La crisi agostana possibile errore “fatale” per Salvini? Forse sarà così. A finir dimissionato per primo potrebbe essere lui
Chissà che Salvini non abbia fatto davvero “l’errore fatale” come profetizza su Facebook l’amico Piero Villotta. Da osservatore e ormai frequentatore delle “cose” di destra, spiega nel suo post l’ex giornalista Rai “farfallato” nonché ex presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Fvg: “mi pareva impossibile che Salvini non sbagliasse un colpo. Aveva 100 senatori e 200 deputati 5s che votavano comunque con lui, terrorizzati di dover ritornare nella nullità e nell’anonimato da cui provenivano. Invece che approfittarne e fare di questa attuale la SUA legislatura, ha seguito i suoi centurioni desiderosi di avere nuovi deputati e nuovi senatori e altri posti di potere. Adesso dovrà vedersela con un governo tecnico che anche senza la fiducia governerà fino alle elezioni con il principale obbiettivo di sminuirlo….”. Certo quello dell’errore fatale, è un punto di vista plausibile, tanto che, una serie di commentatori seguaci del sovranismo de “noialtri”, sono andati nel pallone fra sgomento e incredulità nel leggere l’arguta argomentazione di Villotta. Ma previsioni a parte c’è anche quanto sta avvenendo in queste ore a rendere possibile la teoria dell’errore “fatale”. Infatti non solo la prossima settimana sarà già decisiva per le sorti dell’ormai moribondo governo grigioverde, ma paradossalmente anche per la sorte “ministeriale” dello stesso Salvini che, evidentemente, ha scambiato Mattarella per Di Maio e pensa che anche con il Presidente della Repubblica ogni suo desiderata si debba tramutare in ordine eseguito.
Così mentre Mattarella opportunamente si è ritirato in breve vacanza alla Maddalena, la crisi non decolla e resta istituzionalmente sospesa. Il capo dello Stato ha deciso di mettere una certa distanza chilometrica dallo scontro in atto tra i partiti nei palazzi romani. Una lontananza palesemente strategica che gli consente di mantenere il suo ruolo di arbitro ma soprattutto di far capire a Salvini che la macchina delle crisi di governo e quella elettorale che la seguono “eventualmente” non si possono piegare ai dictat di chi in realtà a livello istituzionale è solo il Ministro degli Interni ed è a capo di un partito che alle elezioni politiche ha preso il 17% dei voti. Questo perchè a livello istituzionale i sondaggi non valgono un fico secco. Così nonostante Salvini voglia che la “pratica” venga svolta secondo i tempi da lui desiderati e che gli sono più convenienti, domani 12 agosto, alle ore 16, si riunirà la conferenza dei capigruppo al Senato e probabilmente ne vedremo delle belle. Infatti anche se all’ordine del giorno ci sarà la calendarizzazione della mozione di sfiducia presentata dalla Lega nei confronti del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, prassi regolamentare del Senato vuole che le mozioni di sfiducia vadano discusse seguendo l’ordine temporale in cui sono state presentate. E una mozione di sfiducia in attesa c’è da giorni e riguarda proprio il ministro degli interni Matteo Salvini, mozione presentata dal Partito Democratico che ha annunciato che chiederà venga rispettata la precedenza temporale. Insomma quella che era una mozione velleitaria, rischia di diventare uno strumento fortissimo in mano al PD ma soprattutto al Movimento Cinque Stelle che votando a favore della sfiducia a Salvini costringerebbe alla dimissioni il ministro degli interni prima che arrivino quelle del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. A quel punto gli scenari potrebbero essere vari, anche se c’è da dubitare che lo scarso livello di materia grigia politica in casa pentastellata possa cogliere l’assist e che in nome di qualche astruso principio grillesco decidano di far saltare la mozione del PD. Se invece decidessero strategicamente di approfittare dell’assist casuale, sarebbe una piccola vendetta che magari agli occhi di qualche grillino in fuga potrebbe perfino essere risarcitoria dei tanti inginocchiamenti operati in questi mesi. Certo, fino a qualche giorno fa la sfiducia a Salvini sarebbe stata votata solo a sinistra, ma ora anche i Cinque Stelle potrebbero sfiduciare il ministro dell’Interno arrivando a uno scenario paradossale con Salvini, che ha spinto per l’accelerazione della crisi di governo e che vuole andare a elezioni già ad ottobre sfiduciato dal Parlamento. Questo gli farebbe venir meno a possibilità di tenersi ben stretto durante la campagna elettorale il ruolo di capo del Viminale (che sulle urne dovrebbe vigilare). Nulla vieterebbe di discutere successivamente la mozione di sfiducia a Conte, ma ciò avverrebbe con un ministro dell’Interno già defenestrato dal parlamento e con il governo quindi, almeno per qualche giorno, senza Salvini in carica e probabilmente con un interim di Conte sul Viminale. Chissà insomma che la politica italiana non ci riservi anche questo paradosso e una beffa enorme per Salvini. Probabilmente nel delirio di onnipotenza questa ipotesi che è concreta deve essere stata sottovalutata dai suoi consiglieri, come forse è stata sottovalutata l’effettiva voglia di “uomo solo al potere” da parte dell’elettorato, anche quello moderato di centro destra.
Fabio Folisi