La grande fuga dei medici dalla nostra regione. Fvg all’ultimo posto in Italia anche per gli specializzandi
La regione Friuli-Venezia Giulia è la meno ospitale d’Italia verso i giovani medici che vogliono specializzarsi. Infatti, nella nostra regione 1/3 dei posti per entrare in una scuola specializzazione restano vuoti o vengono abbandonati prima del tempo dai medici specializzandi, che aspirano ad un futuro professionale più roseo e in lidi più ospitali. Questi dati sono forniti da uno studio nazionale dell’ANAAO ASSOMED, essendo questo un problema diffuso, ma da noi la situazione è la più critica tra le regioni italiane, infatti, il FVG si piazza all’ultimo posto con ben il 36% di posti lasciati vuoti, contro una mediana nazionale del 20%. Una fotografia impietosa che non può essere liquidata attribuendo questo andamento al Covid o alla guerra in Ucraina. “Qui si tratta di una mancanza di programmazione che abbraccia l’intero sistema sanitario regionale, sia pubblico che privato, afferma il consigliere regionale Walter Zalukar. E le conseguenze di questa mancanza di programmazione, e altresì di visione, porta conseguenze concrete sulla quantità e sulla qualità dell’assistenza sanitaria ai cittadini. E del resto il dato dell’ANAAO è coerente con le retribuzioni regionali, tra le peggiori d’Italia, e un sistema sanitario in riforma perenne la cui qualità, un tempo ottima, da anni, grazie alle attente cure di Telesca-Serracchiani e Fedriga-Riccardi, è in caduta libera. Il problema delle specialità andrebbe aggredito subito pensando a quale sanità si vuole per il futuro. Le azioni da mettere in atto sono diverse: contratti e orizzonte professionale appetibile, clima aziendale e professionale più invitante, che significa anche una sanità meno ragionieristica e prestazionale. Fedriga e Riccardi annunciano che grazie al PNRR si faranno investimenti per decine di milioni di euro nelle future Case delle comunità & c., soprattutto per affrontare le cronicità, che ci sono, eccome, e vanno tenute in gran conto, ma non bisogna scordare che ci sono anche le acuzie, le liste di attesa che non perdonano, i malati di tumore che muoiono nell’attesa infinita del loro turno. Per questi servono i professionisti, e subito, non vuoti manufatti di incerto futuro”.