Ennesimo grido dall’allarme di Confindustria Udine su porto Nogaro

Porto Nogaro è l’unico scalo portuale della provincia di Udine ed è fondamentale per i traffici delle industrie friulane: non possiamo permetterci di lasciarlo in uno stato di abbandono. È questo il grido di allarme che, ancora una volta, gli imprenditori di Confindustria Udine lanciano affinché possano essere risolte le attuali criticità che riducono fortemente la sua operatività, vanificando, tra l’altro, gli importanti lavori di dragaggio del canale a -7,5 metri, di sistemazione degli argini e di manutenzione della segnaletica luminosa effettuati dalla Regione Friuli Venezia Giulia negli ultimi anni. Al momento, per effetto dell’incagliamento di una nave avvenuta in prossimità dello sbocco a mare nel febbraio 2019, è vigente un’Ordinanza che limita a -5,5 metri il pescaggio, il che permette l’ingresso di navi di sole 4/5.000 tonnellate (particolarmente difficili da reperire sul mercato), a fronte di quelle da 8/10.000 tonnellate, che invece sarebbero in generale più efficienti nei trasporti e quindi ben più utili alla tipologia di imprese del nostro tessuto industriale che necessitano del porto. Questa situazione fa perdere ben 1 milione di tonnellate annue di merce da movimentare, a fronte di un volume di traffico che attualmente si aggira su 1,4 milioni di tonnellate. Questo significa che gli operatori sono costretti a dirottare le navi su altri scali (Marghera e addirittura Ravenna), oppure allo scalo di Monfalcone, che però per lunghi periodi nel corso dell’anno risulta intasato, con conseguente aumento dei costi derivanti da controstallie. Soluzioni, queste, tutte antieconomiche per gli operatori. Il ripristino dei fondali nel tratto oggetto di incagliamento continuerà ad essere inattuabile fino a che l’area non sarà oggetto di dissequestro da parte della Procura della Repubblica di Gorizia e solo in quel momento la Regione, che da tempo è impegnata attivamente su questo fronte con i suoi assessorati, potrà completare i dragaggi affinché vengano ripristinate le ottimali condizioni di pescaggio e quindi revocata l’Ordinanza che limita l’ingresso delle navi, permettendo un recupero di competitività alle nostre imprese già messe a dura prova dal periodo pandemico. Occorre agire subito per evitare che Porto Nogaro venga progressivamente abbandonato, con danni economici non solo alle industrie utenti dello scalo, ma a tutto il comparto economico che vi ruota intorno: case di spedizioni, operatori portuali, agenti marittimi, autotrasportatori, imprese di servizi, attività commerciali, ovvero l’intera economia della Bassa Friulana. La Regione è già pronta ad intervenire per quanto di sua competenza, con tempi stimati in 90 giorni per l’iter autorizzativo ed altrettanti 90 giorni per la materiale esecuzione dei lavori, ma occorre che l’area sia dissequestrata, altrimenti nulla si può iniziare. Ed è su questo punto che gli industriali sono allarmati, perché sono ormai più di due anni che la piccola porzione di canale sotto sequestro limita fortemente l’attività del porto, crea crescenti costi per le imprese, provocando anche effetti collaterali. L’economia e l’industria non possono quindi più aspettare: la Regione è pronta a fare il suo compito, ma occorre il semaforo verde dell’autorità giudiziaria, che però – a quanto è dato sapere -, non pare alle viste.