Emergenza peste suina: tavolo Italia-Slovenia per prevenire il rischio tra cinghiali
Italia e Slovenia sono pronte a predisporre un piano congiunto per la prevenzione dell’insorgenza di focolai di peste suina africana lungo l’area transfrontaliera. Gli obiettivi della collaborazione sono stati condivisi oggi a Nova Gorica nel corso di un tavolo bilaterale promosso dalla Regione attraverso il servizio veterinario della direzione Salute in collaborazione con il servizio Caccia della direzione Risorse agroalimentari. All’incontro hanno preso parte l’Amministrazione regionale, rappresentata dall’assessore alle Risorse agroalimentari, e, tra gli altri, i presidenti dei sei distretti venatori confinari e, per parte slovena, i funzionari del servizio caccia del ministero dell’Agricoltura e quelli degli Enti forestali e dell’ente per la Sicurezza alimentare e dei Servizi veterinari.
La peste suina africana è un virus altamente infettivo e virulento che colpisce sia le popolazioni dei suini selvatici quanto i suini domestici e di allevamento. L’esigenza di attuare tutte le misure preventive per scongiurare il diffondersi della patologia è prioritaria alla luce degli enormi danni derivanti da eventuali infezioni.
La prevenzione sanitaria è dunque l’obiettivo principale della collaborazione che si intende consolidare attraverso un piano straordinario che definisca le misure da adottare sulle popolazioni selvatiche di ungulati, in maniera speculare su entrambi i territori confinanti.
Il tavolo ha preso in esame le linee guida emerse dalla conferenza internazionale sulla peste suina africana svoltasi a Varsavia nel 2018, che hanno indicato nello spopolamento di specifiche categorie di cinghiali, mirato in particolare a giovani femmine in età fertile, lo strumento efficace per garantire un maggior controllo della diffusione della malattia in caso di esplosione di un focolaio.
Il controllo della crescita della popolazione di ungulati selvatici è un fattore strategico per preservare la salute nelle zone dove la malattia non si è ancora manifestata (il focolaio più prossimo è stato segnalato in Ungheria). L’avvio di azioni comuni tra servizi veterinari e forestali e associazioni di cacciatori è quindi fondamentale ai fini della prevenzione sanitaria, così come la definizione di un piano venatorio straordinario che consenta un’azione transfrontaliera coordinata.
La fascia interessata dagli interventi di prevenzione è quella che va dalle Valli del Natisone (Udine) a Basovizza (Trieste) e interessa l’entroterra italiano e sloveno per qualche decina di chilometro a cavallo del confine.
Nelle prossime settimane le due direzioni regionali del Friuli Venezia Giulia e il Ministero sloveno proseguiranno gli incontri per definire gli aspetti amministrativi e giungere entro la fine dell’estate alla definizione del piano operativo.