Cura rispettosa di parto e maternità, progetto internazionale guidato dall’ateneo friulano

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Promuovere una cura rispettosa della maternità e del parto grazie a un programma di formazione innovativo rivolto agli operatori sanitari, in particolare ginecologi, ostetriche e ostetrici. È uno degli obiettivi principali del progetto di ricerca internazionale sulla violenza ostetrica, coordinato dall’Università di Udine, che sarà presentato martedì 23 gennaio, alle 10, nella sala Pasolini del Palazzo di Toppo Wassermann (via Gemona 92). Il progetto indagherà, più in generale, sul trattamento fisico e verbale non rispettoso subito dalle partorienti nei servizi di assistenza alla nascita di tutto il mondo. La ricerca durerà quattro anni ed è finanziata con quasi 600 mila euro dall’Unione europea. L’Ateneo friulano, con il Dipartimento di Studi umanistici e del patrimonio culturale, guida un partenariato di 19 istituzioni di 9 paesi e un team di 39 esperte ed esperti. Il progetto è intitolato “Obstetric Violence (IPOV): an innovative tool for a respectful maternity and childbirth care” (http://ipov.respectfulcare.eu/). Patrizia Quattrocchi, docente di antropologia medica all’Università di Udine, è la responsabile scientifica.

 

Simulazioni con approccio di genere – È prevista, in particolare, la realizzazione di percorsi di formazione innovativi basati su strategie non convenzionali, come il teatro, l’auto-etnografia e l’arte. Sarà attivato un percorso inedito nel panorama italiano, le simulazioni non tecniche con approccio di genere. Cioè i partecipanti non si confronteranno con manichini e simulatori che riproducono parti di corpo di donne oggetto di manipolazione, ma con soggetti vivi. Attrici e attori porteranno in scena biografie reali, precedentemente raccolte e analizzate dalle esperte di ricerca qualitativa del team. Una metodologia partecipativa e critica, in cui sarà possibile non solo costruire un approccio più orizzontale tra donne e professionisti alla salute, ma anche decostruire una serie di stereotipi e pregiudizi di genere, di status, etnici, di età, presenti nella pratica clinica e di cui spesso non c’è consapevolezza. Sarà inoltre messo a disposizione online un percorso di formazione a distanza, rivolto sia ai professionisti della salute sia ai referenti istituzionali che possono innovare nei loro contesti.

 

Il progetto – Il progetto intende realizzare una piattaforma digitale per connettere ricerca, formazione innovativa dei professionisti della salute – basata su prospettiva di genere e diritti umani – e politiche pubbliche attente alla prospettiva delle donne e della società civile. L’Ateneo udinese lavorerà alla progettazione e all’implementazione della piattaforma digitale, alla sistematizzazione di buone pratiche, alla formazione dei professionisti della salute e al coinvolgimento delle donne e delle famiglie. con un gruppo di ricerca interdisciplinare.

 

La violenza ostetrica – L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ritiene che molte donne – in tutti i Paesi, ad alto, medio e basso reddito – subiscano trattamenti abusivi e non rispettosi durante l’assistenza alla nascita: dalla mancanza di consenso informato all’abuso di manovre, induzioni ed esplorazioni vaginali. Tuttavia non c’è un accordo internazionale su come misurare la violenza ostetrica nei diversi Paesi e i dati sono difficilmente comparabili.

 

Il team dell’Ateneo friulano – Oltre a Patrizia Quattrocchi fanno parte del gruppo di ricerca udinese, Valeria Filì e Anna Zilli del Dipartimento di Scienze giuridiche e Antonina Dattolo del Dipartimento di Scienze matematiche, informatiche e fisiche.

 

Gli interventi inaugurali – Porteranno i saluti il rettore Roberto Pinton e il delegato dell’Ateneo per la ricerca Alessandro Trovarelli; per il Dipartimento di Studi umanistici e del patrimonio culturale, la direttrice Linda Borean e la delegata per la ricerca Emanuela Colombi; la presidente del Comitato unico di garanzia, Laura Casella; la direttrice della Clinica ostetrica e ginecologica dell’Azienda ospedaliera universitaria Friuli centrale e della Scuola di specializzazione in ginecologia e ostetricia, Lorenza Driul; la presidente dell’Ordine della professione di ostetrica interprovinciale di Udine e Pordenone, Patrizia Milia.

Seguirà l’illustrazione della ricerca da parte della responsabile scientifica, Patrizia Quattrocchi. Le varie fasi progettuali saranno illustrate da Maria Hidalgo Rudilla (En positivo comunicación y diseño social para ongs, Spagna), Patrizia Quattrocchi, Serena Brigidi (Universitat Rovira i Virgili, Spagna), Virginie Rozée (Institut national d’études démographiques, Francia).

«Il progetto è estremamente rilevante – spiega la professoressa Quattrocchi – perché non solo saranno messi a disposizione dati e materiali inediti, o già esistenti, ma produrremo nuovi strumenti e indicatori per poter quantificare e monitorare il fenomeno. Due enti di eccellenza – il WHO Collaborating Centre for Maternal and Child Health, con sede all’Istituto materno infantile Burlo Garofolo di Trieste, e l’Institut national d’études démographiques di Parigi – si occuperanno di validare questi strumenti che saranno poi portati all’attenzione internazionale della Consensus Conference che si terrà a Parigi nel 2027, in cui saranno presenti i principali stakholders.

«Sarà poi implementata – sottolinea Quattrocchi – un Rete permanente di esperti che attraverso la Piattaforma sarà a disposizione dei decisori politici interessati a pianificare interventi in materia, per esempio la raccolta sistematica di dati, sia a livello locale, sia internazionale. Infine, speriamo che le metodologie formative che implementeremo con progetti pilota negli ospedali partner possano essere accolte e sperimentate anche in Friuli Venezia Giulia e nel nostro Paese».