Dolomiti Mountain School: a Malborghetto per parlare dei sentieri del futuro
Finale con il botto per la prima edizione della Dolomiti Mountain School, erede delle cinque edizioni della Dolomiti Summer School: ieri il Palazzo Veneziano di Malborghetto era gremito di folla per l’ultima tappa della rassegna. Il tema affrontato – “Sentieri, una rete con troppi buchi” – ha richiamato un gran numero di operatori della montagna e di appassionati. I dibattiti si sono aperti con i saluti della direttrice della Fondazione Dolomiti UNESCO Mara Nemela. “Sono felice che si possa instaurare un momento di confronto intorno ad un tema così delicato, che riguarda l’intero patrimonio UNESCO e non solo” ha esordito. “Da un lato, la montagna è per tutti ma non può essere di troppi, quindi i sentieri non devono tramutarsi in strade. Dall’altro, però, non si può lasciare la rete sentieristica alla mercé della natura: vanno individuati i modi migliori per gestirla, perché farlo attentamente significa avere una ricaduta positiva sulla qualità turistica delle località”. Gianpaolo Carbonetto, giornalista e coordinatore della Mountain School, nel proprio discorso introduttivo ha dato la misura di quanto i sentieri siano profondamente collegati a noi. “I sentieri sono nati insieme all’uomo: fin dall’alba della nostra specie abbiamo percorso ripetutamente gli itinerari migliori, tracciandoli sul terreno senza nemmeno rendercene conto”. Ma questo legame di simbiosi sta scomparendo: “I sentieri, per millenni, si sono collegati e fusi gli uni con gli altri, dando vita ad una rete di vastissime proporzioni. Ora, per la prima volta nella storia dell’umanità, invece di continuare a crescere i sentieri si stanno estinguendo. I motivi sono molti: lo spopolamento della montagna, l’uso delle automobili, la mancanza di manutenzione e il cambiamento climatico”. A Carbonetto ha fatto eco l’antropologo alpino Annibale Salsa: “I sentieri sono il vero legame connettivo tra le valli e le realtà della montagna. Hanno un’importanza come bene culturale: erano le autostrade del medioevo” ha raccontato. “Oggi dobbiamo riscoprirli perché hanno un valore straordinario che può rilanciare la montagna e farla conoscere anche nei suoi angoli più remoti e meno noti alla maggioranza”. “Lo stato di salute dei nostri sentieri è abbastanza buono ma richiede una manutenzione continua, quindi il problema è presidiarli e curarli” ha sottolineato Salsa. “L’attenzione ai sentieri, che per fortuna sta aumentando, è un elemento fondamentale: l’erosione, il clima che cambia e l’incuria rappresentano dei pericoli per la tenuta di queste infrastrutture”. Nel corso della mattinata ha preso la parola anche il sindaco di Malborghetto-Valbruna Boris Preschern: la sua amministrazione ha trasformato i sentieri della vallata in una risorsa preziosa. “Siamo lieti di poter ospitare qui la giornata conclusiva della Dolomiti Mountain School e ringraziamo gli organizzatori per aver scelto Malborghetto” ha esordito il primo cittadino. “Il nostro comune ha impostato il proprio programma turistico proprio sui sentieri: abbiamo realizzato una rete di oltre 50-60 chilometri. Ma se la sentieristica non è completa, se mancano le cartine e la segnaletica, non c’è il prodotto: per questo ci siamo impegnati a realizzare un’offerta all’altezza delle aspettative cercando di puntare su un turismo ecosostenibile e green”. “Oggi abbiamo voluto trattare il tema specifico dei sentieri: infrastrutture leggere, fragili me al contempo essenziali per potersi muovere e conoscere la montagna” ha spiegato il coordinatore del Servizio biodiversità della Regione Friuli Venezia Giulia Pierpaolo Zanchetta. “La rete dei sentieri bisogno di cure e di investimenti, e racchiude in sé un valore culturale. I sentieri sono cambiati molto da quando erano delle strutture per il lavoro a oggi che sono strutture per il turismo: un turismo che peraltro si sta evolvendo molto, e che ci impone di rispondere alle nuove esigenze di chi frequenta la montagna”. Enrico Agostinis, storico della Carnia e dell’alpinismo friulano, si è espresso sullo squilibrio nella pubblicizzazione di alcuni sentieri a discapito di altri. “Negli ultimi anni la frequentazione dei sentieri è aumentata, soprattutto da parte di persone che non sono mai state in montagna prima. Molti di questi turisti sono indirizzati verso pochi obiettivi particolarmente acclamati dalle riviste di settore: ma così facendo, c’è una fruizione estremamente concentrata di alcuni sentieri a scapito di altri, che magari hanno comunque grandissimo valore paesaggistico o culturale. Questo diluisce la qualità dell’esperienza dei turisti stessi: dobbiamo fare lo sforzo di educare ed educarci”.