Giorno della memoria, celebrazione a Udine. Tanti giovani presenti per non dimenticare la cieca violenza nazi-fascista

C’era un buon clima ieri a Udine nel corso della celebrazione davanti al monumento dei deportatidi Viale della Vittoria, per il giorno della memoria con la deposizione delle corone in omaggio a quanti non sono ritornati dai lager nazisti. Parliamo di un ottimo clima non meteorologico ovviamente, ma soprattutto dato dal fatto, che dopo molti anni, erano presenti tanti i giovani. Studenti delle scuole superiori udinesi che sono la speranza concreta che la memoria di quanto accaduto nella prima metà del secolo scorso non passi nel dimenticatoio e che anzi rafforzi la nostra democrazia, oggi a dura prova come forse non mai dal dopoguerra. Ed anche se a qualche acefalo quella cerimonia poteva apparire come un raduno di “pericolosi amanti della costituzione”, di quelli che gridano “Viva l’Italia antifascista!” per fortuna a nessuno è venuto in mente di far intervenire le forze dell’ordine per identificare i presenti. Scusate l’inciso ironico, ma non è poco  stigmatizzare quanto recentemente accaduto al Teatro alla Scala di Milano. Oggi appellarsi alla resistenza e all’antifascismo a quanto pare, fa rizzare le antenne, sobbalzare in piedi e sgranare gli occhi ad alcuni esponenti di governo (che dimenticano di aver giurato sulla Costituzione) e purtroppo anche ad alcune cariche istituzionali che, a rinnegare la loro fede fascista, proprio non ci pensano proprio. Parliamo di chi la storia vorrebbe riscriverla infarcendola di false verità.
Tornando alla manifestazione di Viale della Vittoria i contenuti sono stati sottolineati da Marco Balestra, presidente dell’Aned di Udine e dal sindaco di Udine Alberto Felice De Toni, I due interventi ufficiali sono stati preceduti dalla lettura di un documento, “Il giuramento di Mauthausen” nel quale anche oggi si può leggere la giusta via antifascista che venne tracciata dal sacrificio di quanti si opposero alle follie del fascismo e del nazismo pagandone un prezzo altissimo.

Era il 16 maggio 1945 e in occasione del rimpatrio del primo contingente di deportati si tenne sul piazzale dell’appello una grande manifestazione antinazista, al termine della quale fu approvato il testo dell’appello, noto come il “Giuramento di Mauthausen”:
«Si aprono le porte di uno dei campi peggiori e più insanguinati: quello di Mauthausen. Stiamo per ritornare nei nostri paesi liberati dal fascismo, sparsi in tutte le direzioni. I detenuti liberi, ancora ieri minacciati di morte dalle mani dei boia della bestia nazista, ringraziano dal più profondo del loro cuore per l’avvenuta liberazione le vittoriose nazioni alleate, e saluta no tutti i popoli con il grido della libertà riconquistata. La pluriennale permanenza nel campo ha rafforzato in noi la consapevolezza del valore della fratellanza tra i popoli.
«Fedeli a questi ideali giuriamo di continuare a combattere, solidali e uniti, contro l’imperialismo e contro l’istigazione tra i popoli. Così come con gli sforzi comuni di tutti i popoli il mondo ha saputo liberarsi dalla minaccia della prepotenza hitleriana, dobbiamo considerare la libertà conseguita con la lotta come un bene comune di tutti i popoli. La pace e la libertà sono garanti della felicità dei popoli, e la ricostruzione del mondo su nuove basi di giustizia sociale e nazionale è la sola via per la collaborazione pacifica tra stati e popoli. Dopo aver conseguito l’agognata nostra libertà e dopo che i nostri paesi sono riusciti a liberarsi con la lotta, vogliamo:
conservare nella nostra memoria la solidarietà internazionale del campo e trarne i dovuti insegnamenti;
percorrere una strada comune: quella della libertà indispensabile di tutti i popoli, del rispetto reciproco, della collaborazione nella grande opera di costruzione di un mondo nuovo, libero, giusto per tutti;
«ricorderemo sempre quanti cruenti sacrifici la conquista di questo nuovo mondo è costata a tutte le nazioni.
«Nel ricordo del sangue versato da tutti i popoli, nel ricordo dei milioni di fratelli assassinati dal nazifascismo, giuriamo di non abbandonare mai questa strada. Vogliamo erigere il più bel monumento che si possa dedicare ai soldati caduti per la libertà sulle basi sicure della comunità internazionale: il mondo degli uomini liberi! «Ci rivolgiamo al mondo intero, gridando: aiutateci in questa opera! «Evviva la solidarietà internazionale! «Evviva la libertà!»
Ebbene forse mai come in questi tempi complicati e contraddittori con nuove guerre e violenze alle porte dell’Europa e simboli che mai avremmo voluto rivedere perfino in qualche modo legalizzati, quelle parole non solo hanno un senso, ma dovrebbero diventare pratica comune assieme la ricordo che l’Italia della Costituzione repubblicana è nata dalla Resistenza al Fascismo e al Nazismo. Consapevolezza che è apparsa ben chiara anche dai messaggi letti dagli studenti che hanno concluso la manifestazione con i loro interventi.