Il regista Gianni Amelio incontra gli studenti dell’Università di Udine

Le studentesse e gli studenti dell’Università di Udine, nella sala Tiepolo di Palazzo Caiselli, hanno incontrato Gianni Amelio per una “lezione” che ha dato loro la possibilità di confrontarsi direttamente con uno dei registi più influenti del cinema italiano da oltre trent’anni, autore di alcuni titoli molto importanti come “Lamerica” (1994), “Così ridevano” (1998), “Hammamet” (2020) e l’ultimo lavoro “Il signore delle formiche” (2022). La sua nuova pellicola – “Campo di battaglia” è il titolo provvisorio – sarà girata, i prossimi 25 e 27 ottobre, anche nel centro storico di Udine, in particolare all’interno dello storico Caffè Contarena e nei pressi di Palazzo D’Aronco.  Il Vicesindaco Alessandro Venanzi ha portato i suoi saluti ad Amelio e alla classe, ringraziando il regista per “l’opportunità che regala alla città di Udine non solo scegliendola tra le location per il suo film, ma anche portando la sua esperienza a questo appuntamento coi ragazzi. Udine si racconta in una veste nuova e diversa”, ha detto Venanzi. Durante l’incontro, organizzato dall’Amministrazione comunale e dall’Università degli studi di Udine e supportato dalla Film Commission FVG, nonché dalla casa di produzione della pellicola, la Kavac Film insieme a Rai Cinema, Amelio ha cercato fin da subito un dialogo diretto con le studentesse e gli studenti presenti, portando tanto la sua esperienza come regista e sceneggiatore quanto quella di insegnante nel corso di regia del Centro Sperimentale di Cinematografia. “Non studiate – ha esordito provocatoriamente Amelio con le ragazze e i ragazzi – ma fate in modo che lo studio faccia parte dei piaceri della vita, e che non sia un obbligo di servizio. Deve essere passione e arricchimento, allo stesso modo del cinema, non bisogna sempre esprimere un giudizio e una critica, è più utile invece vedere tutto, assorbire e poi formare un’idea. Per questo dovreste andare a vedere i film cosiddetti ‘brutti’”. Le studentesse e gli studenti non potevano non sfruttare l’occasione per chiedere alcuni spunti per come cominciare una carriera in un mondo, come quello del cinema, in cui farsi conoscere è il primo grande ostacolo. Il primo consiglio di Amelio agli aspiranti cineasti e attori è stato quello di “scrivere qualcosa sempre, anche la più piccola delle idee, e non dimenticarsi di leggere. Scrivendo – ha spiegato il regista – impariamo a capire cosa vogliamo raccontare, come lo vogliamo fare e cosa vogliamo dire a noi stessi e agli altri”. Non essere scontati e non ricalcare il banale sono alcuni dei punti del decalogo di “Come non fare il cinema” introdotto ironicamente da Gianni Amelio al pubblico presente, una serie di regole semiserie che gli aspiranti registi e sceneggiatori dovrebbero seguire per evitare scene che non rispecchiano la realtà. Sono da evitare scene cristallizzate come la mano che spegne la sveglia di prima mattina, le soggettive degli alberi che scorrono in un trasferimento in auto e tutta una serie di elementi che sono così perché devono essere così, o anche i personaggi che dormono con il pigiama, “Chi dorme col pigiama?” si è chiesto scherzosamente Amelio. “Cosa ci vogliono comunicare queste immagini stereotipate?” ha chiesto ai ragazzi. Quello del cinema è un percorso complesso che prevede molto impegno, nonostante i mezzi attuali, come gli smartphone, diano l’impressione che sia tutto più facile di quel che è in realtà, ha ammonito Amelio. “Al centro c’è sempre la storia. La facilità tecnica di adesso non aiuta a risolvere le difficoltà necessarie per realizzare un film. Un esercizio che ero solito proporre ai miei studenti al Centro Sperimentale – ricorda Amelio – era “Scritto e diretto”. Consisteva nell’elaborazione di una semplice, embrionale idea dei ragazzi attraverso tutto il percorso che da un’intuizione porta a un girato finito, di tre, cinque, dieci o un solo minuto”. In un mondo tanto affascinante quanto influente a livello sociale come quello del cinema ci si chiede se ci sia una costante nei primi passi dei suoi attori e attrici principali, Amelio ritiene che questo punto in comune sia “la predisposizione a mettere in mostra i difetti. I difetti sono il terreno di coltura della personalità – ha commentato il regista –, sono loro che portati avanti alimentano l’esperienza, non i cosiddetti pregi per la diligenza. Cercate quanto di più personale avete e rischiate”, ha detto rivolgendosi alle ragazze e ai ragazzi.