Forum del Terzo Settore del Friuli: valori, bussola per il futuro

“Il no profit del Friuli-V.G. può fare molto per il rinnovamento dell’economia”. In un momento storico in cui anche per il mondo imprenditoriale l’attenzione all’ambiente, alla responsabilità sociale d’impresa, ad una visione più equa e solidale della globalizzazione diventano parole d’ordine per il futuro,il Terzo settore, quello delle realtà “no profit”, può dare un contributo essenziale ed insostituibile al rinnovamento e all’innovazione della società e dell’economia del Friuli-Venezia Giulia e dell’Italia intera. Lo ha sottolineato Paolo Zenarolla, portavoce del Forum del Terzo settore, sintetizzando il senso del convegno “Sguardo sul Terzo Settore in Friuli-Venezia Giulia – Dialoghi con la pubblica amministrazione e l’impresa for profit” tenutosi venerdì 15
novembre nella cornice della sede di Confidustria Udine, su iniziativa di Forum del Terzo Settore del Friuli-Venezia Giulia, Infohandicap, Confindustria Udine e Animaimpresa.
Un punto di vista confermato, nel corso del dibattito, anche dal vicepresidente della Giunta regionale, Riccardo Riccardi, e dalla presidente di Confindustria Udine, Anna Mareschi Danieli, che hanno sottolineato soprattutto la centralità del tema ambientale. E il convegno udinese a permesso di riconoscersi meglio, primo passo per poi condividere, e aprire luoghi di confronto e percorsi di lavoro tra pubblica amministrazione, impresa e terzo settore. A partire dalla scrittura di regole di collaborazione nuove in grado di sostenere le sfide che ci attendono. Tanto più in Friuli-Venezia Giulia, in cui volontariato, promozione e cooperazione sociale hanno già ricoperto nei decenni passati un ruolo guida per tutta Italia.
Il Terzo Settore, in particolare, può offrire alle aziende “for profit” e alla pubblica amministrazione quelle “soft skills” che vengono sempre più considerate essenziali nella competizione economica. “La capacità di dialogare con i diversi attori sociali e di giungere a soluzioni innovative e condivise, un approccio di economia circolare verso l’ambiente capace di fare degli scarti nuove occasioni di rigenerazione, la capacità di promuovere nuove progettualità dal basso – ha sottolineato Zenarolla – sono tutte risorse che il Terzo Settore può condividere con gli altri comparti economici, affinché sensibilità ambientale e responsabilità sociale non si riducano a mere enunciazioni buone solo per un marketing di breve respiro. Se non si coglie la centralità di questa questione, rischiamo che l’acqua alta ci spazzi via mentre discutiamo piccoli aggiustamenti che non incidono sulla strutturalmente dei problemi di oggi. Questo vuol dire parlare di quali stili di vita proponiamo, di consumi responsabili, di mobilità innovativa ma anche di lavoro dignitoso e inclusivo, di riduzione delle disuguaglianze. Vuol dire condividere e diffondere una cultura rigenerativa che non sia rapace nei confronti dell’ambiente e promuova relazioni umane rispettose e nonviolente.”
Non è mancato, nell’analisi di Zenarolla, anche il monito per alcune derive che possono travolgere il Terzo Settore legate alla sua riforma in corso: “La sacrosanta necessità di garantire la trasparenza, rischia di trasformare i soggetti della società civile organizzata in enti strutturati che perdono la freschezza e l’elasticità che contraddistinguono questo settore. Connesso a questo c’è il rischio che molte associazioni scelgano di non entrare nel contenitore creato dalla riforma e di non chiedere il riconoscimento come Enti del Terzo Settore e questo potrebbe depotenziare la riforma stessa, se le energie migliori della società restano fuori dal nuovo registro”.