Fotovoltaico: Pozzo-Martines (Pd), Regione debole su megaparco a Carlino

«Quanto accade a Carlino dimostra che la situazione sul fotovoltaico sui terreni agricoli è fuori controllo e che su questo vi è assoluta debolezza da parte della Regione. Servono misure forti, è impensabile che un Comune da 2.700 abitanti si possa trovare con un mega impianto da 35 ettari». Lo affermano i consiglieri regionali Massimiliano Pozzo e Francesco Martines (Pd) commentando la notizia del progetto presentato da un’impresa di Milano per la realizzazione di un mega impianto agrivoltaico per la produzione di energia, tra Carlino e San Giorgio di Nogaro.

«Già nella scorsa legislatura il Partito democratico, proprio per il proliferare di mega impianti, aveva avanzato una proposta di legge per governare situazioni come quella che si è creata a Carlino, ma fu cassata dal centrodestra» ricordano Pozzo e Martines rammentando poi la mozione di febbraio da parte di alcuni esponenti della maggioranza regionale «convinti di aver limitato con un atto di indirizzo l’utilizzo dei terreni agricoli. Ricordiamo anche le dichiarazioni dell’assessore Scoccimarro ad aprile quando è stata approvata una norma che avrebbe dovuto fissare dei paletti sull’uso dei terreni? Tutte azioni deboli» commentano i due dem. Al momento della discussione, continuano, «avvertimmo che quei provvedimenti non avrebbero avuto efficacia sui molti impianti già autorizzati, ne avrebbero bloccato o regolamentato quelli nuovi».

Nei giorni in cui si discute del piano energetico regionale con, tra l’altro, la necessità per la Regione di individuare le aree idonee seguendo il recente decreto ministeriale, «siamo davanti all’ennesimo esempio di situazione fuori controllo. Che tutele ambientali e paesaggistiche ci saranno per Carlino? Quali saranno i controlli e quali i benefici energetici per la popolazione?

Gli obiettivi della transizione energetica – concludono – vanno perseguiti, ma tenendo conto dei territori e facendo in modo che i benefici non siano per pochi investitori privati, ma siano diffusi tra la popolazione, per esempio attivando le comunità energetiche».