Incidente all’ultraleggero in Friuli, la Procura indaga sulle manutenzioni. Ma in realtà è il sistema di controlli preventivi ad essere inesistente

Incidente aereo in Friuli. Cerchiamo di chiarire. L’inchiesta è in mano alla Procura di Udine e all’Agenzia Nazionale per la Sicurezza del Volo e da loro dovranno arrivare le risposte. Fra l’altro sono state svolte le autopsie sui poveri resti delle due vittime per valutare l’ipotesi (remota)  di un malore del pilota, il tutto per non lasciare nulla al caso, mentre oggi è previsto il recupero dei rottami del velivolo dai quali si attendono risposte. Da parte nostra noi facciamo domande, non dispensiamo verità e spiace vedere che non tutti hanno la capacità di comprenderlo.  Ed allora per continuare con le domande ci chiediamo in generale e non solo sull’incidente al Pioneer 300 del 29 Aprile, la manutenzione, a chi tocca, e chi controlla?  Siamo certi arriveranno risposte anche se in verità qualcosa da profani l’abbiamo già scoperto: il sistema di controlli previsto per la tipologia di velivoli di cui stiamo parlando è basata stranamente sull’anomalo principio delle autocertificazioni. In sostanza non è detto si arrivi a scoprire la verità dei fatti,  ma solo la “realtà documentale” che non è detto coincidano. L’investigazione tecnica del resto è già partita e il Procuratore di Udine Lia ha attivato, come già detto, l’inchiesta Amministrativa e quella Penale a vari livelli di indagine. Sull’incidente occorso al Pioneer 300 della Alpi Aviation potranno quindi emergere dinamiche e cause ed eventuali responsabilità dolose e colpose. In particolare viene focalizzata l’attenzione su una possibile ipotesi investigativa, relativa ad una “avaria” meccanica, come causa originale in particolare sarebbe riconducibile ad una possibile “avaria motore” magari con l’aggiunta di un malfunzionamento dell’apertura o funzionamento del “paracadute balistico” in dotazione al velivolo che, ricordiamo, è utilizzabile con altezza minima del velivolo di almeno 120 metri dal suolo distanza dal suolo che forse, secondo testimoni oculari,  il Pioneer a Lusevera non aveva a disposizione. L’inchiesta “tecnica” si spera renderà tutto trasparente, ma deve iniziare dando risposte alla certificata “conformità della manutenzione” dell’aeromobile. Ed ecco allora altre domande: Chi ne ha la responsabilità? Il proprietario dell’aeromobile, il gestore, l’esercente? Detto questo questo e attendendo i risultati dell’inchiesta quello sul quale focalizzare è l’anomalo sistema che sovrintende l’uso degli ultraleggeri e la loro manutenzione. Pochi sanno che, contrariamente agli altri mezzi meccanici atti al trasporto di persone, quella che per un auto o addirittura un ciclomotore, si chiama manutenzione e revisione che va svolta presso la motorizzazione o officine meccaniche abilitate, nel caso dei velivoli in oggetto è lasciata alla volontà dei soggetti proprietari o che gestiscono i velivoli. E’ sufficiente, ci viene spiegato,  che ogni tre anni il proprietario spedisca la “Dichiarazione manutenzione triennale di Apparecchio” nella quale sono riportate, sempre a cura del proprietario, le manutenzioni svolte con indicazione dell’intervento e delle ore di volo effettuate. Il tutto in assoluta autarchia. Siamo certi che la maggioranza dei proprietari svolgerà i compiti in coscienza, ma siamo altrettanto certi che qualcuno in vena di risparmi  cercherà italiche scorciatoie rese facilissime dal sistema di autocontrollo e dal fatto che non ci risulta siano effettuati invece controlli preventivi.  Insomma mentre se per un ciclomotore, un auto, un camion e perfino per i trenini che d’estate girano a bassa velocità nelle località balneari o nei parchi divertimenti, è prevista la revisione biennale presso officine abilitate che certificano con “esito e prova” lo stato e la manutenzione del mezzo, per un ultraleggero che a tutti gli effetti ormai ha prestazioni simili ai velivoli di tipologie superiori, nulla, ci si basa sulla buonafede e sulla fiducia. Una stranezza, anzi una leggerezza legislativa, che andrebbe a nostro avviso rivista e, tutto sommato, per chi già oggi svolge in coscienza la manutenzione non avrebbe aumenti consistenti di costi. Certo costerebbe di più della marca da bollo da applicare ogni tre anni all’autocertificazione, ma farebbe stare più sicuri anche chi, quegli ultraleggeri li vede passare sulla propria testa. Certo un guasto meccanico può sempre avvenire ma avere la sicurezza che si è fatto tutto per scongiurarlo ci sembra fattore importante.

 

 

Ultraleggeri: Un recentissimo rapporto dell’Agenzia Nazionale Sicurezza Volo evidenzia “una normativa deficitaria, non adeguata alle esigenze della sicurezza”