Il mondo senza agricoltura? Nessuno lo avrebbe immaginato eppure questo lavoro presto non sarà più indispensabile

L’agricoltore è sicuramente uno dei più antichi mestieri che abbia intrapreso l’essere umano, probabilmente anche il più nobile, poiché tratta un’esigenza alla quale nessuno può rinunciare: il mangiare! Il cibo da sempre ha diviso e unito i popoli, ha per primo innescato l’ingegno nell’uomo, forse anche perché è stata la prima merce di scambio della storia. È verosimilmente anche l’unico elemento utilizzato dall’uomo che, nella sostanza, non ha subito grandi stravolgimenti. Questo è quanto è successo fino ad oggi, perché dalle ultime innovazioni o invenzioni, (chissà come è giusto chiamarle) sembrerebbe che è possibile produrre la materia prima dell’agricoltura e dell’allevamento, in laboratorio; eh si! Parte tutto da Mark Post, ricercatore presso l’Università di Maastricht in Olanda, che nel 2013 debuttò con un’idea al quanto futurista, spiegando che si sarebbe potuta combattere la fame nel mondo producendo sintocarne, non solo, questa produzione sarebbe stata eco sostenibile, in quanto molto più pulita per l’ambiente rispetto alla classica produzione, che prevede l’allevamento di bestiame. Se anni fa si dette poco credito alla notizia, in quanto sembrava fantascienza, oggi è una realtà. La start-Up Mosa Meat finanziata anche da Sergey Brin, (Co-fondatore di Google) ha raggiunto livelli tali da far credere che nei prossimi anni, al supermercato, negli scaffali, troveremo carne da bestiame e carne da… chissà quale sarà lo slogan pubblicitario che dovrà convincere il consumatore.

Leggendo tra i numeri, si rimane sconvolti pensando che dalle cellule di una sola mucca possono essere prodotti 200.000 hamburger, il tutto in un laboratorio con inquinamento vicino allo zero, soprattutto senza emissioni di metano. Ciò perché secondo la FAO, i bovini allevati nel mondo inquinano di più di tutte le auto e sono responsabili per circa il 37% delle emissioni di metano nell’atmosfera, (questo elemento è ritenuto responsabile, per il 18% dell’effetto serra, considerato un gas 70 volte più dannoso dell’anidride carbonica).

Insomma, non conviene perdere tempo ad allevare mucche, non servirà più coltivare un erbaio, quando con una semplice tecnica di laboratorio si potrà bypassare tutta la catena di produzione.

Ora certo la cosa fa riflettere, anche perché c’è sempre stato raccontato che l’agricoltore è il custode del territorio, quello che, grazie alla cura del terreno, previene il dissesto idrogeologico, mantiene e trasforma il paesaggio come un giardino e produce alimenti sani. Certo esiste anche un’agricoltura che genera inquinamento, basti pensare agli anticrittogamici, ai concimi chimici, fino alla modifica genetica delle piante per aumentare i guadagni.

Tirando le somme, non si può che arrivare ad una confusione enorme. Una cosa è certa, a chi lavorando di fantasia e immagina un mondo migliore, sarebbe curioso chiedere: Come deve essere realmente questo mondo? Ma più che altro: Esisterà? E se esistesse, su quali valori dovrà concentrarsi: L’ambiente, i comportamenti, i soldi o cos’altro?

Giorgia Pusceddu