Divieti sulla cannabis medica: “un tema che avrà ricadute sia sul sistema salute sia su quello dell’agricoltura del Fvg”.

La III Commissione del Consiglio Regionale del Fvg ha assistito alle audizioni in merito all’impatto del decreto del ministro della Salute del 27 giugno 2024 in tema di “cannabis”, ma non pensate male, si è sostanzialmente parlato dell’effetto del Decreto che limiterebbe l’uso della canapa sativa nonchè dell’aggiornamento “delle tabelle contenenti l’indicazione delle sostanze stupefacenti e psicotrope, di cui al decreto del presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, 309. Inserimento nella tabella dei medicinali, sezione B, delle composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo ottenuto da estratti di cannabis”. Sulla questione sono stati ascoltati medici e veterinari specializzati nel trattamento del dolore, produttori di fitocannabinoidi e associazioni in rappresentanza di pazienti affetti da alcune patologie dolorose, come la fibromialgia. La riunione è stata l’occasione per trattare il tema del divieto di coltivare e usare i prodotti della cannabis sativa, sia dal punto di vista economico che sanitario, per un indotto che in Italia interessa 11mila lavoratori per 500 milioni di euro annui di fatturato.

La richiesta di audizione era stata presentata dalla consigliera regionale del Patto per l’Autonomia-Civica Fvg Simona Liguori, che ha parlato di “un tema che avrà ricadute sia sul sistema salute sia su quello dell’agricoltura della nostra regione”. La richiesta di audizione era sottoscritta da tutta l’Opposizione, per fare chiarezza sull’effetto del Decreto che limiterebbe l’uso della canapa sativa, approvato la scorsa estate ma sospeso a settembre dal Tar del Lazio. Si è trattato di un fondamentale momento di incontro con tutte le realtà del territorio che lavorano nell’ambito della produzione della canapa, delle professioniste in ambito medico e veterinario che prescrivono terapie che ne comprendono l’uso, per finire con le associazioni di pazienti che ne traggono beneficio per le loro patologie – dichiara in una nota, a margine della seduta, Simona Liguori, consigliera regionale del Patto per l’Autonomia-Civica Fvg e vicepresidente della III Commissione -. Non si può trascurare quanto emerso dalle loro testimonianze: imporre uno stop al settore è una scelta errata. L’audizione è stata accolta con favore in modo trasversale, dando un importante segno in tale direzione. Ora il decreto va revocato, e la Regione Friuli Venezia Giulia deve fare pressioni a livello governativo”.

Il primo a prendere la parola nell’audizione è stato Nicola Tassotto, legale rappresentante di Green Ladybug, azienda che si occupa della coltivazione della cannabis sativa, che ha sottolineato la qualità di questo tipo di coltivazione in un’area in crisi come la Carnia: “Sono qui per rappresentare la mia azienda e tanti colleghi del Fvg e del nord Italia. Ci siamo specializzati nell’estratto della canapa, ovvero l’olio di cbd”. Tassotto ha parlato della convenzione con l’università di Messina che utilizza i suoi prodotti per la ricerca e dell’enorme quantità di soggetti, umani e animali, a cui giovano i preparati per la terapia in caso di gravi patologie. “Siamo consapevoli che la Regione non ha potere decisionale in merito, però chiediamo che si faccia qualcosa affinché i preparati come i nostri continuino ad essere d’aiuto. Il Governo sta prendendo una decisione deleteria sia per la salute sia per l’economia”.

Un altro imprenditore del settore, operante in provincia di Ancona, Federico Aloisi, ha sottolineato che “gli estratti che produciamo vengono utilizzati per prodotti cosmetici, regolarmente testati e conformi ai decreti ministeriali. Abbiamo aperto nel novembre 2021 e se dovesse entrare in vigore l’articolo 18 del ddl Sicurezza non potremmo più lavorare e saremmo costretti a chiudere l’attività”.

La veterinaria Fabiola D’Angelo ha ricordato che “utilizziamo la canapa per gli animali da circa 7 anni: esiste una vasta gamma di fitocannabinoidi utili alla salute: con l’articolo 18 non ci sarebbero più benefici. Soprattutto per quelle patologie farmaco resistenti, tra anti-infiammatori e antibiotici”.

Anche per Claudia Dina, professoressa associata del dipartimento di Scienze veterinarie dell’Università di Messina la canapa giova notevolmente alla salute degli animali: “La salvaguardia dell’animale con la terapia del dolore utilizzando i fitocannabinoidi è fondamentale: abbiamo condotto studi su cavalli con osteoartrite prescrivendo loro olii a base di Cbd e abbiamo visto un miglioramento della qualità di vita dell’animale. Si registrano progressi in positivo anche in patologie diverse in altri animali come cani, gatti e addirittura pappagalli”.

I consiglieri delle due Commissioni hanno quindi ascoltato le ragioni della medicina per uomini e donne, con la testimonianza diretta della dottoressa Chiara Liberati, neurochirurgo e terapista del dolore, che ha posto l’accento sull’importanza di queste terapie iniziate nel 2017 in un ventaglio di diverse patologie: “Ho potuto riscontrare che con i preparati naturali il beneficio c’è e non ha nulla a che fare con l’effetto stupefacente, ma aiuta anche nella riduzione della posologia di farmaci con pesanti effetti collaterali. I riscontri sono tanti: l’apporto terapeutico che i fitocannabinoidi hanno sui pazienti è quasi indescrivibile, anche in casi di demenza o autismo. Il prodotto naturale è di gran lunga più efficace delle terapie sintetiche”.

Giuseppina Fabio, vicepresidente di Aisf (Associazione italiana sindrome fibromialgica) e paziente affetta da fibromialgia, ha portato in aula la sua testimonianza: “I farmaci tradizionali mi rendevano un automa, non riuscivo a ragionare. Grazie alla cannabis ho ritrovato un equilibrio del sonno e sono riuscita a togliere quei farmaci che non aiutavano nella rigidità degli arti, tipica della malattia. L’applicazione dell’articolo 18 del ddl Sicurezza sarebbe come negare il diritto alla salute”.

L’ultima audita è stata Elisa Lombardi, rappresentante del Comitato fibromialgici uniti del Friuli Venezia Giulia: “Tantissimi di noi hanno una resistenza ai farmaci dopo tanti anni di terapia. La cannabis sativa è un aiuto a spasmi e tic nervosi. Senza i prodotti naturali, diventa per noi una corsa ad ostacoli”. Vale anche la pena riportare le posizioni espresse in alcune note, dei rappresentanti del mondo agricolo: secondo Coldiretti, nel giro di cinque anni sono aumentati di dieci volte i terreni coltivati con canapa, dai 400 ettari del 2013 a quasi 4.000 nel 2018 e l’Associazione imprenditori canapa Italia stima che attualmente l’industria legata alla canapa impieghi nel nostro Paese circa 30mila persone, con 3mila aziende che producono un fatturato annuo intorno ai 500 milioni di euro. Anche in Friuli Venezia Giulia vi è una notevole produzione, “come constatato dalla preziosa testimonianza odierna da parte di un’azienda del settore che opera in Carnia”. Anche la Confederazione Agricoltori Italiani (Cia) aveva espresso grande preoccupazione per la penalizzazione di agricoltori e agricoltrici che hanno deciso di investire in una coltura legale e ad alto valore aggiunto, con pesanti ricadute sulle filiere agro industriali di eccellenza come la cosmesi, il florovivaismo, gli integratori alimentari, il settore dell’erboristeria. Tutti ambiti che poco hanno a che fare con le sostanze stupefacenti. “A queste preoccupazioni – si legge ancora nel comunicato – si aggiungono quelle delle professioni mediche e veterinarie, nonché delle associazioni di pazienti, per le limitazioni nell’uso dei prodotti a base di cannabis per le terapie di patologie o condizioni che non trovano sollievo nelle tradizionali terapie farmacologiche”.

L’audizione in III e II Commissione è proseguita in aula con gli interventi dei consiglieri che, trasversalmente, hanno concordato sulla necessità di farsi parte attiva presso il Governo per far sentire la voce dei portatori di interesse sul problema cannabis.

Serena Pellegrino (Avs), ripercorrendo quanto già portato avanti alla Camera dei Deputati, ha parlato di un “tema che mi sta particolarmente a cuore. Nel 2016 ottenemmo un risultato eccezionale, facendo riconoscere nella norma il termine canapa, senza il bisogno del passaggio in Aula. L’articolo 18 è un ritorno al passato in negativo, voi come Maggioranza potete agire per farvi promotori di questa audizione al Governo”.

Il dem Massimo Mentil ha ribadito che “questa audizione ci ha permesso di capire le conseguenze di questo ddl nazionale, che provocherebbe effetti dannosi su salute ed economia”. Giulia Massolino (Patto-Civica) ha ricordato che “anche l’assessore Zannier durante l’Assestamento di luglio si era fatto promotore della mia richiesta di ascoltare i portatori di interesse: ci auguriamo che ci sia un’interlocuzione a livello nazionale”.

Secondo Furio Honsell di Open Sinistra Fvg L’articolo 18 del famigerato ddl Sicurezza, che proibisce l’utilizzo economico e terapeutico del fiore di canapa causerà la perdita di numerosi posti di lavoro anche nella nostra regione e, soprattutto, impedirà la produzione di quei prodotti ad uso terapeutico che si sono dimostrati più efficaci nel migliorare la qualità della vita di chi soffre di fibromialgia o di disturbi del comportamento. Sarà compromesso anche l’utilizzo in ambito veterinario”. “Come Open Sinistra Fvg esprimiamo la vicinanza e la solidarietà sia ai pazienti che ai lavoratori del settore e ci impegneremo affinché questo articolo 18 venga espunto”, conclude il consigliere di Opposizione.

Per Manuela Celotti (Pd), “Fedriga da presidente della Conferenza delle Regioni deve portarci a essere precursori contro una proposta nazionale assolutamente ideologica e senza senso. Per la nostra filiera regionale equivarrebbe a uno sconvolgimento totale dell’agricoltura”. Anche l’esponente di maggioranza Stefano Mazzolini (Fedriga presidente) ha condiviso le istanze degli auditi, che ha ringraziato: “Auspico però che non si faccia politica di fronte a tali problematiche perché bisogna trovare una linea comune di intervento”.

Carlo Grilli (Fp) ha parlato della questione dal punto di vista sanitario: “Conosco molto bene la fatica e stanchezza di chi incontra una malattia e si trova senza più il sollievo di cui ha bisogno. Qui si parla non solo di salute, ma della dignità della persona che trae giovamento nel suo stato da questi trattamenti”. Maddalena Spagnolo (Lega) è dello stesso parere: “Dobbiamo tutelare la salute delle persone e dare loro risposte chiare”. Il presidente della II Commissione, Markus Maurmair (FdI), si è espresso per un necessario approfondimento di ogni aspetto che ha portato a questa decisione da parte del Governo.

Per l’assessore regionale alla Salute Riccardo Riccardi sono state ascoltate le ragioni dei produttori e di chi utilizza questo prodotto: “Sta ora alla parte politica capire quale percorso intraprendere, se dal punto di vista strettamente sanitario o economico, per farsi promotori di iniziative presso il Governo nazionale”. Infine la parola è passata nuovamente alla proponente dell’audizione Simona Liguori (Patto-Civica) che, ringraziando gli intervenuti, ha chiesto una forte presa di posizione: “Come Consiglio regionale dobbiamo rispondere alle esigenze di tutto il territorio, sia dal punto di vista della Salute sia da quello dell’economia”.