Enti locali: Shaurli, quella di Fedriga è la politica di Ponzio Pilato: “Avremo Regione più forte e comuni abbandonati”
“È Ponzio Pilato che si fa politica, la rinuncia a qualsiasi visione, a qualsiasi pensiero della nostra regione nel 2030. Avremo una regione più forte e accentratrice con i Comuni abbandonati e resi marginali”. Così il segretario regionale Pd Fvg Cristiano Shaurli, intervenendo in aula, ha definito la legge di riforma degli Enti locali che oggi ha iniziato il suo iter in Consiglio regionale.
Per l’esponente dem “è un insulto alla lingua italiana chiamare ‘riforma’ questa manciata di articoli che serve solo a fare narrazione, non risolve un problema né in termini di personale né sulla qualità dei servizi né sulla capacità di spesa dei nostri comuni. Questa riforma non ci farà fare nessun passo avanti e anzi torniamo indietro di vent’anni”.
“Il vero e unico dato politico – ha indicato Shaurli – è che la Lega pensa Comuni e Sindaci solo come erogatori di servizi: non c’è più nessuna visione di sviluppo del territorio, nessuna visione sovracomunale, nessun aiuto economico per i nostri Comuni. Si tornerà a rivolgersi col cappello in mano alla Giunta”.
Shaurli ha quindi ricordato le leggi della Regione Veneto e di Trento e Bolzano “che almeno hanno avuto il coraggio di scegliere, di costruire comunità di vallata o Unioni con funzioni in comune, mettendo insieme i piccoli Comuni e ovviamente mettendo risorse per aiutare le aggregazioni. Regioni che hanno esercitato una scelta, mentre qui in Friuli Venezia Giulia di fatto siamo alla ritirata”.
“L’ambizione dei comuni dovrebbe essere tenere assieme due cose, i servizi e la visione di sviluppo del proprio territorio, ma – ha spiegato Shaurli – in questi pochi articoli c’è una sola scelta politica del centrodestra e cioè che i comuni saranno solo e unicamente erogatori di servizi. La visione di sviluppo e programmazione dei territori per il centrodestra tornerà alle Province, ma intanto, visto che non sappiamo quante saranno e come saranno fatte, torneranno in Regione. Il timore fondato è che, come tutte le cose in Italia, ciò che è temporaneo diventa definitivo. Questi enti di decentramento regionale – ha concluso – ce li terremo fino al 2023, chi verrà dopo dovrà decidere cosa fare e per i nostri Comuni si ripartirà da capo”.