Dall’Ucraina nuove accuse alla Danieli: “fornisce ai russi attrezzature per sottomarini e carri armati”. L’azienda: “Nessuna produzione diretta”

L’Ucraina attacca la Danieli di Buttrio ufficialmente su Twitter “Dà ai russi attrezzature per sottomarini e carri armati” dice in estrema sintesi un tweet che arriva dal ministero della Difesa guidato da Oleksij Reznikov: “Dopo quattro mesi di guerra su larga scala, l’italiana Danieli collabora ancora con gli stabilimenti russi, fornendo attrezzature per la produzione di sottomarini nucleari e blindature per carri armati”. Questo il testo della dichiarazione che ha riproposto l’accusa che era già emersa nei mesi scorsi e che parte dal fatto che il gruppo ha un portafoglio ordini con la Russia superiore ai 4 miliardi di euro ed ha numerosi interessi nel mercato russo. “Sostenere il complesso militare russo è contrario a considerazioni legali e morali”, ha aggiunto il ministro della Difesa Oleksiy Reznikov. Non è un mistero che l’azienda friulana in Russia ha tre sedi: la Danieli Volga LLC a Dzeržinsk (unità produttiva, design center e service center), la Danieli Volga Branch a Magnitogorsk (service center) e la Danieli Russia Engineering LLC (service center) a Mosca, ma va aggiunto che la Russia non è l’unico cliente internazionale, la Danieli& C. Officine Meccaniche SpA, in qualità di leader mondiale nella produzione di impianti siderurgici ha sedi in tutto il mondo e siti produttivi dalla Francia, al Brasile e perfino in Cina, dall’India alla Thailandia e al Giappone. Nei mesi scorsi era stata la macchina della propaganda ucraina ad operare entrando direttamente nelle case, anzi nei social degli italiani. Lo aveva fatto tramite post Facebook sponsorizzati da parte di associazioni ucraine che denunciavano le aziende che a loro dire supportavano la guerra. La sponsorizzazione veniva targettizzata per area geografica così in Friuli era arrivata a molti l’immagine del logo della Danieli di Buttrio sporco di sangue. Aprendo il testo in inglese si leggeva: “Sta alimentando la guerra in Ucraina” nn mancava nel post la classica “torta” dei profitti con la scritta “Da qui deriva il 14% dei ricavi del Gruppo Danieli ” vendite in Russia VALE IL 14%. In sostanza si accusa l’azienda friulana e con questa parecchi decine di altre aziende europee di continuare nei propri affari in barba all’embargo. La cosa dopo quella fiammata propagandistica si era fermata ma oggi a parlare è il ministero della Difesa ucraino una ufficialità, pur solo su Twitter che ha provocato l’immediata replica del gruppo Danieli: “Le attività non contemplano in alcuno modo la produzione diretta di materiale bellico e i contratti stipulati non prevedono mai il coinvolgimento nelle scelte di produzione dei clienti”, spiega Danieli lasciando però un ombra di inevitabile  ambiguità che aggiunge: “La società è tra i maggiori produttori a livello mondiale di macchine e impianti per l’industria metallurgica e la gamma di prodotti del Gruppo comprende macchine, impianti e processi per tutti i cicli produttivi dell’acciaio e dei metalli non ferrosi, dal trattamento dei minerali e del rottame fino ai prodotti finiti piani e lunghi”. Non c’è invece la produzione bellica. La Danieli informa di aver “messo in atto tutte le misure necessarie a conformare le proprie attività ai provvedimenti adottati dall’Italia e dall’Unione Europea”, dopo lo scoppio della guerra. “Tali misure sono state applicate senza indugio a persone, entità e società oggetto delle sanzioni. Inoltre, la Società è impegnata sul fronte dell’emergenza umanitaria e sta fornendo un aiuto concreto alla popolazione coinvolta nella guerra in Ucraina. I dipendenti impiegati nell’ufficio tecnico del Gruppo Danieli a Dnipro, chiuso attualmente, sono stati portati al sicuro, assieme alle rispettive famiglie, e la società ha organizzato trasporto e accoglienza per circa cento persone presso il Campus Danieli in Friuli Venezia Giulia”. Il comunicato si conclude con la “diffida dal pubblicare ulteriormente notizie errate e/o false idonee”. Ma in realtà che qualcosa non quadrasse lo aveva già affermato ad aprile la società di lobbying e comunicazione internazionale Truman aveva denunciato: “Una azienda italiana aiuta la Russia a fabbricare reattori nucleari per sottomarini e armature per carri armati”. La ricostruzione di Truman che si definisce Economic Security Council  era dettagliata. “Danieli fornisce i suoi servizi a numerose compagnie russe. Una di queste è lo stabilimento metallurgico di Viksun, che produce tubi per il Nord Stream II. Danieli continua a collaborare con la Kamensk-Uralsky Metallurgical Works, che produce parti specifiche per aerei russi. Questa azienda appartiene a un magnate russo Viktor Vekselberg che è sotto sanzioni”. Inoltre, “Danieli mantiene anche rapporti d’affari con un altro russo sanzionato, Alexei Mordashov, il proprietario di Severstal”, nonché con l’azienda Corporatsiya Krasnyi Oktyabr, che sarebbe “uno dei maggiori produttori di acciaio del paese, che produce recipienti a pressione per reattori nucleari di sottomarini russi e armature per i carri armati russi T-14”. Infine, sempre secondo quanto riportato nel comunicato di Truman, un gruppo di volontari ucraini, avrebbe creato un sito web “per pubblicare tutte le informazioni su come Danieli continua a lavorare con la Russia e il regime del Cremlino”. A questo punto “Danieli ha accusato i volontari di sottrarre le sue informazioni personali sensibili e ha assunto gli esperti di sicurezza informatica IntSight dagli Stati Uniti”. Ovviamente è difficile confermare le affermazioni della Truman respinte ovviamente dalla Danieli, probabilmente più che prove sono interpretazioni che partono dalla constatazione che non è facile tagliare ogni relazione quando in ballo ci sono contratti miliardari che prima della guerra e del conseguente embargo internazionale non solo erano leciti ma accolti con entusiasmo dai mercati. Del resto all’inizio dell’anno la Danieli aveva ottenuto due importanti commesse per la costruzione di impianti siderurgici. Dalla società siderurgica russa Balakovo ha ottenuto l’ordine di realizzare un nuovo impianto green per la produzione di rotaie, travi e profilati. Si tratta di un progetto dal valore di circa 250 milioni di euro. La seconda commessa veniva dal gruppo Magnitogorsk Iron&Steel Works (Mmk), un ordine da circa 120 milioni di euro per la fornitura di tecnologie per l’installazione di quattro nuovi forni di riscaldo. In precedenza la multinazionale friulana aveva ottenuto l’appalto per costruire la prima acciaieria green in Russia, un impianto del valore di 430 milioni di euro per conto della OMK, uno dei leader della siderurgia nel paese. All’inizio di settembre 2021 la firma del contratto, ha ricordato oggi Il Fatto Quotidiano, era stata trasmessa in videoconferenza, con la partecipazione del presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, il presidente della Danieli, ingegner Gianpietro Benedetti, il ministro dell’Industria della Federazione russa Denis Manturov e l’allora ambasciatore d’Italia nella capitale russa Pasquale Terracciano. Quindi è facilmente prevedibile che le relazoni fra la Danieli e gli interlocutori russi abbia una linea di dialogo ancora aperta ma questo non vuol dire certamente che l’azienda friulana stia compendo reati o si moralmente censurabile. Anzi probabilmente l’attuale congelamento è certamente elemento di pressione sui russi. Del resto la risposta della Danieli rispetto all’ultimo attacco mediatico ucraino è chiara e vorrebbe mettere una pietra tombale sulla questione: “Le attività del Gruppo Danieli non contemplano in alcuno modo la produzione diretta di materiale bellico e i contratti stipulati non prevedono mai il coinvolgimento nelle scelte di produzione dei clienti”. Basterà a convincere gli ucraini? Difficile dirlo con certezza, visto che un paese aggredito e in guerra ha delle sensibilità che è facile comprendere.

 

 

Dall’Ucraina la denuncia via Facebook (con tanto di logo insanguinato) che la Danieli continua i propri affari con la Russia di Putin