Domani con la consegna degli ultimi frigoriferi si conclude la campagna “un frigo in ogni cella”. Oltre 100 i sottoscrittori
Voltaire, nel diciottesimo secolo, affermava: «Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri». Purtroppo a vedere le stato del sistema penitenziario italiano il nostro grado di civiltà è sotto i tacchi grazie anche al fatto che purtroppo la logica imperante è quella che vede la detenzione come vendetta e non come giusta pena inflitta per arrivare al recupero sociale che diventa difficile, se non impossibile, se ai detenuti vengono inflitte condizioni di vita inaccettabili. Il nostro paese è stato più volte sanzionato dalla Corte europea dei diritti umani condannando lo Stato italiano per la violazione dell’art. 3 della Convenzione europea dei diritti umani che proibisce la tortura e il trattamento o pena disumano o degradante. Fatta questa doverosa premessa ed in attesa che la politica trovi soluzioni al sovraffolamento delle carceri che è alla base del problema, è giusto, è umano, mitigare il disagio non dimenticando, fra l’altro, che nelle carceri ci sono anche tantissimi detenuti in attesa di giudizio e quindi potenzialmente innocenti. La pena è la privazione della libertà, non certo imporre condizioni di sopravvivenza ai limiti della tollerabilità, condizioni che va aggiunto sono “inflitte” anche al personale penitenziario che spesso vive la precarietà al pari dei detenuti. Ben vengano quindi iniziative che pur se limitate possano mitigare i disagi legati non solo al sovraffollamento ma anche alle condizioni climatiche. Bene quindi il completamento dell’operazione “un frigo per ogni cella” iniziativa che attraverso una campagna di raccolta fondi ha visto la consegna di frigoriferi ai detenuti. Così domani mercoledì 21 agosto sarà completata la consegna degli elettrodomestici all’interno delle celle del carcere di via Spalato a Udine, acquistati grazie al contributo di oltre 100 sottoscrittori.
20 frigoriferi – la prima consegna – erano già stati assegnati il 14 agosto mediante un’estrazione a sorte da parte dei detenuti ora altri 18 completeranno la dotazione. La raccolta fondi però è andata oltre ogni rosea aspettativa, ma grazie a un contributo eccezionale giunto quasi al raggiungimento dell’obiettivo, la cifra complessiva raggiunta è di 10.449.48 euro, il doppio di quanto ci si era prefissati. “La società civile di Udine, e non solo, scrive in una nota il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale assieme all’Associazione Icaro volontariato giustizia e a “La Società della Ragione, ha offerto una risposta straordinaria alle difficoltà e di fronte al mordere del sovraffollamento nel carcere di Via Spalato ha raccolto il nostro appello per un obiettivo concreto, quello di dotare ogni cella di un frigorifero, uno strumento che garantisce migliori condizioni di vita e una quotidianità simile a quella della vita precedente.
L’adesione di oltre cento persone in pochi giorni è andata oltre ogni aspettativa. Ringraziamo tutte e tutti coloro che hanno contribuito con generosità e secondo le proprie disponibilità e ci ha molto colpito di avere trovato persone insospettabili tra le donatrici e i donatori. Questo vuol dire che in questi anni abbiamo seminato bene e che i convegni, l’invenzione del calendario civile, il progetto socializzato di ristrutturazione dell’Istituto, il digiuno a staffetta per togliere il carcere dal cono d’ombra e dare dignità al luogo di privazione della libertà, hanno contribuito a creare una comunità dentro e fuori”.
“La raccolta fondi, insiste il garante Andrea Sandra, è andata oltre ogni rosea aspettativa e grazie a un contributo eccezionale giunto quasi al raggiungimento dell’obiettivo, abbiamo raggiunto la cifra complessiva di 10.449.48 euro, il doppio di quanto ci eravamo prefissati. Ora abbiamo un fondo residuo che dobbiamo destinare. Che fare? Dai detenuti viene la richiesta di acquisto di un attrezzo per la palestra. Nei prossimi mesi sarà disponibile il polo culturale, formativo, di laboratori e la nuova scuola. Un punto di riferimento sarà offerto dalla Biblioteca, uno spazio luminoso e ricco di potenzialità. Abbiamo chiesto all’arch. La Varra di disegnare il luogo, dalle scaffalature, ai tavoli di lettura e scrittura, alle luci. Un’ipotesi potrebbe essere quella di acquistare il legno per far costruire ai detenuti con l’aiuto di associazioni e cooperative la libreria. Vi possono essere altre idee. Come abbiamo fatto finora, coinvolgeremo i detenuti e ascolteremo le loro richieste; a settembre organizzeremo un incontro con le associazioni e decideremo insieme”.