La cooperazione sociale del Friuli VG punta sul dialogo con la Pubblica Amministrazione e gli enti locali
«Confido nell’avvio di una nuova era della cooperazione sociale, improntata alla coprogrammazione e alla condivisioni di oneri e onori con il settore pubblico e alla costruzione un nuovo modello di welfare che integri varie dimensioni e modelli di intervento», è l’auspicio di Paola Benini, presidente di Confcooperative Alpe Adria che, il 1° marzo, aprirà a Udine il convegno organizzato da Confcooperative Alpe Adria e Confcooperative Pordenone unitamente a Federsolidarietà Fvg, la Federazione regionale che riunisce 161 cooperative sociali. Il convegno dal titolo: La tastiera degli strumenti e le novità per l’affidamento dei servizi di welfare: il dialogo fra Pubblica Amministrazione e Cooperazione Sociale, è in programma dalle ore 15.00 all’hotel Là di Moret (Udine) e vedrà la partecipazione di numerosi rappresentanti di Enti Locali e cooperative sociali di tutto il territorio regionale. Sono previsti gli interventi di Giuseppe Napoli presidente di Federsanità-ANCI, i saluti di Anci Friuli VG e dell’Amministrazione Comunale di Udine. Le relazioni saranno a cura di Emilio Emmolo, di Federsolidarietà nazionale (Coprogrammazione e coprogettazione: opportunità e limiti) e di Pietro Moro, esperto di ICN Italia (Gli strumenti collaborativi previsti dal Codice dei Contratti pubblici). Le cooperative, però, puntano il dito sul rischio che lo spirito delle nuove norme introdotte dal Codice del Terzo settore venga disatteso: «Serve più coraggio: la gran parte degli avvisi di coprogettazione si limita a individuare servizi tradizionale, esprime insomma una risposta “storica” ai bisogni degli utenti, senza essere ricettivo a nuovi stimoli. È il contrario di quanto la coprogettazione consentirebbe: ecco perché sentiamo il bisogno di un momento di formazione e confronto che vede assieme cooperazione sociale e operatori pubblici», spiega Luca Fontana, presidente regionale di Federsolidarietà, che aggiunge: «In particolare è necessario che la coprogettazione non si riduca semplicemente a una nuova modalità di gara perdendo di vista la potenzialità come scambio di idee e informazioni utile a dare risposte a nuovi bisogni sociali: la cooperazione sociale ha mostrato grande capacità di innovazione. Le risorse per il welfare, nonostante gli importanti investimenti regionali, non sono comunque infinite e indirizzarle al meglio diventa essenziale, crediamo convintamente che la logica della coprogrammazione possa rendere più efficace l’utilizzo delle risorse pubbliche». «Serve un quadro di regole comuni – aggiunge Benini – perché sono già numerose le esperienze di coprogettazione anche nella nostra Regione, ma il quadro rimane frastagliato e confuso e c’è molto da fare per un vero coinvolgimento del terzo settore». Confcooperative rimarca anche la necessità che vengano riconosciute le peculiarità della cooperazione sociale: «Rispetto ad altre forme di enti del Terzo settore, le cooperative sociali sono imprese – commenta Luigi Piccoli, presidente di Confcooperative Pordenone – e questa diversità va considerata, anche per le garanzie e vantaggi che essa offre alla controparte pubblica. Vanno meglio definiti, inoltre, aspetti legati alla tutela dei lavoratori e alle clausole sociali che rappresentano conquiste fondamentali per il comparto soprattutto a fronte della carenza di figure professionali che si sta manifestando drammaticamente».