La componente universitaria del Burlo prende nettamente posizione contro l’accorpamento dell’Irccs Materno Infantile in Asugi
ulla vicenda Irccs Burlo Garofolo si leva forte e compatta la posizione dei docenti universitari che lavora presso la struttura. «Il nostro Burlo Garofolo rappresenta uno dei tre Irccs di area materno-infantile italiana ed è un polo di eccellenza per la diagnosi e la cura incluse le terapie innovative per le malattie rare, e per molte patologie che in genere affliggono i neonati, i bambini e le loro madri» dice il professor Paolo Gasparini, direttore del Dipartimento di Diagnostica Avanzata dell’Irccs Burlo Garofolo. «Pensare – prosegue Gasparini – di smantellare una realtà di eccellenza nazionale e internazionale è frutto di un pensiero distorto della realtà. In ogni altra situazione si agirebbe in senso opposto, ovvero cercando di fare confluire molte realtà della regione (incluse alcune attività di Asugi) in un Irccs Burlo Garofolo ancora più rilevante seguendo l’esempio di altri ospedali multidisciplinari italiani come il Malpighi-Sant’Orsola di Bologna, o il Gemelli di Roma. Il Burlo – conclude Gasparini -, non è solo assistenza di qualità, ma anche un polo qualificato di ricerca con un centinaio di ricercatori e finanziamenti provenienti da enti pubblici e privati sia nazionali che internazionali. Vogliaimo disperdere questo patrimonio?». Altrettanto chiara è la posizione del professor Dino Barbi, direttore del Dipartimento di Pediatria. Il Burlo – afferma Barbi – non è solo l’Ospedale di Trieste e della regione, è un Istituto di Ricerca e Cura di valenza nazionale e internazionale, la cui attività e documentata in termini assistenziali da un rilevante tasso di attrazione extra-regionale per patologie complesse, e in termini di ricerca e divulgazione da una produttività e una visibilità che vanno ben oltre i confini della regione e della nazione. Pensare di governare una realtà di questa valenza con le sole logiche di una assistenza integrata ospedale-territorio locale appare inverosimile e controproducente». Il professor Giuseppe Ricci, direttore del Dipartimento Materno Neonatale, sottolinea come una moderna sanità non possa prescindere dall’allargare i suoi ambiti di interesse. Oltre l’ambito assistenziale si deve considerare sempre di più l’ambito della formazione, di base e avanzata e non ultimo, ma sempre più rilevante, l’ambito della ricerca. «Estendere la specificità dell’Irccs a tutta l’area Giuliano-Isontina – spiega Ricci – rappresenta una importante occasione di valorizzazione e miglioramento di competenze, esperienze, modelli assistenziali, delle strutture che vi insistono. Già ora sono definiti per l’area ostetrico-ginecologica percorsi assistenziali condivisi di presa in carico dei casi più complessi, e recentemente di tutti i casi Covid-19, e vi è pieno coinvolgimento della Struttura Complessa di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale di Monfalcone nella formazione dei futuri specialisti e delle future ostetriche. Di tutto ciò – conclude – possono sicuramente beneficiarne in primo luogo la qualità e la sicurezza delle cure, e nello stesso tempo, in modo assolutamente reciproco le professionalità di tutti gli operatori. E tutto questo si può raggiungere avendo l’Irccs Burlo Garofolo come centrale per la Sanità, la Ricerca e la Formazione in Friuli Venezia Giulia». Infine, la professoressa Milena Cadenaro, responsabile della Struttura Complessa di Odontostomatologia, ribadisce come una contiguità di spazi, purché sufficienti a contenere le strutture del Burlo, può essere giustificata per ottimizzare i servizi per il paziente, «ma una incorporazione del Burlo in Asugi – afferma – significherebbe depauperare la specificità dell’Irccs Materno-Infantile, unica in tutto il Triveneto e che andrebbe al contrario opportunamente incentivata. È invece da perseguire fattivamente – termina – la collaborazione fra il Burlo ed Asugi, che nell’esperienza specifica dell’Odontostomatologia, che opera già da tempo in maniera sinergica con la Clinica di Chirurgia Maxillo-facciale e Odontostomatologia dell’Ospedale Maggiore di Trieste, si sta dimostrando una strategia vincente».