Economia, guerra, autonomia. Nodi post elettorali

La campagna elettorale per la Presidenza della Regione F-VG si sta trascinando rapidamente verso la conclusione. Il dibattito programmatico locale lascia il posto ai “visitors” della politica italiana e i candidati al Consiglio sono soprattutto alla caccia di preferenze. L’incognita sui votanti incombe e credo riguardi soprattutto il fronte della opposizione a Fedriga. Moretuzzo è una novità gradita, pare anche perbene, gira e ascolta, ma, a parte gli aficionados della compagnia con cui si ritrova, sarà riuscito a convincere un po’ di popolo che i temi del futuro (e i limiti del presente) si possono affrontare con una visione meno rassegnata e clientelare di chi ha gestito il potere in questi anni? Ed anche che un voto autonomista di domanda di autogoverno può costituire una efficace assicurazione nelle incertezze della post modernità?
Se ne parla poco ma ci sono tre argomenti fondamentali per il nostro territorio che non mi pare vengano toccati dalla campagna elettorale.
Il primo è il processo di trasformazione economica globale nelle sue relazioni costruite da un trading mondiale che sembrava proiettarsi su dimensioni crescenti e che oggi arretra. Le sanzioni, la paura della Cina, le incertezze nella lotta al riscaldamento climatico, non sono questioni marginali per il F-VG. La manifattura di casa nostra sembra essere un sub-fornitore tedesco, su un asse che riguarda principalmente la Turchia e, sembrava, in prospettiva crescente la Cina. La piattaforma logistica portuale significa per ora 10.000 treni e 50 milioni di tonnellate di petrolio all’anno (fino a quando?) sull’asse sud-nord. La colonia cinese del porto di Gwadar non ha peraltro dato risultati apprezzabili e l’incognita del reshoring per ora ha riguardato solo la Wartsila. Potrebbe essere che Mariupol venga trasferito a Porto Nogaro ma la cosa non sembra suscitare ampio consenso. Ce la caviamo parlando di innovazione e digitalizzazione ma l’incertezza sul modello economico ed energetico del futuro regna sovrana.
La seconda questione è la guerra. Da sempre quando gli eserciti si muovono il Friuli ci va di mezzo. Stavolta scopriamo che Trieste può sostituire l’insicurezza di Odessa. Ma soprattutto ci troviamo nella faglia tra la Nato storica europea occidentale e la nuova Nato della “Iniziativa dei tre mari” a guida polacca e a fedeltà perpetua USA. Siamo già un retrovia di uno scontro militare in atto per le funzioni dei porti dell’alto Adriatico ma facciamo anche parte del triangolo aereo (Ramstein, Aviano, Costanza) in un progetto politico militare che ha proiettato in un lontano futuro ogni spazio di autonomia strategica della stessa Unione Europea.
La terza vicenda riguarda una storia italiana. Si tratta della riforma fiscale: che non sarà proprio la flat tax di cui i leghisti favoleggiano ma che comunque creerà fasi di profonda incertezza nella vita della Regione. Lo statuto di specialità regionale è una Legge costituzionale che tuttavia, per quanto riguarda il Titolo IV, Finanza Demanio e Patrimonio, si può modificare con Legge ordinaria dello Stato, emanata dal Parlamento, sentita la Regione. Questo significa che, in conseguenza delle modifiche fiscali che entreranno in vigore nei prossimi anni, dovranno essere cambiate gran parte delle norme che attribuiscono entrate proprie e partecipazioni rispetto a quelle statali necessarie al funzionamento ed agli interventi della Regione. Nel clima di accesa conflittualità politica che accompagnerà sia la riforma fiscale che l’avvio della “autonomia differenziata” per le Regioni ordinarie (operazione da cui potranno derivarne conseguenze di competenza anche per il F-VG), la stessa attuale risicata specialità e le prospettive future saranno in totale balia della dinamica politica che si instaurerà nel Parlamento.
La evoluzione della manifattura ed il ruolo della logistica, le divisioni tra le forze politiche italiane (sia di maggioranza che di minoranza) in materia di relazioni estere e di atteggiamento sull’uso della “potenza”, un dibattito intricato sulla trasformazione dello Stato italiano nei suoi aspetti istituzionali, renderebbero necessaria una consapevolezza da parte del ceto politico che si appresta ad amministrare la Regione F-VG per gestirne le conseguenze e costruire strumenti adeguati di navigazione a tutela e rispetto dei suoi cittadini. Sapranno farlo i risultati elettorali del 3 aprile, nel 1046esimo anniversario della Bolla imperiale di Enrico IV per il Patriarca Sigeardo?

Giorgio Cavallo