Il clima che cambia, il biologico d‘aiuto all’adattamento agli eventi climatici imprevedibili ed estremi.
Il cambiamento climatico in atto ed in accelerazione, pone l’agricoltura regionale di fronte a sfide mai percorse prima, ovvero eventi meteorologici estremi per intensità e frequenza. Negli ultimi 3 anni gli agricoltori locali hanno affrontato lunghi periodi di siccità invernale ed estiva (il 2022), piovosità primaverile e di inizio estate ricorrente e con eventi intensi (2023 e 2024), grandine di imprevedibili dimensioni e violenza, ritorni di freddo primaverili o, meglio, inverni tiepidi con recrudescenze a fine inverno, picchi di calore e veri e propri tornado.
Condizioni così estreme mettono in difficoltà l’agricoltura e rendono ancor più difficile mantenere la sostenibilità economica del settore. Ma non è un caso che proprio il biologico possa offrire delle soluzioni di adattamento al clima che cambia. Infatti il metodo bio ha alla base la cura del suolo, l’aumento della biodiversità e la diversificazione colturale, nonché una zootecnia basata sul pascolo e, in generale, una scelta di che cosa coltivare/allevare basata sulla vocazionalità dei territori e la prevenzione, tutti elementi di quella che oggi viene identificata come strategia di adattamento.
Di questo si parlerà, con focus specifico sulle colture seminative e la viticoltura, il 26 novembre 2024 presso la Fondazione Friuli a Udine, al convegno finanziato da ERSA e realizzato da EDILADOR srl con il supporto scientifico di AIAB FVG.
Il programma si apre con un saluto di Elena Panichi, capo dell’Unità Agricoltura Biologica presso la Commissione Europea, che rafforzerà la dimensione di apripista e precursore che il biologico gioca nelle politiche climatico-ambientali dell’Unione. A seguire la descrizione di alcuni elementi del clima in cui ci troveremo a vivere e a fare agricoltura in Friuli Venezia Giulia nei prossimi decenni, a cura di Filippo Giorgi, climatologo dell’ICTP a Trieste e unico scienziato italiano ad aver partecipato ai lavori dell’IPCC (Intergovernamental Panel on Climate Change) tra il 2002 e il 2008, ovvero il gruppo che nel 2007 ha vinto il Premio Nobel per la Pace.
Si passerà quindi alle relazioni più tecnico-agronomiche e, secondo il principio di “pensare globale e agire locale”, si partirà dal recente progetto di ricerca europeo OrganicClimateNet (organicclimatenet.eu) tramite il suo coordinatore Felix Harrer, ricercatore presso FIBL, l’Istituto di Ricerca per l’Agricoltura Biologica svizzero. Per passare a due ospiti dalla Toscana, regione che ha già superato il 30% di SAU (Superfice Agricola Utilizzata) biologica- per raffronto, il FVG è a poco meno del 10%. Gli ospiti dalla Toscana sono Camilla Moonen, professoressa associata del gruppo di Agroecologia presso la Scuola degli Studi Superiori Sant’Anna di Pisa, esperta di sistemi seminativi e agricoltura climatica, e Gherardo Biancofiore, agronomo e ricercatore di SPEVIS (Stazione Sperimentale per la Viticoltura Sostenibile) di Panzano in Chianti. Infine si passerà alle esperienze locali, maturate da agricoltori e tecnici nell’ambito di AIAB FVG: Stefano Bortolussi, sulle innovazioni nel settore dei seminativi e Federico Tacoli per la viticoltura.
AIAB FVG, l’associazione di riferimento per il biologico in regione, è direttamente coinvolta nel progetto europeo OrganicClimateNet, nell’ambito del quale attiverà per i prossimi 4 anni uno specifico hub sulla viticoltura bio a partire da Gramogliano e dalle aziende bio più virtuose della zona, quali l’azienda Visintini. Ma ci sono altre attività dell’associazione che contribuiranno ulteriormente allo sviluppo di pratiche bio di adattamento al clima che cambia, quali il progetto di sperimentazione, finanziato dal MASEF, SorBioTrap, sulla messa a punto di sistemi orticoli con trapianto diretto su pacciamatura vegetale, per mitigare l’impatto dei picchi di calore e di carenza idrica sulle produzioni orticole e la salubrità del suolo.