Dalla Multinazionale Wartsila proposte di “mitigazione” inaccettabili per tutti. I sindacati respingono le ipotesi provocatorie avanzate dall’azienda

La vicenda Wartsila che si appresta a diventare caso giudiziario vede ancora un muro contro muro, non solo sindacati e lavoratori contro l’azienda multinazionale, ma anche istituzioni a tutti i livelli. Questo lo si era capito da settimane fattore in queste ore confermato dall’ultima posizione assunta dalla azienda finlandese che dice no al passaggio del sito di Bagnoli a un concorrente. Lo mette nero su bianco nel piano di mitigazione sociale presentato ieri, allo scadere del termine previsto dalla procedura di legge per le delocalizzazioni. Inoltre i finlandesi affermano che in alcune aree del sito sono interessati a continuare delle attività. Ciò comporta che l’eventuale compratore dovrebbe essere disposto a lasciare in affitto a Wartsila una parte del capannone. Non solo ma i finlandesi vorrebbero anche orientare il futuro dell’area, secondo loro le opzioni di reindustrializzazione più adatte riguarderebbero la metalmeccanica pesante. La ricerca dell’acquirente è stata affidata da Wartsila a una società di consulenza, che dovrebbe dare una risposta entro fine anno. Nel frattempo l’azienda propone fino a 12 mesi di cassa integrazione e il prepensionamento per 50 lavoratori. L’offerta, si legge sempre nel documento, non avrà valore vincolante senza un accordo con i sindacati. Insomma si chiede la resa incondizionata ai sindacati che hanno già rispedito al mittente ogni tentativo di dialogo su queste basi. Intanto domani al Tribunale di Trieste si svolgerà la prima udienza a seguito della denuncia per condotta antisindacale proposta dai sindacati confederali e a cui si è unita la Regione che ha aderito, si legge in una nota dell’agenzia di stampa regionale, ai sensi dell’articolo 28 dello Statuto dei Lavoratori, al ricorso presentato dalle organizzazioni sindacali contro la decisione di Wartsila di smantellare il sito produttivo triestino di Bagnoli della Rosandra. A darne notizia, in continuità con quanto annunciato il 7 settembre scorso al tavolo convocato presso il Ministero dello Sviluppo Economico, è stato il presidente Fedriga unitamente all’assessore al Lavoro del Friuli Venezia Giulia. Si tratta, secondo i due esponenti dell’Esecutivo regionale, “di un’iniziativa straordinaria e senza precedenti, che conferma la piena sinergia tra lavoratori e istituzioni nel tentativo di contrastare, denunciandone i profili antisindacali, la condotta della multinazionale finlandese. Tale azione amplia di fatto il ventaglio di interventi intrapresi dall’Amministrazione, sommandosi ai ricorsi già depositati per contestare l’illiceità dell’iter di delocalizzazione e l’incostituzionalità della specifica norma varata a livello nazionale: un impianto, quello di cui Wartsila intende avvalersi, che, secondo il governatore e l’assessore, sarebbe lacunoso sul piano del bilanciamento degli interessi e dei valori in gioco, a discapito non solo del Friuli Venezia Giulia ma dell’intero Paese. Alla luce di un tanto, la Regione rimarca quindi con forza la propria opposizione nei confronti di una procedura arbitraria, dagli effetti deflagranti sia per i lavoratori che per l’industria italiana nel suo insieme: un esercizio disinvolto della libertà di iniziativa economica, quello portato avanti da Wartsila, che, concludono presidente e assessore, calpesta diritti individuali e collettivi e rischia concretamente di porsi all’origine di pesanti ripercussioni sociali a livello nazionale”. Ma non solo a Trieste ci si muove, anche a livello nazionale continua il lavoro per bloccare l’iniziativa della multinazionale finlandese. “In Parlamento continuiamo a lavorare col massimo impegno per ottenere che le norme sulle delocalizzazioni siano recepite nei tempi più brevi e utili per evitare che Wartsila faccia i suoi comodi sulle spalle dei lavoratori” ha spiegato la parlamentare Tatjana Rojc (Pd). “Entro la settimana ci attendiamo che il Governo faccia il passo che ci ha assicurato. Da parte nostra l’iniziativa legislativa marca le esigenze del tessuto produttivo non solo triestino ma nazionale, perché questo tipo di crisi sono innescate spesso da multinazionali e hanno caratteristiche simili per il territorio. L’emendamento a prima firma Misiani è un atto concreto e significativo, così come il lavoro di Serracchiani nel suo ruolo di interlocuzione” aggiunge la senatrice Rojc oggi a Roma per i lavori dell’Aula del Senato sul decreto Aiuti bis. Ed anche Debora Serracchiani (Pd) commenta la vicenda Wartsila: “Il piano di mitigazione è l’ultimo schiaffo alla logica del confronto che è stata tentata in tutti i modi dalle Istituzioni. La multinazionale ha scelto la contrapposizione dura e dannosa, con condizioni che certificano oggettivamente lo smantellamento del sito produttivo e la dispersione delle competenze professionali delle maestranze: un danno strategico per l’Italia. La nostra postura nelle sedi istituzionali non potrà che essere uguale e contraria a questo colpo di mano”.

Wartsila non vuole la Regione nel  processo”, udienza rinviata