I misteri della presenza di Danieli in Myanmar
C’è infatti un piccolo giallo ennesimo giallo che riguarda la Danieli di Buttrio. Non ci riferiamo alle accuse che sono arrivare da Kiev relative a forniture alla Russia di cui abbiamo già parlato il mese scorso https://friulisera.it/dallucraina-nuove-accuse-alla-danieli-fornisce-ai-russi-attrezzature-per-sottomarini-e-carri-armati-lazienda-nessuna-produzione-diretta/ al fatto che fonti dell’opposizione al regime birmano hanno lanciato l’allarme che l’azienda italiana che opera in Myanmar da diversi anni e che sembrava aver chiuso le attività dopo il golpe, avrebbe riaperto. Un giallo perché guardando le fonti aperte, risultano in effetti due indirizzi a Yangon (Aye Yeik Thar 1 Street e Pyi Thar Yar St) che sono pochissimo distanti nel centro dell’ex capitale.
Il fatto è che ci sono una serie di strane coincidenze su cui sarebbe stato utile avere chiarimenti dall’azienda. A fine agosto 2021, a sette mesi dal golpe militare di febbraio, il capo dell’esercito e del governo generale Min Aung Hlaing annunciava la riapertura dell’acciaieria Myingyan. Circa un mese dopo, il 24 settembre, pur avendo già una filiale in Myanmar, Danieli registra una nuova società estera nel Paese con un nome che poco si discosta dal brand della vecchia (che sembrerebbe inattiva essendo il Myanmar sottoposto a sanzioni). Qui sta l’interrogativo. È insolito per un’azienda già registrata metterne in piedi un’altra nello stesso posto. Le voci raccolte tra la dissidenza birmana sostengono che il governo militare non possa aprire l’acciaieria di Myingyan senza l’assistenza tecnica di Danieli. I documenti raccontano che la nuova registrazione di settembre è stata fatta al Directorate of Investment and Company Administration (Dica) e, sempre secondo fonti dell’opposizione, sono inconfutabili visto che provengono dallo stesso database utilizzato da un Paese terzo per imporre le sanzioni.