Il candidato alla Presidenza del Friuli-Venezia Giulia Morettuzzo a Gorizia per una nuova tappa di ascolto delle comunità regionali
«Si riconosca e si metta a frutto, a vantaggio di tutta la comunità regionale, la vocazione transfrontaliera e internazionale di Gorizia e del suo territorio portando qui la sede della politica transfrontaliera regionale, una politica che è stata abbandonata dall’esecutivo e che invece va ripresa e rafforzata in una ottica di cooperazione per attuare progetti comuni e condividere conoscenze sulla scorta delle esperienze positive intraprese finora. Sarà questo uno dei tasselli di un sistema policentrico dove la responsabilità è diffusa tra i territori, nell’ottica di un vero decentramento e riconoscimento della loro vocazione storica». Così Massimo Moretuzzo, candidato alla Presidenza della Regione Friuli-Venezia Giulia, oggi al Kulturni Dom di Gorizia per una nuova tappa del percorso partecipato della coalizione che lo sostiene verso le regionali del 2 e 3 aprile.
«Gorizia, città dal carattere plurilingue e pluriculturale, è emblema di una regione plurale e della sua vocazione a mettersi in relazione con il resto dell’Europa e del mondo. Gorizia e il Friuli Orientale sono un’area nella quale lingue e culture diverse convivono e si contaminano reciprocamente da sempre, quindi possono e devono diventare un laboratorio unico nel suo genere a livello internazionale. Si configurino come spazio transfrontaliero in grado di generare creatività, riflessioni sulle politiche di cooperazione economica e di sviluppo urbano sostenibile, pratiche positive sull’affermazione dei diritti e gestione dei flussi migratori. A questo proposito, è impensabile che un’amministrazione locale non sia in grado di offrire riparo a poche decine di persone, tra cui molte donne e bambini, che ogni notte dormono all’addiaccio nei pressi delle stazioni ferroviarie di Trieste e Gorizia», ha detto Moretuzzo, ricordando infine come GO2025! rappresenti un’occasione fondamentale per la città solo «se sarà in grado di seminare per il futuro, senza limitarsi a opere e progetti che, chiuso l’evento, lasciano il tempo che trovano».
Al Kulturni Dom quattro gruppi di lavoro hanno approfondito alcuni temi chiave – salute territoriale e inclusione, mobilità, pianificazione sostenibile, lavoro e sviluppo, formazione e cultura – portando il loro contributo di idee in un inedito percorso di ascolto e confronto delle comunità territoriali. «Non c’è democrazia senza partecipazione. Non c’è partecipazione senza ascolto del territorio», ha concluso Moretuzzo.