Interrogazione all’assessore Scoccimarro sull’uso idropotabile della derivazione da Cavazzo del Consorzio di Bonifica
Uso idropotabile del canale del Consorzio di Bonifica a fini irrigui dal Lago di Cavazzo: ennesimo paradosso, canalizzando si impedisce il ravvenamento delle falde e poi si pensa di potabilizzare l’acqua destinata all’irrigazione. Interrogazione di Serena Pellegrino in Consiglio regionale sull’ uso plurimo a fini potabili della condotta di collegamento tra il canale Sade e il sistema derivatorio Ledra-Tagliamento. “ Siamo davanti all’ennesimo paradosso che scaturisce dal rapporto malato tra esigenze umane, interessi economici e risorse naturali: stavolta è il progetto che prevede, in forza di un accordo tra Consorzio di Bonifica Pianura Friulana e CAFC, il dirottamento di una parte delle acque del canale derivatorio a fini irrigui dal Lago di Cavazzo, con la successiva potabilizzazione e utilizzo negli acquedotti di Udine e del Poiana. Emergenza programmabile, visto che le acque convogliate nella derivazione del Consorzio non avranno modo di filtrare nel suolo e andare ad alimentare le falde della piana di Gemona-Osoppo, utilizzate anche dal CAFC. Nelle falde, già in sofferenza, ci sarà ancora meno acqua, sempre più profonda e sempre più costosa da emungere.”
Lo dichiara la consigliera regionale di Alleanza Verdi e Sinistra, Serena Pellegrino, vicepresidente della Commissione IV, che ha interrogato l’Assessore regionale all’Ambiente Fabio Scoccimarro per capire in che modo l’acqua derivata dal canale del Consorzio sarà immessa nella rete acquedottistica del Cafc, considerato che proviene dall’Alta Carnia, che nel lago di Cavazzo sversano le fognature di Somplago e Interneppo, e che scorrendo in buona parte a cielo aperto può subire contaminazioni causate da diversi carichi inquinanti, organici e chimici.
Spiega ancora Pellegrino: “Da un lato canalizziamo acqua per l’agricoltura e per l’idroelettrico, producendo ricchezza, e dall’altro però spendiamo denaro per rendere potabile l’acqua della canalizzazione consortile e pareggiare il mancato emungimento delle falde. Lo chiamano uso efficiente dell’acqua, perché non si riconosce l’importanza dei meccanismi naturali che permettono alle acque delle Terre Alte di penetrare nel sottosuolo e alimentare le falde. Ma questo apporto, che i tecnici definiscono acqua persa, è la preziosa risorsa che la Carnia offre alla Pianura friulana.”
“La novità ottenuta oggi dall’Assessore è che da ieri, 19 febbraio, i documenti con i quali il Consorzio di bonifica fa istanza per il rilascio del PAUR relativo al canale sono disponibili sul sito della Regione: la condivido – precisa Pellegrino – ricordando che la cittadinanza ha solo trenta giorni di tempo per inviare osservazioni al progetto. Nessun aggiornamento invece sui dati di portata registrati nel periodo estivo da A2A negli ultimi 10 anni, informazione che non ho potuto ottenere nemmeno rivolgendomi direttamente ad A2A: sono dati fondamentali, che rispondono ad un duplice interrogativo: e cioè se ci sarà acqua a sufficienza da immettere nella derivazione del Consorzio, e quindi se l’intero progetto abbia senso, vista anche la crescente pressione del cambiamento climatico.”
“Non mi pare – conclude la consigliera – che questa Amministrazione abbia, né voglia avere, un progetto di sistema per affrontare le crisi che le alterazioni climatiche producono con sempre maggior frequenza: la mitigazione che si effettua è mettere affannosamente una pezza qua e una là, con effetti contradditori o, peggio, autolesionistici, senza una visione complessiva e a lungo termine delle relazioni e interferenze tra le azioni antropiche, i fenomeni naturali e climatici.”