Cooperazione e lavoro frontaliero, da Rabuiese l’appello dei sindacati
«Troppe disparità per i lavoratori che varcano il confine»: Cgil-Cisl-Uil e le sigle slovene chiedono cooperazione e più tutele su previdenza e fisco. “Dal Primo maggio anche un messaggio di pace”. L’appello per il cessate il fuoco e per «un vero negoziato che garantisca una pace duratura in tutta l’Europa», sarà lo stesso che lanceranno Cgil, Cisl e Uil dalle piazze del Primo Maggio, ma anche a rafforzare la cooperazione tra Italia e Slovenia. Sia per dare impulso allo sviluppo dell’intera area, al di qua e al di là del confine, sia per costruire nuovi accordi bilaterali in materia fiscale che consentano di riconoscere la specificità del lavoro frontaliero e di rafforzarne le tutele. E quanto chiedono i vertici del Csir Friuli Venezia Giulia-Slovenia, anche a nome di Cgil, Cisl e Uil e dei sindacati della vicina Repubblica, Zsss e Ks’ 90. Una richiesta che la presidenza del Csir, con Roberto Treu e Peter Majcen, ha affidato anche ai sindaci di Capodistria e di Trieste, Aleš Bržan e Roberto Dipiazza, invitati stamane (ma Dipiazza non è intervenuto, nonostante avesse annunciato la sua presenza) al valico di Rabuiese per il tradizionale scambio di saluti tra le organizzazioni sindacali in vista del Primo Maggio. «Da queste terre, teatro per molti anni di esperienze dolorose conseguenti alla seconda guerra mondiale, lanciamo un appello – si legge nel documento presentato oggi a Rabuiese – affinché si rafforzi ancora il percorso di cooperazione, collaborazione e integrazione economica e sociale costruita faticosamente, giorno per giorno. I rapporti di collaborazione tra i comuni di frontiera, che hanno già colto l’importante risultato dell’assegnazione a Gorizia e Nova Gorica del titolo di capitale europea della cultura 2025, vanno perseguiti anche nell’area giuliana, sulla base dei consolidati rapporti, dando un nuovo impulso allo sviluppo economico, sociale e ambientale». Non casuale il riferimento all’ambiente e allo sviluppo sostenibile. Csir e sindacati transfrontalieri, infatti, «pur tenendo conto della necessità di una diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico, ritengono non compatibili con le condizioni logistiche, portuali e ambientali un eventuale insediamento di impianti di rigassificazione nel golfo di Capodistria e di Trieste». Ma in cima alla lista delle priorità del Csir resta il tema del lavoro transfrontaliero. «Il Csir Fvg-Slo – si legge ancora nel documento – ribadisce la necessità di superare gli ostacoli e le disparità alla libera circolazione dei lavoratori e della garanzia della parità di diritti per i transfrontalieri». Tra le criticità su questo versante anche quelle legate all’introduzione dell’assegno unico e universale. Una misura, questa, che «richiedendo la residenza in Italia come condizione per l’erogazione, comporta una forte penalizzazione per i frontalieri, che hanno perso gli assegni familiari e sono esclusi dai benefici economici e fiscali della nuova normativa». Da qui la richiesta di «integrare gli accordi bilaterali in materia fiscale tra l’Italia e, rispettivamente, la Slovenia e la Croazia, al pari di quanto già fatto con la Svizzera, per riconoscere la specificità del lavoro frontaliero e risolverne tutti gli aspetti controversi, anche nell’ottica anche di favorire il lavoro regolare», e di intervenire sui «gravissimi e ormai insostenibili ritardi e silenzi dell’Inps nella gestione delle pratiche pensionistiche che riguardano chi ha maturato diritti previdenziali in Italia e risiede nei paesi limitrofi, situazione ormai intollerabile e che va risolta quanto prima».