Ecco il testo integrale del monologo di Antonio Scurati sul 25 aprile censurato dalla Rai

Pubblichiamo il testo integrale del monologo di Antonio Scurati sul 25 aprile. Scurati è docente all’Università IULM ed è vincitore dei principali premi letterari italiani, autore tradotto in tutto il mondo oggi censurato dalla Rai per ordine di chi crede di poter cancellare la Storia a colpi di veti. Lo facciamo come forma di resistenza condividendo in pieno quanto lo stesso Scurati afferma con riferimento alla destra Meloniana: «Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nel 2022 aveva due strade: ripudiare o riscrivere la storia. Ha imboccato la seconda via», senza per altro, aggiungiamo noi, avere il coraggio di affermarlo apertamente tanto da negare la censura e venire sonoramente sbugiardati. I fatti infatti parlano chiaro, Scurati doveva partecipare questa sera alla trasmissione Rai “Che sarà” condotta da Serena Bortone, ma il suo intervento è stato annullato. La conduttrice Serena Bortone l’aveva raccontato su Instagram spiegando di non saperne il motivo: «Come avrete letto nel comunicato stampa, nella puntata di questa sera di “Che sarà” era previsto un monologo di Antonio Scurati sul 25 aprile. Ho appreso ieri sera, con sgomento, e per puro caso, che il contratto di Scurati era stato annullato. Non sono riuscita ad ottenere spiegazioni plausibili. Ma devo prima di tutto a Scurati, con cui ovviamente ho appena parlato al telefono, e a voi telespettatori la spiegazione del perché stasera non vedranno lo scrittore in onda sul mio programma su Raitre. Il problema è che questa spiegazione non sono riuscita a ottenerla nemmeno io», ha scritto la giornalista. Problemi contrattuali economici si era subito affrettato a sostenere il direttore dell’Approfondimento Rai, Paolo Corsini appena scoperto che la magagna era stata scoperta, precisando che in corso c’erano accertamenti «di natura economica e contrattuale». Ma in realtà uno scambio telematico di informazioni fra le strutture Rai – di cui è entrato in possesso il quotidiano Repubblica – parla chiaro: «la partecipazione dello scrittore in qualità di autore di testi creativi viene annullata per motivi editoriali». Insomma censura senza neppure il coraggio di difendere la propria scelta, anzi doppia censura, una allo studioso Scurati, l’altra all’intelligenza degli italiani che ritengono il 25 Aprile essere il principale simbolo della nostra democrazia. Quel 25 Aprile vissuto con fastidio per quello che rappresenta dalla destra postfascista che fascista è “nell’anima” per citare altro intellettuale, Luciano Canfora storico e saggista italiano, anche lui inviso alla narrazione di chi governa trascinato in tribunale per le sue idee da una “capa” che ancora non riesce a dichiararsi antifascista e che a questo punto rappresenta solo chi l’ha votata e c’è da pensare neppure tutti.

Questo il testo dell’intervento considerato impronunciabile dalla Rai perché critico con il governo:

“Giacomo Matteotti fu assassinato da sicari fascisti il 10 di giugno del 1924.
Lo attesero sotto casa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L’onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l’ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole. Si batté fino all’ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro.

Mussolini fu immediatamente informato. Oltre che del delitto, si macchiò dell’infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania.
In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l’omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944.

Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani. Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti. Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati.
Queste due concomitanti ricorrenze luttuose – primavera del ’24, primavera del ’44 – proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica – non soltanto alla fine o occasionalmente – un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista.

Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia?
Tutto, purtroppo, lascia pensare che non sarà così. Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via.
Dopo aver evitato l’argomento in campagna elettorale, la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l’esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola “antifascismo” in occasione del 25 aprile 2023).

Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell’anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra.
Finché quella parola, Antifascismo, non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana.”