Giardini di libertà e silos di privazione al Triestebookfest

Venerdì 21 maggio il weekend del Triestebookfest partirà dall’Antico Caffè San Marco per poi spostarsi, nel pomeriggio, all’Auditorium del Museo Revoltella, sul cui palco si svolgeranno gli appuntamenti delle ultime giornate di festival. Gli eventi saranno proposti in doppia modalità, in diretta streaming sui canali social del Triestebookfest, e anche con la presenza, contingentata, del pubblico. Per partecipare in presenza agli incontri, ai laboratori e alle passeggiate è obbligatoria la prenotazione, fino a esaurimento dei posti, al numero +393314373087 (anche via WhatsApp). Il programma si aprirà alle 11, all’insegna della narrativa per ragazzi, con un ultimo evento al San Marco in presenza. La scrittrice Annamaria Zennaro Marsi in dialogo con il giornalista Nicolò Giraldi presenterà il suo “Vita a palazzo Silos” (White Cocal Press, 2021), il racconto autobiografico dell’esodo istriano visto con gli occhi di una bambina. Deposito di granaglie e terminale ferroviario ai tempi dell’impero austroungarico, nel secondo dopoguerra il Silos di Trieste ospitò gli esuli istriani, giuliani e dalmati. In ciascun piano lo spazio era suddiviso, con pareti di legno, in tanti piccoli scomparti famigliari, che si susseguivano come celle di un alveare. Annamaria, esule da Cherso con la sua famiglia, vi giunse nel 1948: la sistemazione avrebbe dovuto essere provvisoria, ma si protrasse fino al 1955. Quei sette lunghi anni a cavallo tra l’infanzia e l’adolescenza Annamaria li spese lì. Con gli occhi di quella bambina l’autrice accompagna il lettore alla scoperta della vita quotidiana nel Silos, contenitore di anime disperate, divise tra il desiderio di poter un giorno fare ritorno alle proprie terre e la voglia di guardare avanti. Il libro, oltre a fotografie originali dell’autrice, contiene anche quindici video dell’epoca, accessibili tramite i QR code inseriti nel testo.

Nel pomeriggio ci si sposterà nell’Auditorium del Museo Revoltella, dove il festival proseguirà per tutto il weekend, sempre in doppia modalità, in diretta streaming e in presenza, se possibile. Dal palco dell’Auditorium, dopo i saluti delle autorità previsti alle 16.30, alle 17 lo scrittore Pino Roveredo, in dialogo con lo scrittore e giornalista Corrado Premuda, parlerà di libertà basandosi sulla propria esperienza di vita, a partire dal suo ultimo romanzo di prossima uscita, fortemente autobiografico, “I ragazzi della via Pascoli” (Bompiani, 2021). Il libro racconta l’infanzia dell’autore e del suo gemello a Trieste, vicino al Camposanto, nella casa di mamma Evelina e papà Sisto. L’amore nella casa del silenzio si muove furtivo: i genitori dei gemelli sono sordomuti da sempre. Pino e Rino, noti a tutti nel rione come i figli dei muti, crescono in quel silenzio in cui pure imparano a parlare, che è per loro la normalità. L’infanzia è serena fino ai sei anni, quando una zia benintenzionata sottrae i gemelli ai genitori per affidarli a un ente di assistenza.

Alle 18.30 chiuderà la giornata la scrittrice e traduttrice Laila Wadia, indiana di origine e triestina d’adozione, che parlerà, basandosi sulla propria esperienza personale e sulle proprie opere – l’ultima è “Il giardino dei frangipane” (Oligo Editore, 2020) -, del diritto all’autodeterminazione e della libertà femminile. L’incontro s’intitola “Un giardino di libertà” e a dialogare con l’autrice sarà la programmista-regista Rai Daniela Picoi. “Il giardino dei frangipane” racconta la vita di Kumari, giovane orfana indiana immigrata in Italia. E’ un romanzo post-coloniale in cui l’autrice scava nella “doppia assenza” e nella “doppia appartenenza” in cui vivono tanti cittadini del mondo d’oggi, sospesi tra una madrepatria lontana e una nuova identità. “Si può appartenere a uno o più luoghi. E se la residenza è il posto dove metti la testa su un cuscino e apri un conto in banca, la casa è l’archivio del tuo cuore”, scrive Wadia, che non a caso si definisce una narrastorie plurilingue e brez meja.