La democrazia delle sanzioni

Come ben sappiamo, l’Iran è sotto sanzioni da parte degli Usa e dei loro fedeli vassalli e alleati occidentali. Nonostante non sia stato l’Iran a stracciare lo (per certi versi) storico trattato sul nucleare Joint Comprehensive Plan of Action, (acronimo JCPOA), bensì il penultimo presidente Usa, sono arrivate sanzioni ancora più pesanti delle precedenti, che hanno definitivamente messo in ginocchio l’economia persiana. Naturalmente si da’ sempre per scontato che mettere alla fame un’intera popolazione, abbia come beneficio indiretto il sollevamento dei cittadini di quello stato e il logico conseguente benservito alla classe politica che governa.
Non pare che questa tattica sia poi così incisiva e che porti ai risultati immaginati; anzi, normalmente fa sì che la classe più povera e quella media siano quelle più colpite. I riccastri generalmente si sono già presi le contromisure per evitare il peggio o il tracollo e anzi, trovino il modo per fare soldi in più grazie proprio a quelle restrizioni volute dall’esterno. Il mercato nero fiorisce immediatamente e chi ha un po’ di grana da investire, è sicuro di fare affaroni d’oro.
I famosi risultati sul piano politico, poi, sino ad oggi non si sono visti realizzare. Prendiamo, appunto, l’esempio dell’Iran. Non c’è dubbio che avere al governo dei chierici non può significare democrazia; leggi religiose e civili non sono compatibili tra di loro e i dritti previsti e garantiti (dovrebbero esserlo perlomeno) nelle costituzioni democratiche non lo sono generalmente in quelle che prevedono l’applicazione delle regole dettate dai libri sacri. Dopodichè ognuno dovrebbe essere libero di scegliersi il governo che preferisce.
Fattostà che dopo aver messo in ginocchio l‘economia del paese e ridotto in povertà buona parte della popolazione (a rischio di ripetersi, mai quella che dovrebbe teoricamente essere colpita…), le rigorose sanzioni applicate dall’occidente sono riuscite in un ‘impresa che probabilmente in una situazione di maggiore tolleranza e minore stupidità avrebbe avuto risultati diversi. Certo e’ che in alcuni casi tenersi stretto un nemico fa anche comodo. E fa comodo anche al principale alleato occidentale, nonchè a parole unica democrazia dell’area.
Partiamo pure dal presupposto che l’Iran è un paese in cui non è facile che un’area politica “liberale” riesca ad imporsi soprattutto per come si è strutturata la società dalla fine degli anni ’70 in poi. In parole povere dall’ultima vera rivoluzione da 40 anni a questa parte e che ha portato (purtroppo) l’ayatollah Khomeini al potere dopo aver rovesciato la dittatura dello shah Reza Palevi. Scelta all’epoca sostenuta anche da buona parte della sinistra che vedeva nel vecchio ayatollah un elemento di rinnovamento rispetto all’ipercorrotto e fascistoide governo dello shah di cui pochi sentono la mancanza. Opinione poi rivelatasi poco lungimirante.
Magari se già all’epoca gli Stati Uniti e l’occidente non avesse appoggiato e finanziato (chiedendo in seguito di essere pagati con gli interessi per il prestito che Saddam aveva ricevuto e che pensava fosse a fondo perduto) l’altro dittatore (tra i tanti) dell’area, Saddam Hussein, e la sua guerra contro l’Iran dove l’occidente stesso aveva perso il controllo politico/militare e di conseguenza il petrolio.
Lasciamo perdere che poi il tiranno iraqeno (sempre con il beneplacito anche se mai ufficiale degli USA) avesse deciso di rifarsi con l’annessione del Kwait, scatenando la reazione indignata della coalizione dei volontari che ha disintegrato l’Iraq e messo sottosopra tutto il Medio Oriente, creando i presupposti per il dominio degli sciiti, maggioranza degli abitanti iraqeni e ovviamente legati all’Iran che in quel paese ha allargato non poco i suoi interessi e posizionato le sue milizie in molti punti strategici.
Ma, dopo questo breve excursus sul passato, torniamo ai giorni nostri. La settimana scorsa in Iran ci sono state le elezioni presidenziali. Dopo un periodo in cui gli estremisti più radicali tipo Ahmedinejad erano stati messi un po’ in disparte (mai dal potere economico, sia chiaro) ed alcuni risultati erano stati raggiunti, ecco che gli Stai Uniti (ed il vassallo europeo al traino) hanno pensato bene di stracciare l’accordo JCPOA ed intensificare le sanzioni economiche contro il paese governato dal moderato Rohani. Blocco della vendita del petrolio, conti all’estero congelati, minacce di ritorsioni contro chi entrava in affari con la Persia…., tutto ciò ha ridotto la già provata economia iraniana al tappeto.
Se poi aggiungiamo che Usa e Israele hanno pensato bene, gli uni di togliere di mezzo il generale Qasim Saleimani e gli altri di sabotare gli impianti di arricchimento dell’uranio e di assassinare i  maggiori scienziati del nucleare iraniani, è facile immaginare cosa i cittadini di quel paese possano pensare dell’ingerenza occidentale, ma soprattutto dei propri politici che con quegli stati cercavano un dialogo.
Cercando dunque di tirare le somme, secondo quale logica la gente avrebbe dovuto votare per chi pur con grande volontà ha cercato di arrivare ad un compromesso, cedendo sul progetto di energia nucleare civile (quello militare è sempre stato tutto da dimostrare) pur di interrompere lo strangolamento derivato dalle sanzioni, ma senza ottenere altro in cambio che il ritiro unilaterale USA dal trattato, le ulteriori restrizioni provocate dalle nuove misure punitive e le ingerenze dirette di Israele che da parecchio è pronto e vorrebbe arrivare ad uno scontro militare con l’Iran? E che ha recentemente firmato accordi di partneriato soprattutto nei sistemi “di sicurezza” e di controllo (leggi spionaggio) di cui l’industria israeliana è leader mondiale. Verso contro chi quei sistemi potranno essere usati?
Infatti, alla presidenza ora e dunque al tavolo delle trattative, ci sarà un giudice fanatico radicale (Raisi), eletto con il 60% dei voti; personaggio che fino ad oggi si è distinto per le condanne a morte emesse a raffica e che oltre alla sua gestione della presidenza, si avvarrà dei forti legami e poteri che lo legano al sistema giudiziario iraniano.
Certamente non un bel biglietto da visita per le future trattative con l’occidente che, tra le altre cose, intende cambiare le regole già approvate nel trattato, inserendo la questione dei missili balistici e a lunga gittata che nel trattato precedente non erano menzionate. Chapeau! Ma, come si diceva prima, a qualcuno va bene così.

Docbrino