Isola del Giglio, oggi decimo anniversario de tragico naufragio: prosegue anche il monitoraggio ambientale

Non un incidente ma un disastro con precise responsabilità, questo fu il naufragio della Costa Concordia che esattamente dieci anni fa, alle 21:45 del 13 gennaio 2012 trasformò una crociera per famiglie in dramma. La nave Costa Concordia era partita da Civitavecchia poco rima delle 19.00, una navigazione tranquilla in un mare tranquillo, amichevole che il mix di incoscienza ed imperizia trasformarono da gioia in morte per la decisione del comandante Francesco Schettino di compiere una variazione di rotta  all’altezza del promontorio dell’Argentario abbandonando la direzione diretta per Savona, puntando verso l’Isola del Giglio perchè Schettino (oggi ospite delle patrie galere) , vuole fare “l’inchino” davanti alle case di Giglio Porto.  Non era una consuetudine, ma in certe occasioni la si faceva e purtroppo si voleva  omaggiare il maître di bordo Antonello Tievoli, di origini gigliesi, che aveva parte della sua famiglia sull’isola ma tutto va storto, il comandate ha osato troppo e alle 21:47:07 il lato di sinistra della gigantesca  Costa Concordia colpisce uno degli scogli affioranti de “Le Scole” che come fossero la lama di un apriscatole  provocano uno squarcio di 70 metri di lunghezza. Una falla gigantesca che interessa 5 compartimenti della nave che a quel punto è condannata e che solo per un caso dopo una rotazione si aggancia ad uno sperone di roccia e nn scivola nel fondale, ma prima lentamente e poi più rapidamente si appoggia semiaffondata su un fianco provocando la morte di 32 persone e danni pesanti anche a livello ambientale per non parlare delle conseguenze sui quasi 400o passeggeri e membri dell’equipaggio alcuni dei quali, ancora oggi, a 10 anni di distanza patiscono problemi riconducibili a quell’evento. Ma se le ferite umane sono ben chiare e parzialmente risarcite, non così per la situazione ambientale anche se da subito, salvate le persone, fu deciso di monitorare il corretto svolgimento delle operazioni di recupero della nave e fu istituito un Osservatorio, i cui lavori continuano tutt’ora e al quale partecipano rappresentanti di vari soggetti. A distanza di dieci anni prosegue ancora il monitoraggio ambientale di parte pubblica, con oneri integralmente a carico di Costa Crociere, avviato immediatamente dopo il naufragio e svolto, secondo l’accordo tra Regione Toscana, ARPAT e ISPRA, sia per il controllo e monitoraggio sia per la verifica delle attività di ripristino dei fondali dell’area del Giglio interessata dall’incidente. Dopo la conclusione delle attività di ripristino ambientale del tratto di fondale interessato dal naufragio della nave Concordia , che ha riguardato la rimozione delle opere di cantiere e i residui delle operazioni di rigalleggiamento del relitto (es. sedimenti cementizi, valve di mitili, rifiuti solidi), ha avuto inizio l’ultima fase progettuale che consiste nel recupero ambientale delle biocenosi di fondale danneggiate dall’incidente. Un nuovo Accordo è stato così formalizzato lo scorso 6 agosto tra Regione Toscana, ISPRA, ARPAT e Costa crociere s.p.a. e prevede il compimento della fase conclusiva (working packages – WP10) del Piano di Restauro Ambientale e di Monitoraggio a Lungo Termine per il ripristino e il restauro ambientale dei fondali danneggiati, attività che ARPAT e ISPRA hanno avviato fin dal marzo 2019. L’Accordo ha una durata di cinque anni: le attività di monitoraggio e controllo a cura di ARPAT e ISPRA proseguiranno fino al 29 febbraio 2024 e comunque fino alla conclusione della fase WP10, che potrà ritenersi terminata solo in seguito all’ottenimento di parere positivo da parte dell’Osservatorio di monitoraggio Concordia, previsto dall’art. 2 dell’ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 4023 del 15 maggio 2012. In particolare, il recupero ambientale prevede azioni di reimpianto di esemplari della fanerogama marina Posidonia oceanica e di organismi appartenenti alla biocenosi del coralligeno. Tali operazioni sono condotte dal Centro Interuniversitario di Biologia Marina ed ecologia applicata (CIBM), individuato da Costa Crociere quale referente tecnico-scientifico del “Piano di recupero ambientale e di monitoraggio a lungo termine” (approvato dall’Osservatorio ambientale il 16 ottobre 2018) mentre ARPAT e ISPRA sono le Istituzioni scientifiche pubbliche incaricate di effettuare il controllo e il monitoraggio ambientale delle attività svolte nel corso della fase WP10.