Crisi prosciuttifici Principe e King’s 260 lavoratori a rischio. Affonda il salvataggio del fondo d’investimento Quattro R che sembrava cosa fatta

Torna in bilico il destino dei 260 dipendenti in Friuli Venezia Giulia di Principe e King’s. Motivo del nuovo ripiombare nell’incubo per i lavoratori il fatto che il fondo Quattro R, che si era impegnato al rilancio dell’azienda e che aveva indotto a depositare il 28 maggio scorso al Tribunale di Trieste la domanda di ammissione alla procedura di ristrutturazione del debito, ha informato l’azienda di non voler proseguire con l’investimento. Lo ha fatto secondo quanto si è saputo nella serata di venerdì scorso 27 settembre, giorno non casuale dato che scadeva a mezzanotte il termine per la presentazione del piano industriale per risanare e rilanciare il gruppo. “Nonostante l’impegno profuso da QuattroR, si egge in una laconica nota de fondo d’investimento, per la definizione di un piano volto alla ristrutturazione del debito e al rilancio industriale della Società e del relativo gruppo, non si sono realizzate le condizioni necessarie per l’investimento”.
La notizia della nota è stata diffusa dalla proprietà, il gruppo Kipre che controlla i due stabilimenti di San Daniele e quello di Trieste. ”Il Fondo che avrebbe dovuto investire nella Kipre Holding S.p.A. e le sue controllate Principe di San Daniele Spa, King’s Spa e Sia.Mo.Ci. Srl si legge in sostanza in un comunicato della proprietà, si disimpegna dall’investimento annunciato. L’investimento del fondo sarebbe stato utilizzato per il risanamento della situazione di crisi. Le società del Gruppo si riservano di valutare eventuali ipotesi alternative concretamente attuabili a stretto giro nell’interesse di tutti gli stakeholders coinvolti”. A questo punto, dovrà essere l’azienda a valutare, in tempi rapidi, se ci sono altre possibilità, una alternativa nel senso di una nuova realtà disposta a investire nel risanamento dei conti. Il rifiuto del Fondo a partecipare all’iniziativa non implica automaticamente un intervento del Tribunale, dunque, in caso non si trovasse un nuovo investitore, le iniziative potranno essere avviate dall’azienda oppure dai creditori; entrambe le parti potrebbero dichiarare o chiedere il fallimento dell’azienda. Nell’uno o nell’altro caso, sarà necessario un passaggio attraverso il Tribunale. Quello che appare grave è che fino ad oggi non erano state battute altre strade concrete perchè l’accordo con il fondo sembrava cosa fatta. Tra le ipotesi su tavolo c’è anche quella orribile del fallimento che si fa più concreta perchè più passa il tempo più le soluzioni sono difficili. Un brutto colpo per lavoratori e sindacati . “Sapevamo che la trattativa era molto avanzante, e che era già stato predisposto un piano industriale – dice Fabrizio Morocutti della Cgil alla Rai. “In questo momento c’è urgente bisogno di liquidità, per gli stipendi – di solito l’azienda paga il 10 del mese -, ma anche per evitare lo stop dei tre stabilimenti in regione”. La Cgil ha chiesto un incontro urgente con la proprietà e fisserà nei prossimi giorni le assemblee con i lavoratori.