Giornata mondiale del rifugiato: le iniziative della Rete Diritti Accoglienza Solidarietà Internazionale Dasi Fvg

In occasione della Giornata mondiale del rifugiato e nell’ambito della Campagna Io Accolgo  la Rete Diritti Accoglienza Solidarietà Internazionale del Friuli Venezia Giulia organizza  una Conferenza Stampa venerdì 18 giugno, ore 11.00, presso il Centro di accoglienza “Ernesto Balducci” di Zugliano.  Nel corso dell’iniziativa, durante la quale si approfondiranno i temi legati al diritto d’asilo in Italia e in Europa, con particolare riferimento alla situazione in Friuli Venezia Giulia, verranno presentate le proposte elaborate dalla Campagna Io Accolgo per un Nuovo Patto Europeo per i diritti e l’accoglienza che si possono leggere in calce.  Inoltre  sabato 19 giugno, alle ore 20.30 sempre  presso il Centro di accoglienza “Ernesto Balducci” di Zugliano  si terrà il concerto “Strings from Gambia” Concerto per kora, voce e chitarra con Jali Babou Saho e Renato Di Pauli.  Un concerto in cui la kora – antico strumento a corde dell’Africa occidentale – si unisce al canto del griot, colui che custodisce, per tradizione, le conoscenze, le storie, i miti della propria comunità. In un intreccio suggestivo con le sonorità della chitarra.

Per un nuovo Patto Europeo per i diritti e l’accoglienza. Le proposte della campagna Io Accolgo

In occasione della Giornata Internazionale del Rifugiato, la campagna IO ACCOLGO avanza 10 proposte per un Patto Europeo per i diritti e l’accoglienza, che prevede misure giuste ed efficaci per favorire ingressi legali, fermare le stragi nel Mediterraneo e ai confini europei, garantire il diritto d’asilo e combattere realmente i traffici connessi agli ingressi illegali.

I. Promuovere canali d’ingresso legali per chi cerca lavoro

L’assenza di regole certe che consentano alle persone che intendono arrivare in Europa di rivolgersi agli Stati, chiedendo e ottenendo il rilascio di visti d’ingresso per ricerca di lavoro, è la principale causa dei traffici illeciti, delle morti in mare o alle frontiere terrestri e degli abusi che vi vengono perpetrati. L’asilo è così diventato l’unico canale obbligato per arrivare in Europa ingenerando delle profonde distorsioni nello stesso sistema della protezione internazionale. Una diversa politica dei visti, la definizione di procedure permanenti di regolarizzazione ad personam per chi è già presente sul territorio –  come già proposto dalla legge di iniziativa popolare Ero Straniero –  sono urgenti e indispensabili per regolare gli ingressi, tutelando i diritti delle persone e la loro dignità e allo stesso tempo, per molti aspetti, gli interessi degli Stati.

II. Avvicinare la protezione ai rifugiati e non esternalizzare il diritto d’asilo

Pressoché tutti rifugiati, e tra essi persino familiari di persone che nella UE hanno uno status di protezione per giungere in Europa e chiedere asilo, sono costretti ad affrontare viaggi drammatici affidandosi ad organizzazioni criminali; l’attuale approccio europeo di cercare di bloccare i rifugiati nei paesi di transito ha peggiorato un quadro già drammatico perché ha creato in tali paesi gravi situazioni di abbandono dei rifugiati in condizioni inaccettabili. E’ necessario un piano europeo di reinsediamenti effettivi con quote vincolanti per gli Stati, attuato con criteri rigorosi e trasparenti. Parallelamente vanno sviluppate procedure di ingresso regolare per motivi umanitari che consentano ad una quota significativa di rifugiati di evitare di essere esposti a rischi gravissimi.

III. Promuovere un programma di ricerca e salvataggio europeo e chiudere la stagione della criminalizzazione delle ONG

La mancanza di un adeguato sistema di ricerca e soccorso nel Mediterraneo è causa della morte di migliaia di persone; l’Ue deve promuovere e farsi carico di interventi stabili di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo, come più volte chiesto dall’UNHCR coordinando e non ostacolando gli interventi anche delle ONG, ponendosi l’obiettivo di azzerare le vittime e le stragi che da anni si susseguono.

IV. Garantire l’accesso al diritto d’asilo e il rispetto del principio del non-refoulement agli stranieri che arrivano alle nostre frontiere

Il diritto di presentare domanda di asilo alle frontiere esterne della UE è largamente violato e i respingimenti sono sistematici specie in alcune frontiere come quella greco-turca e croato-bosniaca. Inoltre, tramite l’applicazione di procedure di riammissione alle frontiere interne, si raggiunge lo stesso illegittimo obiettivo di impedire l’accesso alla procedura di asilo e di respingere i rifugiati, attraverso meccanismi “a catena”, al di fuori della UE. Le Guardie di Frontiera, le Agenzie Europee e i programmi di controllo devono garantire l’accesso alla procedura d’asilo e una informazione corretta e completa, devono essere gestiti con trasparenza e promuovere meccanismi di controllo democratico. A questo scopo è altresì necessario prevedere la presenza di organizzazioni indipendenti alle frontiere marittime, terrestri e aeroportuali per vigilare che sia realmente garantito un accesso ordinario e senza limitazioni al diritto d’asilo nell’UE.

V. Cancellare le procedure accelerate e di frontiera non rispettose del diritto ad un esame pieno ed equo delle domande di asilo

Vanno cancellate le procedure accelerate e di frontiera che non garantiscono un esame adeguato e garantista delle richieste di protezione internazionale. Parimenti appare necessario eliminare dal diritto dell’Unione le nozioni di paese terzo sicuro e di paese di origine sicuro che, anche in ragione della assoluta vaghezza di tali nozioni, si prestano ad applicazioni arbitrarie minando alla radice un equo esame delle domande di protezione.

VI. Promuovere forme di cooperazione con i Paesi Terzi per garantire accessi legali a chi intende emigrare, rendendo trasparenti i finanziamenti

La cooperazione internazionale allo sviluppo, il cui obiettivo deve rimanere quello della crescita economica, sociale e culturale dei paesi più poveri supportando il rafforzamento in tali paesi di sistemi democratici, è oggi profondamente piegata a finalità politiche del tutto estranee alla cooperazione.  L’UE non deve condizionare gli aiuti allo sviluppo all’impegno dei governi di partenza e di transito di fermare i flussi migratori.

VII. Riformare il Sistema Europeo d’Asilo, cancellando il concetto di Paese di primo approdo e garantendo standard uguali in tutta l’UE

L’attuale normativa che da vent’anni lega la competenza all’esame della domanda al primo paese di ingresso del richiedente asilo è anacronistica e produce profonde distorsioni. È necessario e urgente riformare il Regolamento Dublino III nel senso indicato dall’Europarlamento nella scorsa legislatura, prevedendo una procedura di obbligatoria redistribuzione dei richiedenti asilo in tutti i paesi europei sulla base di parametri predefiniti per legge che comunque tengano conto dei legami significativi dei richiedenti con un dato Paese.

VIII. Garantire la libertà di soggiorno all’interno dell’UE dei titolari di Protezione Internazionale

Il riconoscimento di uno status di protezione internazionale deve comportare il diritto del rifugiato a potere non solo circolare ma anche soggiornare per motivi di studio o lavoro in un paese europeo diverso da quello che gli ha riconosciuto la protezione, come accade per gli stranieri in possesso di un permesso lungo soggiornanti e per i cittadini e le cittadine dell’Unione.

IX. Garantire il pieno diritto al ricorso per i richiedenti protezione che hanno ottenuto un esito negativo

Il diritto ad un ricorso effettivo contro un esito negativo della richiesta di protezione deve essere garantito a tutti, con l’obbligo della sospensione del rimpatrio fino alla decisione dell’autorità giudiziaria in quanto, diversamente, il diritto di difesa viene svuotato dei suoi presupposti e delle sue finalità.

X. Attuare una profonda riforma del sistema europeo di accoglienza per i richiedenti asilo. Chiudere la stagione dei “campi” e degli hot spot

In gran parte dell’Europa l’accoglienza dei richiedenti asilo avviene in condizioni inaccettabili, ricorrendo a grandi strutture-contenitore, spesso degradate, dove i richiedenti asilo vengono isolati dal resto della società. L’ampiamento a dismisura delle procedure di frontiera e la connessa applicazione della finzione giuridica del “non ingresso” rischia di creare nei paesi di primo arrivo, tra cui l’Italia, un gigantesco sistema di hot spot privo delle minime garanzie. Inoltre già oggi in molti paesi la detenzione amministrativa dei richiedenti asilo è spesso la norma, anziché essere applicata solo in casi eccezionali. Va operata una profonda riforma del sistema di accoglienza che preveda l’attuazione in tutti i paesi UE di forme di accoglienza diffusa, rispettose dei diritti fondamentali dei richiedenti, a partire dal diritto alla libertà personale e di circolazione, orientate a sostenere i percorsi di inserimento sociale dei richiedenti asilo (non solo dei titolari di protezione).