Disabilità e lavoro: da ostacolo a opportunità. Non solo obbligo di legge ma dovere sociale

Oggi la disabilità nei luoghi di lavoro non è più vissuta solo come un obbligo di legge e un dovere sociale ma, adottando gli accorgimenti e gli strumenti adeguati, può rivelarsi un’occasione di crescita organizzativa per le imprese italiane.
È quanto emerge dalla ricerca “Persone con disabilità e lavoro: oltre le barriere – Dati e storie di inclusione lavorativa in Italia” promossa da Fondazione Italiana Accenture ETS insieme ad Accenture, in partnership con SDA Bocconi School of Management e in collaborazione con Politecnico di Milano, Tiresia, Fondazione Politecnico di Milano e Free Thinking, presentata a Napoli, dopo le tappe di Roma e Milano.
L’evento si è svolto presso l’Università Federico II (Scuola Politecnica e delle Scienze di Base, Complesso Napoli Est) e ha visto la partecipazione dei vertici di Fondazione Italiana Accenture ETS, tra cui il Presidente Fabio Benasso e il Direttore Generale Simona Torre, di rappresentanti del mondo universitario e industriale del territorio, tra cui Alessandro Pepino, Delegato del Rettore per le Disabilità e i Disturbi dell’apprendimento dell’Università Federico II di Napoli e Giancarlo Fimiani, Vice Presidente Unione Industriali di Napoli con delega al Capitale Umano, Ricerca Scientifica e Università, oltre che di Associazioni nazionali come Matilde Marandola, Presidente Nazionale AIDP.
Secondo i dati del Ministero del Lavoro, prima della pandemia l’inserimento delle persone disabili era in lento ma graduale miglioramento. Questa situazione in evoluzione ha reso necessario avviare una riflessione sul modo in cui la disabilità viene oggi percepita dalle imprese nel nostro territorio.
La ricerca promossa da Fondazione Italiana Accenture ETS, da sempre in prima linea sui temi dell’occupazione di persone in condizioni di fragilità, nasce proprio con l’intento di far luce sullo stato attuale dell’inclusione lavorativa in Italia delle persone disabili e si interroga sul modo in cui si pongono le imprese italiane rispetto al loro inserimento e quali difficoltà stanno riscontrando.
Attraverso una indagine quantitativa su 100 aziende italiane coinvolte, un’analisi qualitativa di tre casi aziendali (Google Italia, E-Work, IntesaSanpaolo) e una disamina delle buone pratiche di collaborazione imprese-Enti del terzo settore, la ricerca ha tracciato un quadro aggiornato e multidimensionale del fenomeno, caratterizzato da luci e ombre.
La principale evidenza è il cambio d’opinione nei confronti della disabilità in azienda, spinto dalla prevalenza dei vantaggi percepiti rispetto alle difficoltà: benché persista il concetto di inclusione come obbligo di legge e dovere sociale, la disabilità non è più vissuta come un problema ma, con gli strumenti adeguati, può rivelarsi un’occasione di crescita aziendale e di vantaggio competitivo.
Dai dati raccolti emerge che il 76% delle aziende ha già adottato politiche di gestione della diversità non previste dalla legge, mentre il 22% dichiara di avere in programma di adottarle.
Non solo, le testimonianze hanno evidenziato il fatto che quando l’inserimento risulta efficace, le imprese e le persone ne beneficiano in termini di maggiore produttività, arricchimento aziendale, miglioramento del clima aziendale e della reputazione.
Non mancano, tuttavia, alcuni ostacoli che rendono l’inserimento più difficoltoso e che attengono prevalentemente a strumenti e spazi inadeguati e a bias culturali, il cui superamento ha inizio con un’azione di sensibilizzazione al fenomeno e di preparazione all’accoglienza nei luoghi di lavoro.
“Superare le barriere e favorire l’inclusione lavorativa delle persone disabili è una delle mission che Fondazione Italiana Accenture ETS si è data fin dalla sua nascita”, ha spiegato Simona Torre, Direttore Generale Fondazione Italiana Accenture ETS. “Con questa ricerca intendiamo accendere i riflettori su un fenomeno di grande attualità e fornire uno sguardo integrato della disabilità nei luoghi di lavoro, con l’obiettivo di sensibilizzare le imprese e generare un impatto positivo sull’occupabilità di persone disabili”. ( fonte aise)