Riccardi sulla sanità: “servono professionisti, che sappiano sfruttare al meglio le infrastrutture e le tecnologie” come dire che oggi non ci sono

Come è ovvio in questi tempi al tema salute è sempre al centro delle attenzioni. Cosa giusta dato che quasi due anni di disastri hanno evidenziato in maniera drammatica un degrado, spesso pilotato, del sistema sanitario pubblico che non solo andava evitato. Una responsabilità  che ricade  non solo nell’attuale gestione ma che in ogni caso nulla ha fatto per invertire le tendenze, anzi, ha spesso rafforzato le logiche che hanno visto l’intrecciarsi di interessi privati e pubblici in una competizione perniciosa per favorire certe aree di influenza. La stessa idea che il servizio sanitario pubblico assumesse le sembianze di aziende prendendo tutto il peggio dal sistema privato e nulla delle sue virtuosità, hanno generato quei mostri di inefficienza, nepotismo e infiltrazioni anomale fra politica e amministrazione, che schiacciano verso il basso i servizi e chi vi lavora. Molto più complessa l’analisi da fare ovviamente e  non si può esaurire in poche battute, ma quello che si può dire oggi è che appare insopportabile, dopo tutto quello che è accaduto e ahinoi quello che potrebbe ancora accadere con le varianti Covid, vedere l’assessore regionale alla salute Riccardo Riccardi che anziché fare ammenda, e ringraziare il personale della sanità che nonostante lui tiene a galla il sistema,  si  mette in cattedra per intervenire saccentemente addirittura su Pnrr e “riforme coraggiose”. Così oggi durante la tavola rotonda dal titolo “Dove e come investire per il cambiamento delle cure e dell’assistenza nel territorio” svoltasi nell’ambito del Forum Risk Management Laboratorio Sanità 20-30, l’ineffabile assessore ci racconta che “l’errore più grave che il nostro Paese potrebbe commettere è ritenere che tutte le soluzioni ai problemi della salute possano arrivare dalle risorse del Pnrr. Servono riforme coraggiose che consentano di dare risposte concrete ai bisogni di salute e che siano sviluppate attraverso un meccanismo con due protagonisti: lo Stato e le Regioni”. Un messaggio lanciato che ovviamente non parte dalla realtà, omette responsabilità e lutti, quasi come se quanto accaduto fosse l’ineluttabile accadimento di fatti a lui estranei, nascondendo che proprio il sistema regionale di gestione della sanità, non solo in Fvg, abbia dimostrato con la frammentazione e la costante conflittualità con lo Stato, tutti i suoi difetti e che quel sistema a 20 teste andrebbe rimesso pesantemente in discussione. Nel corso del suo intervento Riccardi ha spiegato che “sicuramente il Recovery fund rappresenta una grande occasione, ma per poterla sfruttare è necessario un patto di responsabilità che coinvolga sia gli interlocutori politici sia le forze che compongono il sistema sanitario dall’interno, in modo da ridurre le conflittualità particolari; queste ultime risultano infatti spesso determinanti nel non garantire condizioni adeguate e necessarie ad attuare le revisioni che consentirebbero il rafforzamento e l’ammodernamento della salute pubblica. Un contesto nel quale dobbiamo tenere conto sia del problema dell’aumento della spesa, sia della necessità della sua ridistribuzione in un’ottica di appropriatezza dei servizi ai cittadini”. “La pandemia ci ha insegnato che la risorsa più importante è il capitale umano, (quello amico ovviamente ndr) quindi è necessario rivedere il sistema di accesso ai percorsi formativi e alle abilitazioni professionali, che oggi è limitato da troppi paletti. Sicuramente sono necessari investimenti per strutture e apparecchiature moderne, ma in primo luogo servono professionisti, che sappiano sfruttare al meglio le infrastrutture e le tecnologie. Inoltre, bisogna avere il coraggio di migliorare il rapporto tra medicina generale e sistema di salute pubblica e spostare il baricentro del sistema di salute dall’ospedale al territorio“. Che dire, non una parola di autocritica sul fatto che la medicina del territorio non è stata mai una sua priorità, anzi con quella frasetta “servono professionisti, che sappiano sfruttare al meglio le infrastrutture e le tecnologie” è evidente che secondo Riccardi la inadeguatezza e nel personale non nel chi lo dirige. Laconico ma per ora solitario il commento del componente della commissione Paritetica Stato-Fvg ed esponente dem Salvatore Spitaleri: “Per fare riforme coraggiose e soprattutto condivise serve anche qualcuno che sappia e voglia ascoltare i professionisti, anche quando dicono cose scomode. Chi ha responsabilità politiche deve  saperli valorizzare per competenze e non per sintonie ideologiche, e porli nelle condizioni di operare secondo modelli, per l’appunto, condivisi. Insomma serve un altro modello di direzione centrale e di rapporti con le direzioni aziendali, altrimenti ogni ‘patto di responsabilità’ sarà fittizio e le conflittualità saranno solo tacitate a forza. Il rischio della mancanza d’ascolto è che piovano soldi e si utilizzino non per riformare il sistema sanitario ma per metterci delle costose pezze”.
Insomma non solo da parte di Riccardi, campione di autostima non arriva alcuna autocritica, ma si candida a gestire i milioni che arriveranno sul settore salute e temiamo di sapere come. Insomma una pandemia nella pandemia.