Gestione della sanità del Fvg come circo equestre, non mancano domatori, equilibristi, prestigiatori e perfino pagliacci

Sinceramente destava una certa curiosità come sarebbe stata accolta e “parata” la dura j’accuse dei sindacati della dirigenza medica diffusa ieri e che, anche se in qualche modo stemperata. resta una pesantissima accusa nei confronti della attuale gestione della sanità regionale del Fvg. Stemperata da un “tutti colpevoli nessun colpevole” identificando in colpe generali della politica presente e passata l’attuale disastro,  un quadro desolante. Quadro di cui fra l’altro i cittadini, anzi gli ammalati, del Fvg si erano accorti da tempo. Difficile dire se la soluzione è quella prospettata dall’intersindacale medica, di certo hanno ragione quando affermano che le associazioni sindacali della dirigenza (non solo quelle aggiungiamo noi) sono considerate utili soltanto quando approvano, ma inutili o da ignorare quando criticano o suggeriscono modifiche alle decisioni politiche. “Assai spesso i loro pareri negativi ( si legge) vengono addirittura identificati o additati come prodotto di conflittualità e difesa corporativistica. I risultati del mancato ascolto sono purtroppo evidenti a distanza, con rilevanti effetti negativi sul sistema sanitario regionale, mentre molte problematiche di questi anni avrebbero potuto essere evitate o ridotte con un maggiore coinvolgimento di queste associazioni da parte dei decisori politici, e con un minor ricorso a proclami e promesse non mantenute”. Comprendiamo il tentativo dei medici di spalmare le responsabilità, anche se è ingeneroso farlo a 360 gradi con una ricostruzione storica piuttosto sintetica ed orfana di molti passaggi, perchè anche se condivisibile su alcuni passi, non cancella per nulla le responsabilità del presente. Basti pensare al gioco delle tre carte attuato ieri dall’assessore Riccardi che come un prestigiatore scambia dirigenti generali delle aziende sanitarie come fossero figurine, lasciando intatti i problemi, in una logica che lascia basiti per la spregiudicatezza da “baro del Far West”, manca solo che sfoderi una Derringer da sotto il tappeto verde e il paradossale quadretto cinematografico sarebbe completo. Del resto il problema sembra non di “strutture”, ma soprattutto di poltrone. Basti pensare che nelle delibere di nomina/scambio dei due direttori generali Polimeni all’ Arcs e Tonutti all’ Asfo di Pordenone, si legge: «nella vigenza del contratto individuale sono sopravvenute esigenze organizzative, tecniche o gestionali che hanno richiesto di assegnare il professionista all’incarico di direttore generale di altro ente del servizio sanitario regionale». Non una parola sulle fibrillazioni sindacali che rischiavano di mandare l’azienda pordenonese all’infarto. Ovviamente sempre nella logica dello scambio alla pari, anche i due “vice” dei Direttori vengono scambiati: Riccardo Mario Paoli, arrivato a Pordenone con Polimeni come direttore amministrativo, andrà all’Arcs a ricoprire lo stesso incarico, a Pordenone viceversa, dall’ente di coordinamento Arcs, arriverà Elena Cussigh. Insomma un gioco delle figurine in piena regola dove uno vale l’altro o se preferite una quadriglia con Riccardi nel ruolo di coreografo gran cerimoniere. Il tutto per mantenere in piedi gli equilibri che l’assessore si era prefissato fin dal suo insediamento, se è vero quanto affermano le sigle sindacali quando spiegano che l’attuale giunta “pur avendo a disposizione alcune tra le migliori professionalità del management sanitario, ha preferito fare scelte diverse lasciando che 4-5 tra i più brillanti Direttori generali italiani andassero a fare la fortuna di altre regioni, dal Veneto al Lazio, dalla Lombardia all’Emilia Romagna con risultati talora clamorosi (si veda la performance della Regione Lazio durante la pandemia)” per poi collocare figure certamente gradite all’assessore ma dall’imbarazzante caratura. Giudizio negativo tanto profondo da far affermare ai dirigenti medici: “L’errore più grave è stato probabilmente proporre alla guida dei nuovi Enti dirigenti i cui curricula, in molti casi, non sono all’altezza della complessità” per poi affermare nel medesimo documento l’esistenza di: “percorsi misteriosi e sorprendenti che caratterizzano la produzione degli atti aziendali, tutti recentemente bocciati per essere poi incredibilmente annunciati come approvati”. Dinnanzi a tale tsunami quale è la scelta difensiva dell’assessore Riccardo Riccardi, nessuna, il silenzio, almeno direttamente, tanto da costringere il Messaggero Veneto in genere sensibile ai suggerimenti dell’assessore, orfano di dichiarazioni, a virare su Maria Sandra Telesca che dal 2013 al 2018 era titolare dell’assessorato alla Salute. Abile mossa per avvalorare con delicatezza, la tesi che è “tutta colpa di chi ci ha preseduto” mantra che per mesi abbiamo sentito da Riccardi in ogni occasione difensiva, perchè è noto, lui non sbaglia mai. Del resto l’assist era stato dato proprio dalla intersindacale medica, come non approfittarne, sempre nella logica di “tanti colpevoli nessun colpevole”. Ma c’è di più a rispondere ai medici oggi ci pensa Asugi che con ineffabile efficienza si schiera immediatamente a difesa dell’assessore spedendo alle organizzazioni sindacali una sdegnata nota. Si legge testualmente: Nella seduta del 9 maggio u.s. è stata portata all’attenzione del Collegio di Direzione di ASUGI la Vostra nota dell’8 maggio u.s. ad oggetto “In difesa della Sanità Pubblica e dei Professionisti della Salute”. Questo Collegio, all’unanimità di tutte le sue componenti, ritiene doveroso prendere fin da subito le più nette distanze da un documento che per le generiche affermazioni, infondate e stucchevoli, ivi contenute, considera irricevibile e non commentabile. Conferma, invece con fermezza, l’impegno costante nel procedere in maniera spedita lungo i delicati snodi della vita aziendale con spirito di unità, continuando, responsabilmente come sempre fatto, a basarsi sul merito, con la massima attenzione alla qualità dei percorsi di cura, integrazione, didattica e ricerca. Sottolinea, ìnfine, il clima di assoluta collaborazione e sinergico arricchimento tra la componente ospedaliera e la componente universitaria che da almeno un decennio caratterizza la nostra Azienda, orgoglìosamente prima in Ital ta a concretizzare la moderna e non pitt procrastinabile fusione tra ospedale, università e territorio. Cordiali saluti. IL PRESIDENTE DEL COLLEGIO DI DIREZIONE dott. Antonio Poggiana”
Che dire sembra che al fondo non ci sia fine, le provano davvero tutte per puntellare Riccardi mentre su di lui pende la mozione di sfiducia di tutte le opposizioni  che dovrebbe andare in aula entro la fine del mese. Ma viste le premesse è facile prevedere che il Fvg per liberarsi di cotanto assessore e l’intero circo equestre che l’accompagna,  dovrà attendere la prossima scadenza elettorale. Se poi i cittadini elettori avranno la mente obnubilata e non gli sarà bastata una legislatura per capire, vorrà dire che occorrerà, chi potrà farlo, dotarsi di una bella assicurazione sanitaria privata. Fabio Folisi

 

Impietosa analisi storica sulla sanità Fvg dalla Dirigenza Medica che si schiera in difesa del Pubblico