Il Pd tramite il capogruppo Moretti annuncia mozione di censura nei confronti di Bini. Martines rincara: caso getta ombre su giunta Fedriga
Meglio tardi che mai, si potrebbe commentare così l’alzare dei toni da parte del Partito Democratico che scopre oggi, dopo essersi distratto per anni, che alcuni comportamenti del rinnovato assessore Sergio Emidio Bini sono in odore di conflitto di interesse. Distrazioni comprensibili quando il pensiero ossessivo era quello di potersi ri-garantire un posto all’ombra di piazza Oberdan. Così dopo che è esploso il caso grazie al fuoco mediatico amico contro l’assessore, ecco che in attesa che tutto si sgonfi, come nell’odine delle cose in questa regione dalla politica “timida”, si batte qualche colpo, così tanto per cogliere l’occasione, sapendo che alla fine l’effetto sarà nullo. Richieste di dimissioni (come nel caso Scoccimarro e delle sue passioni per chi alza il braccio teso) e oggi l’annunciata “mozione” contro Bini, come quelle della scorsa legislatura contro Riccardo Riccardi, sono il minimo sindacale ma non impensieriranno certamente il bravo manovratore.
“La Giunta Fedriga inizia la legislatura con una vicenda dalle tinte oscure e tutta da chiarire dalla quale emerge un ramificato e consolidato sistema di potere che va ben oltre la politica”. Tuona Moretti annunciando la “mozione” di censura contro l’assessore sapendo già che la maggioranza farà quadrato. “L’intreccio tra Mediocredito, allora partecipata dalla Regione per il 47%, e l’assessore Bini, che acquista in subentro dal leasing una serie di immobili di proprietà di Mediocredito, oltre a un’enorme questione di opportunità legata al ruolo dello stesso Bini e da chiarire, fa sorgere una serie di domande alle quali è necessario rispondere con chiarezza. Su questa vicenda, che si configura inaccettabile dal punto di vista etico e morale, il Pd vuole vederci chiaro e lo farà con tutti gli strumenti regolamentari e di legge”. In realtà Moretti ha centrato il problema, si tratta di comportamenti censurabili dal punto di vista “etico e morale” che di certo non impensieriranno l’assessore e men che meo Fedriga che forte del suo gradimento elettorale pensa di essere unto dal popolo e quindi di godere di immarcescibile fiducia anche davanti all’evidenza. Del resto al popolo basta regalare adunate degli alpini e cronoscalate per dimostrare che “io sono il Fvg” non è solo uno slogan turistico. Comunque sulla vicenda, Moretti annuncia “come prima azione” il deposito di una mozione di censura nei confronti di Bini, perché il Consiglio approfondisca e chiarisca i risvolti di una questione che coinvolge a 360° l’etica, la moralità, la credibilità e la trasparenza di chi fa e delle stessa politica. “Come faceva l’assessore, se Mediocredito non ha emesso un pubblico avviso di vendita, a essere a conoscenza del fatto che la banca dovesse chiudere un leasing deteriorato sulle tre unità immobiliari che poi ha acquistato? – si chiede Moretti – L’ha saputo solo dall’agenzia immobiliare che ha partecipato al rogito, come da Bini dichiarato? E perché Mediocredito, i cui vertici sono stati indicati e nominati dalla Giunta Fedriga e dall’assessore Bini non ha emesso tale pubblico avviso?”. Domande retoriche di cui si conoscono in realtà già le risposte, perchè sia chiaro, quando l’imperativo categorico è non disturbare la politica del “fare” non si può pensare che poi si recrimini. Sarebbe interessante, prosegue il consigliere del Pd, “conoscere gli atti approvati dal cda di Mediocredito rispetto all’autorizzazione alla vendita degli immobili e da chi sono stati approvati”. Infine Moretti chiude con l’ennesima domanda retorica, ma sposta il tiro su Fedriga e la Giunta: “Il presidente della Regione e l’assessore alla Finanze, cui compete la vigilanza sulle partecipate, erano a conoscenza di quanto faceva l’assessore Bini in questo contesto?”. A fare da controcampo alla posizione del “proprio” capogruppo è anche il consigliere regionale del Pd, Francesco Martines che in una nota esprime la propria posizione: “Penso che non ci possa che essere imbarazzo all’interno della Giunta Fedriga dopo aver letto quanto ci informa la stampa locale su una operazione immobiliare conclusa fra il Mediocredito Fvg e l’assessore regionale alle Attività produttive, Sergio Emidio Bini , tre mesi prima di quando la quota del 47% della finanziaria regionale fosse ceduta ad Iccrea”. “Imbarazzo chiosa Martines che richiede un chiarimento in Consiglio regionale perché siamo di fronte ad una situazione in cui una certa vischiosità fra politica ed affari sconcerta i cittadini e fa si che gli elettori si allontanino sempre di più dalle istituzioni”. “Se si ravviseranno dei comportamenti illegittimi dal punto di vista legale – incalza il dem – sarà la magistratura ad appurarne la veridicità, ma il tema è di pura opportunità politica, nel senso che bisognerebbe capire se ci sono stati dei favoritismi nelle informazioni da parte di Mediocredito verso Bini e se il prezzo di acquisto pagato da un assessore sia un prezzo di mercato. Quando si assumono incarichi pubblici la prima cosa è quella di avere comportamenti trasparenti ed in secondo luogo bisogna sempre evitare di approfittare di posizioni di privilegio nello svolgimento delle proprie iniziative personali e/o di attività economiche nelle quali si hanno quote del capitale sociale importanti ed influenti”. “È chiaro – aggiunge Martines – che non possiamo fermarci alle mere notizie di stampa, persecutorie secondo l’assessore, ma certamente serve un dibattito consiliare per capire gli aspetti oscuri di questa vicenda che getta qualche dubbio sulla pulizia amministrativa e di governo di questa regione in tutte le sue articolazioni territoriali, così come sui rapporti fra l’attività della società dove l’assessore Bini è fortemente cointeressato nel capitale sociale e le realtà territoriali e/o pseudo pubbliche”. “Gestire la cosa pubblica è cosa nobile – conclude Martines – ma Fedriga pensi seriamente se tenere nell’Esecutivo un assessore come Bini, anche dopo la poco chiara vicenda legata all’acciaieria di San Giorgio di Nogaro, rappresenti una scelta politica che possa dare lustro alla propria compagine governativa o se ciò non possa creare dubbi sull’azione dell’intera Giunta regionale nei prossimi cinque anni”.