Difficoltà nel comporre le classi… 60 Sindaci scrivono all’Ufficio Scolastico Regionale
Oltre sessanta sindaci chiedono all’Ufficio Scolastico Regionale di fare ogni sforzo per informare e stimolare gli istituti scolastici ad avvalersi delle norme di salvaguardia dei diritti delle minoranze linguistiche, che permettono di ridurre il numero minimo di allievi necessari a comporre le classi.
Lo fanno con una lettera predisposta dal Presidente dell’Assemblea di Comunità Linguistica Friulana, Markus Maurmair, e rivolta alla dirigente dell’USR Daniela Beltrame, dove i primi cittadini – primi firmatari i membri del direttivo dell’Assemblea di Comunità Linguistica Friulana ma seguiti dai primi cittadini delle città capoluogo di provincia Udine, Pordenone e Gorizia – ricordano che le disposizioni del DPR 81/2009 consentono di derogare dal tetto di 15 allievi per classe riducendo questo numero a 10, e offrono la possibilità a molte scuole friulane – in epoca di calo demografico – di tenere aperti plessi altrimenti destinati alla chiusura, con benefici per la tutela dell’occupazione del personale ma soprattutto per l’identità dei piccoli paesi dove la scuola è un fondamentale presidio di comunità.
Purtroppo negli ultimi anni non ci si è avvalsi di tutte le opportunità offerte da questa normativa che non è adeguatamente conosciuta dagli stessi operatori del settore. Le Amministrazioni comunali che aderiscono all’Assemblea di Comunità Linguistica Friulana (composta da 138 Comuni tra Friuli Venezia Giulia e Veneto) proprio per questo hanno ritenuto – dando seguito alla decisione assunta nella plenaria del 12 aprile scorso a Palazzo Belgrado – di sollevare questa tematica considerando che, specie in tempi di post-pandemia, il rischio di una riduzione delle classi e della chiusura di interi plessi vada scongiurato in ogni modo.
In ogni caso, avvalersi della norma per poter formare classi dai numeri più contenuti può aiutare anche a sviluppare una didattica più inclusiva, soprattutto in contesti con alta presenza di allievi con DSA e BES, oppure laddove ci si trovi di fronte a considerevoli flussi migratori e alto rischio di dispersione.
Alla Beltrame, a cui i sindaci hanno chiesto un incontro per rappresentare le loro istanze, i sindaci ricordano come negli ultimi due anni, in particolare, “le criticità sono esplose e in molte comunità le istituzioni scolastiche sono state costrette a tagliare il numero delle classi, con conseguenti riduzioni di organico, e talvolta addirittura a chiudere interi plessi”.
Il DPR 81/2009 “Norme per la riorganizzazione della rete scolastica e il razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane della scuola” – recependo le precedenti norme di tutela delle minoranze linguistiche stabilite nella L. 482/99 – dispone al comma 4 art. 10 per le primarie che “nelle scuole e nelle sezioni staccate funzionanti nei comuni montani, nelle piccole isole e nelle aree geografiche abitate da minoranze linguistiche possono essere costituite classi, per ciascun anno di corso, con un numero di alunni inferiore al numero minimo previsto al comma 1 e comunque non inferiore a 10 alunni”. Analogo provvedimento è previsto per le scuole secondarie di primo grado al comma 3 art. 11. Purtroppo, però, da sondaggi effettuati da diversi sindaci nelle scuole del territorio, è emerso che in diversi casi i diritti delle minoranze linguistiche, pur riconosciuti giuridicamente, sono misconosciuti o non vengono tenuti nella debita considerazione, peraltro con un danno per la loro stessa organizzazione e le attività delle scuole che sono essenziali per il futuro delle comunità.