Dieci anni dal referendum su acqua e nucleare: quella vittoria brucia ancora
Dieci anni fa una coalizione ampia e determinata ha sancito una vittoria storica nel nostro paese: con 27 milioni di sì ai referendum su acqua, servizi pubblici e nucleare abbiamo costretto a un passo indietro chi per decenni ha imposto privatizzazioni e estrattivismo. Dieci anni dopo, in piena pandemia, quella vittoria basata sulla difesa dei beni comuni e sull’affermazione dei diritti di tutt@ sui profitti di pochi, ha un significato ancora più attuale. Non un anniversario da celebrare, ma da far vivere attraverso migliaia di voci e di corpi per guardare avanti, forti dei mille colori che hanno reso possibile quella vittoria, compreso il rosso della nostra passione e rabbia per i tentativi di cancellarla. Il 2021 si configura come un anno di svolta per l’acqua. Da dicembre 2020 questo bene, al pari di una qualsiasi altra merce, è stato quotato in Borsa negli USA. Uno scempio che testimonia il venir meno di qualsiasi limite di fronte al profitto e che costituisce una minaccia reale per l’intera umanità e per la prosecuzione della vita stessa sulla Terra.
Inoltre, la cosiddetta “riforma” del settore idrico contenuta nel Recovery Plan così come aggiornato dal governo Draghi punta ad un sostanziale obbligo alla privatizzazione, in particolare nel Mezzogiorno.
D’altronde Draghi non ha mai dissimulato la volontà di calpestare l’esito referendario, visto che solo un mese e mezzo dopo firmò insieme al Presidente della Banca Centrale Europea Trichet la lettera all’allora Presidente del Consiglio Berlusconi in cui indicava come necessarie privatizzazioni su larga scala.
L’attuale versione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza risulta in “perfetta” continuità con queste indicazioni e rimane, dunque, una risposta del tutto errata alla crisi pandemica, riproponendo le stesse ricette che hanno contribuito a crearla.
La crisi ecosistemica, climatica, economica, sociale e l’emergenza sanitaria impongono una radicale inversione di rotta che metta al centro la tutela dei beni comuni, dell’acqua e dell’ambiente e che garantisca a tutte e tutti i diritti fondamentali.
Oggi più di ieri è importante riaffermare il valore umano e universale dell’acqua bene comune come argine alla messa sul mercato dei nostri territori e delle nostre vite. Oggi più che mai la straordinaria partecipazione a quella campagna referendaria è l’atto di accusa della deriva antidemocratica che il paese sta attraversando.
Proponiamo a tutte e tutti di avviare un confronto per organizzare insieme una grande mobilitazione in occasione del decennale del referendum su acqua, servizi pubblici e nucleare, per ribadire insieme che i beni comuni sono un valore fondante delle comunità e della società senza i quali ogni legame sociale diviene contratto privatistico e la solitudine competitiva l’unico orizzonte individuale. Per rilanciare con forza e rimettere al centro del dibattito pubblico i temi paradigmatici e fortemente attuali emersi da quel percorso che negli anni successivi diverse esperienze hanno saputo coltivare e arricchire.