Dati censimento. le famiglie in Italia: diminuiscono le coppie con figli, aumentano le madri sole con figli +35,5%
I dati sono più che eloquenti e fotografano le profonde modifiche della struttura sociale del paese, modifiche di cui la politica dovrebbe prendere atto piuttosto che, come spesso viene fatto, minimizzare e nascondere, quando non cercare di invertire tendenze in maniera ideologica e spesso punitiva anziché fornire quei servizi la cui mancanza è principalmente alla base delle scelte delle giovani generazioni. Dal 2011 al 2021 le coppie con figli conviventi si riducono di oltre 1 milione e 200mila, con una tendenza al calo ancora più forte rispetto all’inizio del nuovo millennio (-507 mila dal 2001 al 2011). Diminuiscono anche le coppie senza figli conviventi (-3% rispetto al 2011) e aumentano invece i nuclei monogenitore, ovvero padri e madri soli con uno o più figli, che passano da circa 2 milioni 650mila del 2011 a più di 3 milioni e 800mila nel 2021 (+44%). Questi i dati diffusi dall’Istat, nel report stilato sulla base del censimento permanente.
COPPIE CON FIGLI IN CALO MA ANCORA NUCLEO FAMILIARE PREVALENTE
In Italia al Censimento permanente del 2021 si contano 26.206.246 famiglie con un incremento del 6,5% rispetto al 2011 (erano 24.611.766). All’interno delle famiglie è possibile individuare i nuclei familiari, costituti dalle persone che vivono in coppia, con figli e senza figli, o dai genitori soli con figli. La maggior parte delle famiglie è composta da un solo nucleo (il 59,7% del totale), una quota piuttosto esigua (pari a 1,5%) da due o più nuclei, mentre il 38,8% non ha nucleo, come le famiglie unipersonali e quelle formate da più persone senza legami di coppia o di tipo genitore-figlio.
Nel complesso, nel 2021, i nuclei familiari censiti sono 16.438.655, in calo rispetto al Censimento del decennio precedente (erano 16.648.813) e di circa 300mila unità in più rispetto al Censimento del 2001. Ciò che cambia negli ultimi decenni non è tanto la consistenza, quanto le modalità con cui si vive in famiglia: alcune forme si consolidano, altre mostrano un declino e altre ancora aumentano, come le coppie dello stesso sesso. Infatti, osservando le principali tipologie di nuclei, diminuiscono in modo significativo le coppie con figli, in misura minore quelle senza figli e crescono i nuclei monogenitore (padri e madri soli con uno o più figli).
I mutamenti nelle forme di vita familiare riflettono le trasformazioni demografiche e sociali in atto ancora oggi nel nostro Paese. I cambiamenti degli stili di vita, la contrazione della fecondità, l’aumento delle separazioni e dei divorzi, la crescente instabilità delle relazioni di coppia, il prolungamento della durata di vita favoriscono la formazione di nuclei familiari sempre più piccoli e di strutture familiari più flessibili che si allontanano dal modello tradizionale.
Diminuiscono di oltre 1 milione e 200mila le coppie con figli, che passano dagli 8.766.690 del Censimento 2011 ai 7.537.874 del 2021, confermando la tendenza al calo già evidenziata all’inizio del nuovo millennio (erano oltre 9 milioni e 200mila); tuttavia, costituiscono ancora il tipo di nucleo prevalente e rappresentano il 45,8% del totale dei nuclei familiari (erano il 52,7% nel 2011 e il 57,5% nel 2001).
Con il Censimento 2021 sono state rilevate 5.078.312 coppie senza figli (30,9% del totale dei nuclei familiari), con un decremento del 3,0% circa rispetto a 10 anni prima (5.230.296). I nuclei monogenitoriali ammontano a 3.822.469 e sono costituiti per la gran parte (77,6%) da madri sole che vivono con i propri figli; queste rappresentano il 18,1% del totale dei nuclei familiari, mentre i padri con figlio/i costituiscono il 5,2%. Nel corso dell’ultimo decennio intercensuario sono aumentati sia i monogenitori di sesso femminile che quelli di sesso maschile, compensando in parte la riduzione delle coppie. Le madri sole nel 2021 sono 2.967.420, mostrando un incremento del 35,5% rispetto al Censimento 2011 (erano 2.189.201), il numero di padri soli è pari a 855.049 con una variazione dell’85,0% circa (462.626 nel 2011)
NEL MEZZOGIORNO SI CONFERMA LA QUOTA PIÙ ELEVATA DI COPPIE CON FIGLI
Osservando la distribuzione territoriale, anche per il 2021 come in occasione dei Censimenti passati si evidenzia un divario nella composizione delle famiglie tra le ripartizioni meridionali e quelle settentrionali. Le coppie con figli sono maggiormente rappresentate nel Mezzogiorno, con valori superiori a quello nazionale (45,8%) e massimi al Sud (il 50,5% del totale dei nuclei); al contrario, la percentuale di coppie senza figli è più elevata nel Nord Italia, il picco è nel Nord-ovest con una quota (34,5%) che supera di circa 4 punti percentuali quella italiana (30,9%).
A livello regionale, in Basilicata, Campania e Puglia più della metà dei nuclei familiari è composto da coppie con figli (rispettivamente il 51,8 %, il 51,4% e il 50,7%); fra le regioni che registrano valori inferiori al dato italiano nel complesso, oltre alla Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (40,7%) e al Piemonte (il 41,3%), spicca la Liguria che fa registrare il valore minimo pari al 37,2%. Piemonte e Friuli-Venezia Giulia sono, invece, in cima alla graduatoria per incidenza di coppie senza figli con valori che superano in entrambi i casi il 36,0%, mentre tutte le regioni del Sud, le due Isole maggiori e il Lazio non raggiungono la soglia del 30,0%.
Nel decennio intercensuario il calo delle coppie, e in particolare di quelle con figli, ha coinvolto indistintamente tutto il territorio italiano, seppure con intensità differente. La Sardegna è la regione che ha sperimentato tra il 2011 e il 2021 la riduzione più marcata di coppie con figli, diminuendo di 10 punti percentuali (da 55,9% a 45,8%), seguita da Campania e Calabria (per entrambe circa 8 punti percentuali in meno).
Nell’edizione 2021 del Censimento permanente, la percentuale di monogenitori sul totale dei nuclei familiari risulta piuttosto simile tra le diverse ripartizioni geografiche; solo per il Centro le quote di madri sole e di padri soli con figli sono più elevate che nel complesso del Paese (pari rispettivamente al 20,6% e al 6,0% del totale nuclei). Le differenze più significative si registrano per il Lazio che presenta le quote massime con il 23,1% di madri e il 6,7% di padri soli con figli, seguito dalla Liguria con il 21,2% e il 5,8% rispettivamente; invece i valori più bassi si osservano per la Provincia Autonoma di Trento, la Basilicata e il Veneto, che non raggiungono il 16,0% nel caso dei monogenitori donne.
Anche nel caso dei nuclei monogenitoriali la variazione rispetto al passato è generalizzata sul territorio, con un aumento tra i Censimenti 2011 e 2021 che riguarda tutte le ripartizioni e le regioni italiane. Le madri che vivono da sole con prole crescono soprattutto al Centro Italia e al Sud dove, probabilmente, influisce anche il fenomeno dei cosiddetti ‘pendolari della famiglia’ che per opportunità lavorative, specialmente gli uomini, vivono regolarmente in un luogo differente dall’abitazione della propria famiglia e vi fanno ritorno solo periodicamente, contribuendo a generare nuclei familiari formati da donne che rimangono a vivere da sole con i figli. Con riferimento a questi nuclei, per le regioni Abruzzo, Puglia, Sicilia e Umbria si osserva una variazione in termini percentuali superiore a +40,0%. Per i padri soli con figli l’aumento è particolarmente evidente in alcune regioni settentrionali tra cui spiccano Lombardia e Veneto dove questi nuclei sono quasi raddoppiati nell’arco di 10 anni.
MOLTI FIGLI MAGGIORENNI VIVONO CON I GENITORI
Tra le coppie, quelle con figli rappresentano il 60% e di queste cinque su 10 hanno un unico figlio e ammontano a 3.651.243, quattro su 10 ne hanno due (3.152.848) e una su 10 ne ha tre o più (733.783). È ormai dominante il modello del figlio unico e, come nel passato, la prole tende ad essere più numerosa nel Mezzogiorno dove le coppie con un unico figlio sono meno rappresentate rispetto al dato complessivo nazionale. Le coppie con due figli, che richiamano il concetto di nucleo familiare ‘tradizionale’ variano tra il massimo della Campania (pari a 45,4%) e il minimo (37,1%) osservato per la Liguria.
Tra le coppie con prole ne sono state conteggiate 3.432.532 con tutti figli minorenni, 3.294.481 con tutti figli maggiorenni, 810.861 con almeno un figlio sotto i 18 anni e almeno uno sopra i 18 anni. Nella maggior parte delle coppie con un solo figlio quest’ultimo è maggiorenne (nel 58,9% dei casi). Si tratta di individui che hanno prolungato la permanenza nella famiglia di origine o che vi sono rientrati dopo aver fatto un’esperienza di vita fuori dalla casa dei genitori. Tra le coppie con 2 figli si individuano invece principalmente tutti figli minorenni (50,4%), lo stesso accade per quelle con tre o più figli (46,4%).
Anche nel caso dei nuclei monogenitoriali prevalgono quelli con un unico figlio residente per un totale di 2.627.960 (circa il 70,0% dei casi); seguono poi 984.203 madri o padri con due figli e 210.306 che ne hanno tre. Quando il monogenitore ha un solo figlio convivente, in due terzi dei casi si tratta di figli di età superiore ai 18 anni.
La fotografia scattata in occasione del Censimento 2021 riflette le dinamiche familiari attuali. La forte presenza di maggiorenni che vivono con entrambi i genitori o solo con uno di essi sta ad indicare un’evoluzione dei ruoli intergenerazionali e delle forme familiari. La permanenza dei giovani nella famiglia di origine spesso dipende dalle difficoltà economiche, occupazionali e abitative che rendono difficile raggiungere l’indipendenza. La co-residenza tra genitori e figli adulti potrebbe essere anche motivata dalla crescente necessità di cure e assistenza per gli anziani, conseguente alla riduzione della mortalità. La coabitazione, quindi, diventa in qualche modo una forma di sostegno familiare reciproco. Inoltre, la crescente instabilità delle relazioni di coppia contribuisce a consolidare questa situazione, poiché molti giovani, dopo una separazione, tendono a tornare a vivere con i genitori per ricevere supporto morale e materiale.
La lettura territoriale dei modelli familiari rivela che queste dinamiche sono più accentuate nel Mezzogiorno e al Centro rispetto al Nord Italia, dove notoriamente le possibilità di lavoro e le prospettive di autonomia sono migliori e i giovani tendono a lasciare la casa dei genitori con maggiore facilità. Tra le coppie con un figlio, la percentuale di quelle con figlio maggiorenne supera il valore nazionale con oltre il 60,0% in tutte le regioni del Sud e nelle due Isole maggiori. Ai primi posti della graduatoria si trovano il Molise (66,6%) e la Basilicata (66,0%) seguite dalla Puglia, dall’Abruzzo e dalla Campania.
SEMPRE PIÙ COPPIE ANZIANE FORMATE DA OVER 65
La caratterizzazione delle coppie in base all’età dei partner fornisce ulteriori elementi utili a comprendere i cambiamenti nella loro composizione interna. Le coppie tendono a essere sempre più anziane: cresce nel tempo il peso di quelle formate da partner ultrasessantacinquenni per effetto dell’allungamento della speranza di vita che rende più facile che una coppia rimanga intatta nell’ultima parte del ciclo di vita. Tra il Censimento del 2011 e quello del 2021, nonostante il calo del numero complessivo di coppie, quelle composte da due individui con più di 65 anni aumentano da 2.911.943 a 3.413.922 e rappresentano, rispettivamente, il 20,8% e il 27,1% del totale. La quota supera il 30,0% in Liguria e in Umbria, le regioni con la struttura demografica più anziana.
Di contro, si osserva una contrazione delle coppie costituite da due partner con meno di 45 anni (dal 27,3% al 19,2%), su cui presumibilmente impatta la maggiore instabilità coniugale e la scelta di vivere la relazioni di coppia senza coabitare.
Tra le coppie con figli si riduce il peso di quelle in cui entrambi i genitori hanno meno di 35 anni, segno anche di una posticipazione del momento in cui si procrea, trattandosi di coppie che si trovano nella fase iniziale dell’età riproduttiva: al Censimento 2011 si registrava un’incidenza pari al 6,8%, mentre al 2021 si scende al 4,7%.
CIRCA 10MILA LE COPPIE DELLO STESSO SESSO, TRA UNIONI CIVILI E CONSENSUALI
Tra le forme di vita in coppia che emergono nel panorama dei modelli familiari vi sono quelle costituite da persone dello stesso sesso. Queste coppie sono state rilevate per la prima volta in occasione del censimento del 2011 e, a seguito all’entrata in vigore della legge che disciplina le unioni civili (n.76 del 20 maggio 2016), con il nuovo Censimento permanente sono state registrate, oltre alle coppie di fatto costituite da partner dello stesso sesso in unione consensuale, anche quelle unite civilmente. Si tratta di nuclei formati da individui che hanno dimora abituale nello stesso alloggio e si sono dichiarati uniti civilmente o conviventi in coppia.
Al 2021 il loro numero complessivo, al netto degli scioglimenti intercorsi negli anni, è pari a 9.795, in aumento rispetto al decennio precedente (erano 7.513). Sulla base delle risultanze censuarie, la maggioranza delle coppie formate da partner dello stesso sesso è concentrata nell’Italia settentrionale dove vive più del 60,0% di esse, mentre nelle regioni meridionali la quota si ferma al 15,2%. Le unioni civili rappresentano la gran parte (86,3%) delle coppie dello stesso sesso censite, e risiedono prevalentemente nel Nord-ovest (il 44,2% del totale nazionale) e nel Nord-est (il 24,2%); le unioni consensuali, invece, con il 34,9% sono maggiormente rappresentate nel Centro. L’analisi di genere evidenzia tra queste la prevalenza di quelle costituite da uomini; in particolare gli uomini uniti civilmente sono quasi il doppio rispetto alle donne.
PIÙ MONOGENITORI SEPARATI E DIVORZIATI
Data la crescente diffusione dei nuclei monogenitoriali, sia in termini assoluti che relativi, è interessante approfondire alcune caratteristiche demografiche che consentano di descrivere la loro composizione e i motivi che portano il fenomeno a essere così numericamente consistente.
Il confronto con il passato mostra il passaggio da una ‘vecchia’ forma di monogenitorialità, originata specialmente dalla vedovanza, a una nuova forma, derivante, soprattutto, dallo scioglimento volontario dei matrimoni, dalle nascite fuori dai matrimoni e dai genitori single. Come confermato dai risultati del Censimento 2021, ciò che maggiormente impatta su questo fenomeno è la crescente instabilità coniugale; sono infatti separati (di fatto o legalmente) o divorziati circa la metà dei genitori soli (per un totale di 1.759.628), vedovi il 30,7% (1.174.425), mentre il 22,0% dei monogenitori non si è mai sposato anche se non è escluso che abbia sperimentato una precedente convivenza in coppia. Al 2011, in occasione dell’ultima rilevazione censuaria decennale, si registrava, al contrario, una maggior incidenza di vedove/i (il 36,5%) e un minor peso di separate/i e divorziate/i pari al 30,4%.
La condizione di ‘genitore solo’ è quasi una prerogativa femminile (otto casi su 10): le donne continuano a vivere con i figli a seguito di una separazione o di un divorzio non solo perché nelle separazioni giudiziali si tende a privilegiare fortemente l’affidamento materno, ma anche perché in tal senso si accordano la maggior parte degli ex coniugi quando ricorrono alla separazione consensuale. Inoltre, gli uomini si trovano più frequentemente a costituire una nuova unione anche in seguito ad un evento di vedovanza.
Il 45,2% dei genitori soli con figli ha tra i 45 e i 64 anni, il 25,3% ne ha meno di 45 e il rimanente 29,5% è ultrasessantacinquenne. Gli over-ottantacinque rappresentano il 7,1% dei monogenitori e sono più che raddoppiati nell’arco dell’ultimo decennio intercensuario (da 125.920 a 272.747), segno del progressivo invecchiamento della popolazione e della necessità di cure agli anziani da parte dei figli.
Tra i monogenitori con meno di 65 anni, il 60,0% circa risiede con almeno un figlio minorenne e, tra questi, il 36,8% convive in famiglia con altre persone, ovvero con un altro nucleo (formando famiglie con più nuclei) oppure con altre persone “isolate”, ad esempio altri parenti che rappresentano componenti aggregati della famiglia ma che non appartengono al nucleo. Tale situazione di coabitazione probabilmente garantisce al genitore un sostegno in termini economici e/o un ausilio nell’assistenza e nella cura dei figli minori.
PECULIARITÀ DEI COMUNI CAPOLUOGO DELLE CITTÀ METROPOLITANE
Focalizzare l’analisi sui capoluoghi delle Città Metropolitane (Torino, Genova, Milano, Venezia, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Reggio Calabria, Palermo, Messina, Catania, Cagliari) consente di osservare alcune particolarità dei nuclei familiari residenti in questi territori, caratterizzati da un processo di frammentazione che in molti casi è più accentuato che nel resto del Paese.
Nei 14 comuni metropolitani si contano 2.410.038 nuclei familiari, il 15% di quelli complessivi. In linea con le differenze nella composizione dei nuclei familiari già evidenziate tra le ripartizioni settentrionali e quelle meridionali, in tutti i capoluoghi del Nord le coppie senza figli sono maggiormente rappresentate, con il massimo a Torino seguito da Genova e Bologna, i cui valori superano di 5 punti percentuali la media nazionale (30,9%). Lo scostamento è meno marcato per Milano che si attesta al 31,4%.
Le coppie con figli sono, invece, più diffuse nei capoluoghi del Mezzogiorno. Tuttavia, Palermo, Reggio Calabria e Bari sono gli unici comuni che, con valori compresi tra il 48,9% e il 46,5%, si collocano al di sopra del dato nazionale (45,8%). Cagliari (37,1%) invece è in controtendenza rispetto alla ripartizione territoriale di appartenenza (48,8% per le Isole). Nei capoluoghi delle Città Metropolitane i differenti stili di vita, e probabilmente una maggiore instabilità delle relazioni, sembrano favorire la formazione nuclei composti da un genitore solo con figli. Tutti i comuni, senza alcuna eccezione, sono caratterizzati da una percentuale di monogenitori più elevata rispetto a quella che si regista nel complesso del Paese. In cima alla graduatoria si collocano Roma (col 32,8% del totale dei nuclei), Cagliari (32,7%), Catania (31,8%) e Napoli (31,7%), agli ultimi posti si trovano, invece, Bari e Palermo con valori intorno al 24,0%.
Il modello del figlio unico appare più accentuato in alcuni capoluoghi soprattutto nel Nord: più della metà delle coppie con prole e più del 70,0% dei monogenitori che vivono a Torino, Genova, Venezia, Bologna, Firenze e Cagliari ha un solo figlio residente.
È interessante notare – di nuovo – la posizione di Cagliari, il capoluogo di Città Metropolitana di minor dimensione demografica, dove, rispetto agli altri capoluoghi soprattutto del Mezzogiorno, sono scarsamente rappresentate le coppie con più figli, maggiormente diffuse le madri e i padri soli e i nuclei familiari con un unico figlio. In questo contesto presumibilmente influisce la struttura per età della popolazione; infatti, la quota delle coppie in cui entrambi i partner sono ultrasessantacinquenni (37,8%) e il peso dei monogenitori over 65 (38,4%) sono i più elevati tra i capoluoghi considerati, superando peraltro i valori nazionali di circa 10 punti percentuali.