Elezioni: le richieste del mondo cooperativo Fvg ai quattro candidati presidenti
Le principali realtà cooperative del Fvg, guidate dai rispettivi presidenti, Michela Vogrig e Daniele Castagnaviz, consapevoli di rappresentare una parte i importante dell’economia regionale, hanno evidenziato problematiche e richieste da porre ai candidati presidenti nel corso di singoli incontri. Si legge in una nota congiunta: «La sempre più drammatica carenza di personale e la conseguente scarsità nel reperire manodopera qualificata. Una riforma del codice degli appalti che punti a valorizzare le imprese regionali. Ma anche partenariato stabile e competente tra la cooperazione sociale e pubblica amministrazione, il sostengo alla creazione di cooperative di comunità e di comunità energetiche rinnovabili e, non da ultimo, una maggiore attenzione alla qualità del lavoro, soprattutto giovanile, e un pacchetto di misure settoriali, dall’agricoltura alla cultura, dalla cooperazione sociale al settore forestale». In estrema sintesi sono queste le richieste che, congiuntamente, Legacoop Fvg e Confcooperative Fvg hanno presentato ai candidati presidenti della Regione Friuli Venezia Giulia in vista delle prossime consultazioni elettorali del 2 e 3 aprile prossimi. Un corposo documento di quasi venti pagine in cui le principali realtà cooperative, consapevoli di rappresentare una parte importante dell’economia regionale, evidenziano problematiche e richieste al mondo politico. «A cominciare dal fatto – commentano i rispettivi presidenti di Legacoop Fvg, Michela Vogrig, e di Confcooperative Fvg, Daniele Castagnaviz – che il referato alla cooperazione sia collocato nella prossima giunta nell’ambito di deleghe coerenti con l’attività e il carattere della cooperazione. E la scelta più logica – spiegano – sarebbero le Attività Produttive e non, come è accaduto nella scorsa legislatura, in quella dell’assessorato al Patrimonio».
E questo nella convinzione, proseguono i cooperatori, che sia «importante creare momenti di concertazione non estemporanei – chiariscono ancora Vogrig e Castagnaviz – rafforzando forme di partnership pubblico-privato nei quali la cooperazione può, proprio per le sue caratteristiche distintive che valorizzano un’economia sociale invece che estrattiva, portare un contributo in innovazione e sviluppo per l’intero sistema regionale».
Le richieste: scarsità della manodopera
Per il 40,6% delle imprese cooperative, la scarsità di manodopera è il principale ostacolo allo sviluppo dell’azienda e «in particolare, la carenza di personale – denunciano le associazioni – è particolarmente grave nel settore sociosanitario ed educativo». Da qui la richiesta di misure che incentivino percorsi di qualificazione e riqualificazione del personale e soluzioni normative a breve periodo, a partire dall’emergenza legata agli educatori professionali.
Le richieste: crisi demografica e dinamiche del mondo del lavoro
Il Friuli Venezia Giulia sta scontando un progressivo declino demografico e, senza nuovi flussi migratori, andrà incontro a una forte sofferenza. «Basti pensare – spiegano Vogrig e Castagnaviz – che nel prossimo ventennio, per effetto del pensionamento dei nati nel 1955-1975, per mantenere costante il numero di lavoratori in tutto il Nordest, servirebbe un saldo migratorio positivo per 50 mila unità ogni anno. È quindi fondamentale intervenire sulle politiche familiari e di conciliazione vita lavoro al fine di sostenere la natalità, allo stesso tempo considerando la necessità di un intervento nazionale sulle politiche migratorie che contribuisca a governare il fenomeno tenendo conto delle reali necessità del mondo del lavoro e della tutela delle persone migranti».
Le richieste: i workers buy-out.
Il “caso Wärtsilä” lo ha evidenziato in tutta la sua drammatica necessità. Servono sempre più misure che sostengano realtà in crisi grazie anche ai workers Buy-out, ovvero imprese recuperate dai lavoratori stessi. «I dati in nostro possesso – continuano Vogrig e Castagnaviz – certificano 221 aziende recuperate in Italia, 7 mila 500 lavoratori che hanno mantenuto il posto di lavoro con un ritorno netto per le casse pubbliche pari a circa 8 euro per ogni euro investito ed un investimento pro-capite di 11.894 euro per addetto. Importanti, ma comunque pochi casi rispetto al numero di crisi terminate con il sostanziale smantellamento dell’azienda e la dispersione delle competenze di lavoratrici e lavoratori».
Le richieste: lavoro e codice appalti
In vista della prossima revisione del codice degli appalti, per le cooperative è fondamentale cogliere l’opportunità per una riforma profonda e significativa che punti a valorizzare e promuovere le imprese della regione, attraverso misure di semplificazione e snellimento burocratico. «Al contempo – chiariscono i presidenti – aumentare la qualità dei lavori e servizi resi, promuovendo la cultura della sicurezza sul lavoro così come sulla qualità dello stesso».
Le richieste: Terzo Settore
La “Coprogrammazione” e “coprogettazione”, previste dall’articolo 55 del Codice del Terzo settore, per Legaccoop Fvg e Confcooperative Fvg devono costituire le basi di una modalità di partenariato stabile e competente tra la cooperazione sociale e la pubblica amministrazione. Da qui la necessità di promuovere le migliori azioni, di indirizzo, strategiche e culturali a sostegno del Partenariato Pubblico Privato, previsto dal Codice degli Appalti Pubblici e fino ad ora poco utilizzato dalle pubbliche amministrazioni, e del virtuoso processo di collaborazione tra l’ente pubblico e il privato nei campi in cui esso ha interesse a investire, puntando a valorizzare le risorse pubbliche messe a disposizione.
Le richieste: cooperative di comunità e comunità energetiche
La cooperazione regionale, sin dal gennaio 2021, ha proposto all’amministrazione regionale l’introduzione nell’ordinamento di una Legge regionale sulle cooperative di comunità, stendendo un testo di legge come base di discussione. L’auspicio è che il testo proposto possa ora rappresentare una base di partenza per un confronto sul tema che, per le associazioni, «potrebbe rappresentare un’opportunità di animazione territoriale e partecipazione sociale alla crescita della comunità, soprattutto in un momento in cui tale misura potrebbe sinergicamente contribuire anche all’avvio delle Comunità Energetiche per la gestione collettiva di energia prodotta da fonti rinnovabili».