Il tribunale di Crotone ha assolto l’attivista curdo-iraniana Maysoon Majidi dall’accusa di essere una scafista. Nota di Amnesty International Italia
L’attivista era finita in carcere appena arrivata con un barcone di migranti, con l’accusa di scafismo. Amnesty: “Fine di un incubo”. Assolta: Maysoon Majidi è estranea ai fatti imputati. Questo in estrema sintesi la conclusione di una vicenda surreale quanto drammatica. Maysoon Majidi, attivista e regista curdo-iraniana era stata arrestata il 31 dicembre del 2023 con l’accusa di essere una scafista in seguito a uno sbarco di persone migranti in Calabria. Maysoon Majidi rischiava una condanna a due anni e quattro mesi di carcere. La procura di Crotone l’aveva accusata di essere “aiutante del capitano” cioè d’aver avuto il compito di distribuire acqua e cibo e di mantenere la calma sull’imbarcazione, sulla base delle testimonianze di due persone, delle oltre settanta a bordo. Majidi si è sempre dichiarata innocente, e in carcere aveva più volte protestato con scioperi della fame per chiedere di essere liberata. Majidi, che oggi ha 28 anni, era stata arrestata al termine di un viaggio iniziato nel 2019 con la sua fuga dall’Iran, dove la minoranza curda di cui fa parte è perseguitata dal regime. Aveva lasciato l’Iran dopo essere stata arrestata per via del suo attivismo e, secondo il suo avvocato, dopo aver subìto maltrattamenti e violenze in carcere. Insieme al fratello, come lei vittima di discriminazioni, Majidi si era rifugiata per qualche anno nel Kurdistan Iracheno, dove aveva continuato a fare attivismo in difesa dei diritti umani. Era partita verso l’Europa dopo che le era stato rifiutato il rinnovo del permesso di soggiorno in Iraq. Durante il processo aveva sostenuto di essersi imbarcata insieme al fratello in Turchia, con un viaggio costato migliaia di euro e pagato dal padre, professore in Iran, e di essere arrivata dopo cinque giorni di navigazione a Crotone, dove era sbarcata ed era stata arrestata.
La nota di Amnesty International Italia
“Dopo dieci mesi di detenzione e un lungo processo piuttosto problematico, Maysoon Majidi è finalmente libera e può ‘tornare a vivere’, riprendendo l’espressione che lei stessa ci aveva riferito” ha dichiarato Serena Chiodo, coordinatrice campagne di Amnesty International Italia.
Maysoon Majidi ha trascorso 302 giorni in carcere, subendo un trattamento ingiusto, dalle accuse basate su prove inconsistenti, all’assenza per lungo tempo di informazioni e traduzioni adeguate durante le udienze. In carcere ha intrapreso uno sciopero della fame per rivendicare la propria innocenza e provare a porre l’attenzione sulle grosse criticità presenti, che l’ha portata a un grave stato di denutrizione.
“Questa vicenda ha evidenziato ancora una volta le gravi lacune di un assetto normativo che mira a criminalizzare le persone migranti e le azioni di solidarietà, piuttosto che perseguire i veri trafficanti di esseri umani”, ha aggiunto Serena Chiodo.
“La vicenda di Maysoon Majidi, infatti, rientra in una più ampia problematica. L’attuale legislazione italiana sul favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, all’articolo 12 del Testo unico sull’Immigrazione, identifica nel profitto un’aggravante, ma non un elemento costitutivo del reato, di fatto non distinguendo chiaramente tra i trafficanti che operano per profitto, e coloro che portano avanti azioni di sostegno oppure che agiscono per tutelare la vita di compagni di viaggio o la propria, portando così alla criminalizzazione anche di chi agisce per mera solidarietà umana o per autodeterminarsi e provare a salvarsi”, ha proseguito Chiodo.
Il Protocollo delle Nazioni Unite del 2000 sul traffico di esseri umani, ratificato dall’Italia, stabilisce che perché una condotta possa essere considerata traffico e quindi essere soggetta a criminalizzazione deve esserci l’elemento del beneficio finanziario o materiale di altro genere: una specifica che è volta a tutelare dalla responsabilità penale familiari, amici, persone che operano in funzione di un mero sostegno a chi sta provando a spostarsi, e gruppi di supporto quali le Ong.
Inoltre, il Protocollo delle Nazioni riconosce che l’ingresso irregolare può spesso essere l’unica opzione per chi fugge da persecuzioni, conflitti e contesti di crisi, e prevede che non siano criminalizzate le persone migranti, che possono essere oggetto di traffico.
Amnesty International Italia chiede al governo di intervenire con urgenza sulla normativa nazionale per allinearla agli standard internazionali, rivedendo l’attuale disciplina sul favoreggiamento dell’immigrazione irregolare.
Inoltre, è necessario ampliare le clausole di esenzione umanitaria per proteggere coloro che agiscono pacificamente in difesa dei diritti umani di persone rifugiate e migranti, nonché depenalizzare l’ingresso irregolare, affinando l’impianto normativo per renderlo coerente con le leggi e gli standard internazionali sui diritti umani.
La lotta ai trafficanti non si porta avanti con una visione criminalizzante della migrazione di per sé, ma con l’apertura di canali di ingresso reali, sicuri, che garantiscano a chi si sposta da contesti di crisi di poter chiedere protezione in modo sicuro.
“Maysoon Majidi avrebbe dovuto ricevere protezione dallo stato, non essere perseguitata. Il suo calvario non deve ripetersi per altre persone, eppure in Italia sono molti i migranti colpiti da questa normativa. La legge non può e non deve diventare uno strumento per colpire chi si sposta in cerca di un futuro migliore, né per punire familiari, amici, difensori dei diritti umani e altre persone che agiscono per solidarietà e umanità”, ha concluso Serena Chiodo.
Ulteriori informazioni
Maysoon Majidi, 28 anni, è una regista, attrice e attivista curdo-iraniana. Nel 2023 ha lasciato l’Iran per sfuggire alla repressione.
Il 31 dicembre 2023 è arrivata in Italia, sbarcando sulle coste calabresi, dove è stata accusata di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare e indicata come scafista. Le accuse si sono basate su dichiarazioni di due compagni di viaggio che, successivamente, hanno chiarito di non averla mai identificata come la capitana dell’imbarcazione.
Dopo quasi dieci mesi di detenzione nelle carceri di Castrovillari e Reggio Calabria, il 22 ottobre 2024 è stata scarcerata. Amnesty International Italia ha seguito il caso con attenzione, esprimendo più volte solidarietà nei confronti di Maysoon Majidi, e denunciando le storture della legislazione italiana sulla migrazione.