Fvg 18.500 assunzioni in più, superati i livelli pre Covid. In forte aumento anche le cessazioni: +40%
Nel primo semestre del 2022 il numero di assunzioni in Friuli Venezia Giulia nel settore privato (esclusi i lavoratori domestici e gli operai agricoli) è aumentato del 27,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (da 67.500 a 86.000, circa 18.500 unità in più). Le rende noto il ricercatore dell’Ires Fvg Alessandro Russo che ha rielaborato dati Inps. La crescita ha riguardato tutte le principali tipologie contrattuali; in termini percentuali è stata particolarmente accentuata per i rapporti a tempo indeterminato, che sono cresciuti di quasi il 50% rispetto al primo semestre 2021 (da 8.600 a 12.700). Per una corretta lettura dei dati bisogna considerare che la prima parte dello scorso anno era ancora caratterizzata dalle restrizioni introdotte per fronteggiare l’emergenza sanitaria, che hanno penalizzato diversi settori, in particolare quello turistico e della ristorazione. Inoltre, i dati illustrati non fotografano ancora l’attuale clima di incertezza e le criticità che già si preannunciano per quanto concerne l’inflazione, la perdita di potere d’acquisto delle famiglie e la crisi energetica. Il numero complessivo di assunzioni registrato nei primi sei mesi dell’anno in regione è risultato comunque superiore (di oltre 7.000 unità) anche a quello del primo semestre 2019, l’anno precedente alla pandemia.
Le differenze territoriali
Trieste (+39%) e Udine (+29,5%) presentano gli incrementi relativi di maggiore entità; Pordenone (+20,8%) e Gorizia (+18,9%) evidenziano degli incrementi comunque rilevanti, anche se inferiori. L’area isontina è quella dove l’aumento delle assunzioni a tempo indeterminato è stato più sostenuto (+58,4%). Si può inoltre sottolineare che nella provincia giuliana si riscontra la percentuale più elevata di rapporti a termine (il 46,2% del totale nei primi sei mesi dell’anno), data la spiccata vocazione terziaria del tessuto produttivo locale, mentre i contratti stagionali sono particolarmente diffusi nelle località turistiche delle province di Udine e Gorizia (in entrambi i casi danno conto di circa un quinto del totale). La provincia di Pordenone è infine quella dove sono più frequenti i rapporti di lavoro in somministrazione (30,1% del totale), in virtù della notevole specializzazione manifatturiera.
Le dimissioni dei lavoratori
Tra gennaio e giugno 2022, informa ancora Russo, sono aumentate anche le interruzioni dei rapporti di lavoro (da 49.000 a 68.000, quasi il 40% in più). Le dimissioni dei lavoratori sono sempre più diffuse e costituiscono la motivazione di gran lunga principale della conclusione dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato. Nel 2014 le dimissioni davano conto di poco meno della metà di tutte le cessazioni a tempo indeterminato, a partire dal 2021 la loro incidenza supera il 75% (nei primi sei mesi di quest’anno è stata pari al 75,7%). In provincia di Pordenone nell’ultimo biennio tale incidenza ha superato l’80% ed è una tra le più elevate d’Italia assieme a tre province venete: Treviso, Vicenza e Belluno. Questo risultato sembra confermare che il Nordest rimane una delle aree del Paese più dinamiche dal punto di vista economico e dove maggiori sono le opportunità per chi vuole cambiare occupazione.
Le cessazioni di natura economica hanno un peso sempre minore, da quasi il 40% nel 2014 a valori vicini al 10% nell’ultimo triennio, anche per effetto del blocco dei licenziamenti che era stato deciso dal Governo. Nel tempo è invece aumentata il peso dei licenziamenti disciplinari dei lavoratori a tempo indeterminato (dal 2,5% del totale nel 2014, all’attuale 6,1%).
Le aperture di partite Iva
Nella nostra regione, nei primi sei mesi dell’anno, il numero di aperture di partite Iva è diminuito del 21,8% rispetto al primo semestre 2022. L’area giuliana è l’unica che mostra un incremento (+6,9%), mentre a livello nazionale la variazione è stata pari a -6,3%. Il calo si è concentrato nella provincia di Gorizia (-68,9%), che l’anno scorso aveva registrato un anomalo incremento di aperture da parte di soggetti non residenti operanti nel commercio online. Questo fenomeno si era infatti concentrato nelle province di Milano, Treviso e Gorizia, rispecchiando probabilmente la localizzazione delle società specializzate che agiscono come rappresentanti fiscali dei soggetti non residenti, occupandosi degli adempimenti in materia di imposta sul valore aggiunto. Non a caso le diminuzioni di maggiore entità a livello nazionale nel 2022 si sono riscontrate proprio a Treviso (-6.279 aperture), a Milano (-5.893) e appunto a Gorizia (-1.256).