Francescon (Pd Fvg): per fare figli servono condizioni economiche e lavorative
“Invitiamo la destra a una narrazione più prudente e attenta, sui dati positivi dell’occupazione e anche sulle misure per sostenere la natalità che il titolare del Mef vorrebbe lanciare come proposta da inserire nella manovra di bilancio”. La responsabile regionale Lavoro del Pd Fvg Valentina Francescon interviene a seguito dell’idea del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, di inserire in manovra una misura per contrastare la denatalità rimodulando 5-6 miliardi di detrazioni fiscali per agevolare chi ha figli, a danno di chi non ne ha.
“Se l’aumento del tasso di occupazione non è corrisposto a un miglioramento della qualità del lavoro e della vita dei lavoratori – osserva la dirigente dem – è altrettanto vero che i sussidi alle famiglie non si sono rivelati sufficienti a convincere le coppie a fare figli. Lasciamo perdere che non ci sono le risorse e tutto finirà in una bolla di sapone. Ma, nello specifico di quest’ultima idea di Giorgetti, gli andrebbe chiesto come pensa di incentivare la natalità se l’aumento delle detrazioni è per chi ha già almeno due figli e non si tiene conto del reddito disponibile? Cristallizzare lo status quo è specifico di questa destra incapace di progettare il domani”.
“Per essere efficaci e non puramente propagandistici è necessario ampliare lo sguardo e – aggiunge Francescon – orientare le politiche alla creazione delle condizioni, economiche e lavorative, per consentire alle coppie di immaginare la nascita dei figli, aggredendo tutte quelle situazioni che mal si conciliano con progetti di vita e familiari stabili, tra cui – puntualizza l’esponente dem – la precarietà, la povertà lavorativa, il welfare insufficiente”.
“La situazione ci è resa chiara anche dall’esperienza della Regione Friuli Venezia Giulia dove – spiega Francescon – la propensione all’espatrio dei giovani laureati supera il 35% e da cui negli ultimi 20 anni sono emigrati circa 20 mila giovani tra i 18 e i 34 anni, dove sono in rilevante aumento i contratti di lavoro a tempo determinato e in somministrazione e le richieste di CIG, dove le donne, più precarie e meno retribuite rispetto agli uomini, sono ulteriormente penalizzate se diventano madri”.