Fine vita, cassata la proposta di legge di iniziativa popolare. La Regione a trazione “destra” decide di non decidere con la scusa che la competenza è “nazionale”

Alla fine la proposta di legge di iniziativa popolare sul fine vita è stata cassata dalla Commissione Salute del Consiglio regionale, come previsto e prevedibile, l’intero centrodestra ha fatto prevalere la logica di schieramento nascondendo la propria volontà di non decidere dietro  a una presunta competenza nazionale sulla materia e non valutando la problematica in maniera  etica e umana, fatto che avrebbe dovuto guidare la coscienza dei consiglieri. Posizione davvero risibile  quella della “incompetenza” motivata “dall’evitare trattamenti differenti da Regione a Regione”, bizzarro se non altro perchè propugnata da chi sta promuovendo l’autonomia differenziata che sarà effettivamente l’anticamenra della creazione di sistemi regionali differenti e non solo in sanità. Ma tornando alla norma oggetto della scelta di ieri, come è noto, si  muoveva nell’ambito di una sentenza della Corte costituzionale di circa 5 anni fa che puntava a prevedere meccanismi e tempi affinché il servizio sanitario potesse darvi attuazione. Nel particolare si prevedeva l’istituzione di una Commissione medica multidisciplinare proprio perché la sentenza demandava a una struttura pubblica la verifica dei casi e la rispondenza ai requisiti stabiliti dai giudici. Paletti ben definiti: una patologia irreversibile, la insopportabile sofferenza fisica e psichica unita però alla piena capacità di intendere e volere come  presupposto per una  scelta libera e consapevole.  Laconico il commento di  Raffaella Barbieri  coordinatrice regionale dell’associazione   Liberi Subito FVG fra i promotori della legge di iniziativa popolare: Ieri il Friuli-Venezia Giulia avrebbe potuto dimostrarsi una Regione più civile dotandosi di una legge che avrebbe garantito procedure e tempi certi per le richieste di aiuto medico alla morte volontaria, in attuazione della sentenza 242/2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato/Antoniani. Ma d’altronde il presidente Fedriga mesi fa era stato chiaro “non legiferare è una scelta politica” e su questo siamo d’accordo, la scelta di una politica sorda alle richieste delle cittadine e dei cittadini, una politica completamente avulsa dalla realtà, una politica inerte anche di fronte ai moniti della stessa Corte Costituzionale. Le persone sofferenti dovranno continuare ad affrontare estenuanti battaglie legali per vedersi riconoscere un diritto già esistente nel nostro ordinamento, ma nonostante l’ostruzionismo delle istituzioni, il diritto rimane e l’Associazione Luca Coscioni continuerà a offrire supporto a chi volesse esercitarlo. Le oltre 8.000 firme raccolte non andranno perse, perché grazie alla campagna Liberi Subito abbiamo stimolato il confronto democratico su un tema molto sentito dalla popolazione e continueremo con le disobbedienze civili, con le mobilitazioni e con gli incontri informativi.