Dati Agcom raccontano di una televisione pubblica e privata completamente asservite al salvinismo, ora cambierà?

Crisi di governo conclamata e l’amministratore delegato della Rai Fabrizio Salini ha scritto ai direttori di reti e Tg chiedendo: “Massimo rigore su equilibrio, trasparenza, imparzialità”. Speriamo che ciò avvenga davvero anche se l’eccessiva e palese politicizzazione unidirezionale presente in Rai, che fa quasi rimpiangere i tempi della lottizzazione, rendono l’operazione difficile. A dimostrarlo sono i dati pubblicati da Agcom e riferiti al mese di luglio scorso dai quali appare inequivocabilmente che Matteo Salvini è il politico più presente in Tv. Suoi un terzo degli interventi su Mediaset, primo anche su Tg2, Tg3, Sky e La7. Della vicenda che omunque appariva palese anche facendo semplicemente zapping, hanno dato notizia in maniera significativa, per spazio e collocazione, il quotidiano il Manifesto e Il Fatto Quotidiano. Gli altri giornali nazionali o non ne hanno parlato o l’hanno fatto in maniera soft, forse per paura che a qualcuno potesse venire in mente di contare le battute o i titoli dedicati ai vari leader governativi.  E’ ovvio però che il peso della televisione  nell’influenzare gli italiani resta in primo piano, i giornali cartacei, come il web vedono maggiormente la polarizzazione dei fruitori che cercano nel mare magnum del web o fra le varie testate, le notizie e i commenti che sanno loro gradite, operando autonoma censura preventiva. Insomma, piaccia o no, nella comunicazione politica come in quella commerciale vale ancora per milioni d’italiani il… “l’hanno detto in Tv”.
Il “capitano” è stato ospitato nei servizi dei telegiornali più di tutti gli altri esponenti politici e istituzionali. Solo al Tg1, il leader del Carroccio deve cedere qualche minuto a Luigi Di Maio. Ma l’Agcom non si è limitata ad una generica analisi, ha sommato i minuti con un lavoro certosino ed ecco che appare lampante come in Mediaset, su TgCom24, nel mese di luglio Salvini ha parlato per ben 6 ore, a Studio Aperto ha ottenuto il 35% delle presenze e sui programmi extra Tg di Rete 4 ha doppiato il minutaggio del secondo classificato un Vittorio Sgarbi che si fatica a collocare solo nell’ambito politico.
Insomma salvineide a reti unificate che diventa quasi monologo sui canali Mediaset. Riguardo ai canali “all news” il capo della Lega primeggia fra i “governativi” anche su Sky, con 2 ore e 47 minuti contro le 2 ore e 4 minuti di Giuseppe Conte e l’ora e 52” di Di Maio. Sul canale in chiaro della tv di Murdoch c’è comunque spazio anche per  Nicola Zingaretti, che è riuscito a parlare per 1 ora e mezza precisa. Poi c’è il caso La7: il telegiornale diretto da Enrico Mentana che per scelta nel Tg non dedica molti minuti ai politici, ma anche qui Matteo Salvini conquista comunque il primo posto, essendo riuscito a parlare per poco più di 10 minuti (15,38%) contro i 6′ e 17” di Giuseppe Conte e gli oltre 4′ di Luigi Di Maio. Fuori Tg  nelle tante trasmissioni di approfondimento della tv di Cairo, invece, il leader della Lega a luglio ha avuto 2 ore e 16 minuti di spazio, contro l’ora e 42 minuti di Luigi Di Maio, molto meno per tutti gli altri.
Ovvio che con questi dati le percentuali di “gradimento” del leader della Lega sono in costante aumento visto che Matteo Salvini è di gran lunga il politico che parla di più durante i telegiornali, guadagnandosi un buon minutaggio anche nei programmi di approfondimento. Più di Giuseppe Conte, più degli altri componenti del consiglio dei ministri o dei capi politici Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti.  Insomma la sovraesposizione del leader della Lega è dovuta soprattutto al duplice ruolo di capo del Carroccio e di ministro degli interni che gli consente – come accade solo parzialmente al collega Luigi Di Maio – di essere presente in classifica nella sua doppia veste. Solo che, in alcuni casi, riesce addirittura a doppiare il minutaggio dell’altro vice premier non tanto perchè abbia argomentazioni migliori ma per il fatto che usa un linguaggio greve che tanto piace ai vari front man televisivi, (a e ad una parte del pubblico) alcuni dei quali diventano più o meno consapevoli yes man. Una invadenza video-mediatica che dopo le turbolenze date dalla crisi di governo agostana, che farà saltare ogni parametro di normalità, è destinata a scemare, vuoi perchè potrebbe entrare in gioco la “par condicio” in caso di ricorso alle urne, vuoi perchè, potrebbe nascere un governo giallo-rosso e la Lega finire all’opposizione. Certo ci vorrà qualche tempo per de-salvinizzare la Rai, ma neppure tanto perchè, “fiutata” l’aria, c’è da pensare che certi personaggi ci metteranno davvero poco a riposizionarsi, come de resto hanno sempre fatto. C’è poi un elemento ben conosciuto dai comunicatori pubblicitari “commerciali”, un prodotto se troppo reclamizzato diventa rapidamente obsoleto, o lo rinnovi in forme e contenuti, o è destinato a frenare la propria ascesa sul mercato, soprattutto se i consumatori, dopo averlo provato, scoprono essersi trattato di una “sola” come gli accadimneti delle ultime ore indicano essere il “fenomeno” Salvini.