oscurantismo esistono, ma potrebbero schiantarsi definitivamente.
Fabio Folisi