Israele uber alles
Immagino che equiparare Israele alla Germania dei bei tempi andati, possa provocare qualche reazione di contrarietà, ma rimane il fatto che la politica ma soprattutto la conduzione della “campagna in Palestina” ripropone con un’esattezza quasi identica i metodi che i nazi fascisti usavano nella seconda guerra mondiale. Uno potrebbe essere anche in disaccordo nascondendosi dietro una presunta impossibilità di paralleli tra momenti storici diversi e che i nazi fascisti avevano come vittime principali proprio coloro che oggi invece rovesciano le parti. La tragica realtà del genocidio perpetrato nei confronti degli ebrei (e di altre minoranze come gli “zingari”) è stata terrificante, un genocidio, ma non è stato l’unico crimine dei tedeschi in collaborazione dei repubblichini fascisti italiani; non possiamo dimenticare la spietatezza delle stragi che la popolazione inerme ha subito per mano dei nazi fascisti. La tecnica, per usare un termine forse improprio ma comprensibile, che IDF usa nei confronti dei Gazawi è la stessa; far pagare alle popolazioni civili il presunto supporto alle brigate partigiane che cercavano di combattere quei criminali. Queste stragi non si possono collocare all’interno della definizione di genocidio? Secondo molti studiosi di quel triste fenomeno, sì; ma anche se si vuole contestare quella posizione, i crimini di guerra non sono forse sufficienti a trascinare di fronte ai tribunali internazionali (anche non, volendo) questi macellai che continuano a massacrare una popolazione che non ha più un tetto, un ospedale, una scuola, che ha visto disintegrare tutto ciò che fino a poco fa di definiva comunità, con le sue infrastrutture, la sua cultura, la sua magra economia.
Gente ridotta sistematicamente alla fame, con centinaia di camion pronti ad entrare e a portare un minimo di sollievo alla popolazione allo stremo e, come non bastasse, alle prese con l’inverno che anche da quelle parti sa essere ben rigido. I pochi aiuti che ricevono il permesso di entrare a Gaza vengono regolarmente assaliti e sequestrati da bande di banditi che poi si arricchiscono rivendendo quelle stesse merci al mercato nero e a prezzi impossibili per la stragrande maggioranza dei cittadini. Sono palestinesi anche questi banditi? Probabilmente sì, ma succedeva la stessa cosa a Sarajevo sotto assedio dove serbi e bosniacchi si dividevano il mercato nero e i relativi dividendi. Mentre i soldati israeliani non muovono un dito per far arrivare i mezzi dove dovrebbero, anzi se superano i primi ostacoli vengono bombardati dai droni e missili di IDF.
Se proprio vogliamo trovare delle diversità tra le stragi nazifasciste e quelle dell’esercito di Tel Aviv si può dire che i nazi fascisti sterminavano per terrorizzare le popolazioni e minare la resistenza ma senza progetti di svuotamento del territorio finalizzato all’occupazione permanente. A Gaza, in Cisgiordania, in Libano e ora in Siria, il progetto è diverso. Gli abitanti legittimi delle zone occupate da Israele devono essere cacciati, non ha importanza se nemmeno si sa dove, per fare spazio ai nuovi padroni; il fine di questo continuo eccidio e l’allargamento del conflitto si propone come risultato ultimo proprio questo obiettivo. Una nuova Nabka che stavolta deve però essere applicata ovunque il governo israeliano ritiene che la lettura perversa della bibbia e dei cavernicoli suoi interpreti sia terra assegnata per divina volontà al popolo ebraico. Ciò non significa affatto che gli tutti gli ebrei condividano questa folle ideologia, molti sono coloro che si schierano contro la guerra e quel governo fascista; ma in Israele pochi sono coloro che si oppongono a questa follia, perpetrata in particolare di alcuni suoi ministri e di altri fanatici che la diaspora ebraica ha disseminato in giro per il mondo e accettata senza troppi problemi dalla popolazione.
Ed è così che tappa dopo tappa, l’esercito israeliano, per ora, trova il diritto di occupare sempre maggiori territori in cui in seguito insediare le colonie da affidare a pazzi esaltati convinti solo dei propri presunti diritti e da cui cacciare i legittimi proprietari di quelle terre.
Naturalmente con il pretesto della sicurezza, propria mica quella degli altri, si pensa bene di andare un po’ dappertutto a bombardare ed eliminare futuri potenziali rischi. È chiaro che per convincere la gente ad andarsene, bisogna fare in modo che quella gente non abbia altra scelta e dunque si fa tabula rasa di case, scuole, ospedali, infrastrutture, acqua, di ogni possibilità per le persone di rimanere a vivere nella loro terra. Ridurre poi alla fame quelle stesse persone chiudendo ogni accesso agli aiuti internazionali che rappresentavano la principale risorsa a cui quei cittadini potevano fare affidamento, chiude definitivamente ogni possibilità, se non andarsene. Dove non è chiaro, perché da 14 mesi la gente si sposta continuamente da un luogo all’altro, dove le truppe occupanti (tali erano anche quelle naziste) decidono essere posti sicuri. Solo fino a quando decidono di bombardare quegli stessi posti riducendo centinaia, migliaia di persone in pezzi e intimando a quei disgraziati sopravvissuti di andarsene nelle cosiddette zone sicure, dove dopo poco continueranno ad essere ridotti in cenere.
Ora si intravede una qualche speranza di tregua i cui dettagli non sono chiari, ma che non potranno che essere punitivi nei confronti dei palestinesi. Scambi di prigionieri (tanto Israele se ne prende decine ogni giorno..) ed ostaggi nelle mani di Hamas e delle altre formazioni combattenti che però rappresentano l’unica arma nelle mani palestinesi, esaurita la quale ci sono pochi dubbi che Netanyahu e company riprenderanno a massacrare forzando l’esodo dei palestinesi verso dove non si sa.
Per concludere, all’inizio volevo parlare soprattutto delle nuove mire israeliane in Siria, Paese che sta vivendo una situazione di instabilità ben diversa rispetto a quanto ci viene raccontato dai media mainstreaming e su cui si sta concentrando l’attenzione internazionale. Ci torneremo presto, ma nel frattempo sarebbe un grave errore non ricordarci di quanto, con un’escalation continua di violenza, ad accadere a Gaza e in tutta la Palestina dove le persone (in maggioranza bambini e donne) seguitano ad essere uccise a decine tutti i santi giorni e dove gli ospedali, scuole, tendopoli sono i bersagli preferiti da carri armati, droni e cecchini. Fa tutto parte della politica assassina di Israele che si intreccia in modo mefitico nell’intero Medio Oriente e se ne frega degli esseri umani. Non dimentichiamoci di Gaza!
Docbrino