Dal ciclone draghi una prospettiva politica duratura? Non solo destra e sinistra

Non so quali reali probabilità abbia Draghi nel successo di costituzione e permanenza di un prossimo governo della Repubblica italiana. Tuttavia c’è da domandarsi se quanto sta succedendo sia solo uno sforzo straordinario in un momento di emergenza o se siamo in presenza dell’avvio di un vero e proprio percorso e processo politico.
La dialettica politica nell’ormai declinante stato italiano sembra continuare a consumarsi nel dichiarato confronto destra sinistra, con una limitata ritrosia del M5S ad esserne considerato parte. A mio parere la scomparsa sostanziale dei marchi che in passato occupavano tale topologia politica non autorizza a dichiarare il superamento definitivo della questione sociale. La coniugazione di valori come uguaglianza giustizia e libertà continuano ad essere profondamente diverse, tuttavia mi pare emergano nuove possibili categorizzazioni politiche in grado di classificare meglio le “idealità” politiche che concorrono a gestire i governi delle istituzioni.
Il discorso vale per l’Italia ma non solo. Si tratta di prendere come riferimento tre asset fondamentali nel concepire la costruzione di rapporti sociali e istituzionali: quello economico che vede la crescita come valore determinante, quello identitario che vede nello stato nazione lo spazio comunitario assoluto, e quello della natura terrestre come produttore di servizi eco sistemici ineludibili per la vita umana.
Ne nascono così tre diverse categorie politiche che chiamerei liberale, sovranista e di “ecologia integrale”, in quest’ultimo caso prendendo a prestito provvisoriamente la definizione usata da Papa Francesco. Si tratta di tre posizioni che mettono in evidenza tre priorità che emergono sopra ogni altro impulso politico. Nel primo caso, quello liberale, l’orizzonte è costituito dalla “scienza economica” nella sua necessità di attivare una crescita infinita. Nel secondo, quello sovranista, la direttrice è rappresentata dal perseguimento di un “interesse nazionale” che sovrasta ogni altro condizionamento. Nel terzo, quello della ecologia integrale, comanda la percezione di un “limite” nello sfruttamento della terra, della natura e dell’uomo.
All’interno di ognuna di queste categorie politiche agiscono anche le classiche differenziazioni tra destra e sinistra nel modo di interpretare libertà, uguaglianza e giustizia.

Lo spazio “liberale”
In connessione all’attuale particolare momento attraversato dalla democrazia in Italia mi pare utile soffermarmi su una potenziale definizione dello spazio “liberale” poiché è proprio qui che sembra giocarsi una partita forse destinata a non essere effimera.
Il sistema politico “liberale” italiano ha attualmente, a mio parere , tre principali espressioni:
il Partito Democratico che, dopo la sbornia neo liberista del quarto di secolo passato, interpreta una visione tendenzialmente social democratica che interloquisce con una galassia centrista ed economicista che si ispira a valori essenzialmente patrimonio di un liberalismo democratico (Calenda, Renzi, Bonino, etc.);
Forza Italia, peraltro sempre più frammentata a causa dell’età del padrone, che rappresenta il perno di una ulteriore galassia centrista conservatrice (daToti a Carfagna, etc.)) e in molte parti d’Italia assume connotati fortemente clientelari di tradizione meridionalista. Sembra peraltro scomparsa la componente ex socialista, modernista e in qualche modo anche libertaria e garante di rispetto verso diritti civili;
malgrado la sbandata “sovranista” con l’affermarsi e la gestione spregiudicata di obiettivi di pura propaganda (contro l’immigrazione, le tendenze fobocratiche, l’Europa matrigna, etc,) ritengo vada nel medio termine inserita in questo filone anche l’ex Lega Nord (oggi Lega Salvini, denominazione sempre più limitante) nella sua capacità di rappresentanza sociale di settori produttivi poco stabili come la gran parte delle partite IVA e le forme societarie meno capitalizzate. Tale connotazione sociale impone di esprimere conflittualità contro il sistema fiscale e in generale verso i limiti posti da una non efficiente amministrazione pubblica. Le pulsioni sovraniste ed anti europee man mano tendono ad affievolirsi, i consensi orientati in questa direzione si spostano verso FdI e la Lega diventa sempre più una forza sociale liberista anti statalista. Probabilmente il tentativo di riferirsi ai Partiti Popolari d’Europa sancirà questa prospettiva.
Probabilmente molti elettori del PD negheranno questa mia collocazione del loro partito nell’area liberale, magari negando al proprio interno qualsiasi legame con il neo liberismo, ma non molto è cambiato dai tempi del grande tentativo di Renzi di modernizzare il sistema politico italiano adeguandolo verso una competitività centrata sulla crescita e internazionalizzazione delle imprese.
Né molto lontane dallo scenario liberale appaiono le dichiarazioni in riferimento alla incipiente azione della “Next GeneratioEU” il cui traguardo è il rilancio della competitività dell’Italia, a partire dagli spazi aperti da un adeguato uso del digitale e da un “green new deal”. Nulla di esecrabile in questa scelta, in particolare se venissero seguiti i consigli della new socialdemocrazia Keynesiana, sulle sponde di Piketty e Stiglitz, magari geo localizzati da Zamagni, ma l’importante è che siamo di fronte ad una prospettiva politica la cui direzione prevalente è chiara.
Non ho citato il M5S poiché le sue collocazioni plurime iniziali ed il suo consenso si stanno frantumando ed oggi si trova di fronte alla inevitabile scelta di tentare di guidare un fronte ecologista, scegliendo tra ispirazione integrale o liberale. In nome dell’ambiente, che Dio ce la mandi buona!

Lo sbocco attuale della situazione italiana
La più bella Costituzione del mondo non si butta via, ma purtroppo oggi ci si confronta con la fine di quella Repubblica italiana nata fortunosamente dalle macerie della II guerra mondiale e oggi ormai puro riferimento di letteratura da tenere con cura in biblioteca. Era quello della Costituzione un eccezionale punto di incontro tra una concezione matura di una democrazia liberale e lo sbocco civile della storia della lotta di classe. Ma ormai sono passati 75 anni e una alta idealità non basta per far funzionare una democrazia.
Nel complesso della situazione italiana, si pone il problema se, malgrado le abissali contrapposizioni attuali, possa venire il momento di pensare coalizioni di governo che fanno riferimento ad una idealità, nel caso del liberalismo quindi cercando mediazioni tra logiche divaricanti su aspetti sociali. Tutto sommato è quanto sta succedendo in Germania e nella Unione Europea. Certo oggi una coalizione tra PD, Forza Italia e Lega appare fantasiosa ma più perché la politica si è radicalizzata sui simboli personali (e sulla gestione delle psicologie di massa) che sulla coerenza di contenuti programmatici.
Oggi sono un po’ fuori moda, ma le teorie del caos identificano dei momenti particolari in cui si palesano improvvisi “attrattori strani” che sembrano ridare un ordine (provvisorio) al sistema. Può darsi che qualcosa di simile stia capitando al sistema politico italiano nella attuale contingenza che vede l’avvento salvifico della figura di Draghi. Il sistema dei partiti oggi fantasiosamente divisi dalla legge elettorale tra un centro destra e un centro sinistra potrebbe decomporsi e ridefinirsi in nuove aggregazioni e conseguenti leadership su basi ancora non identificabili. Credo sia quanto spera il “folle” Renzi alla ricerca di un domani da protagonista non solo sui mezzi di comunicazione. Che poi tutto questo possa rispondere ad una logica quale quella delle categorie politiche che a me sembra di intravvedere, non c’è alcuna garanzia.
Tra l’altro la storia politica passata, ma anche quella istituzionale legata al rapporto tra centralismo ed autonomie, giocano pesantemente contro una capacità tattica di trovare uno spazio comune di intesa tra forze che appartengono allo stesso filone interpretativo della società odierna.
Personalmente non ritengo che la “pace liberale” possa rappresentare un reale futuro positivo a lungo termine per la situazione italiana ed europea ma è probabile che, allo stato attuale dei rapporti di forza, al netto di interessi produttivi e finanziari devastanti e del facile prevalere di personalità capaci di affascinare i popoli su deviazioni retrotopiche, sia, perlomeno nelle sue versioni “green”, la quasi unica possibilità di tregua temporanea dell’umanità.

Giorgio Cavallo